Sindaci pronti alla rivolta contro il Governo
 











I Comuni italiani sono pronti a reagire contro il lassismo del governo dimissionario di Mario Monti. Dopo ripetuti allarmi e denunce, non è stato fatto nulla per venire incontro alle esigenze di oltre ottomila amministrazioni pubbliche.
I primi cittadini italiani potrebbero decidere di violare il patto di stabilità per iniziare a pagare i propri creditori, migliaia di società costrette ad attendere diversi mesi prima di vedersi liquidate le somme pattuite con il committente pubblico.
L’Ufficio di presidenza dell’Anci intende focalizzare la propria attenzione sulle opere pubbliche già realizzate nel corso degli ultimi anni, continuare a stare immobili porterà al fallimento aziende in grado di garantire un posto di lavoro a tantissimi italiani. La situazione è drammatica ma, né i partiti maggiormente rappresentativi né Palazzo Chigi, sembrano averne preso coscienza. Alle parole relative al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione ha
fatto seguito il silenzio, omissioni che hanno costretto gli imprenditori ad indebitarsi con le banche. Un cortocircuito in grado di avere effetti letali per il tessuto economico di tantissime zone del Paese. “I Comuni sono allo stremo, soprattutto al Sud. Il caos normativo, i gravissimi ritardi nei trasferimenti,i mancati resoconti e rimborsi Imu, le incertezze della Tares, l’annullamento del Fsr (Fondo Sperimentale di Riequilibrio), la crisi generale che non consente a tantissime famiglie di pagare i tributi, non solo non consentono di definire il rendiconto 2012 e preparare il bilancio preventivo 2013, ma rendono assolutamente insostenibile la situazione della cassa”. Ha spiegato con notevole preoccupazione Vito Santarsiero, sindaco di Potenza e delegato Anci per il Mezzogiorno, evidenziando che “non c’è liquidità per fronteggiare pagamenti di vario genere e già molti Comuni hanno avuto problemi per pagare gli stessi stipendi”. Gli amministratori locali sono determinati ad interrompere gli effetti di questa spirale negativa; propongono lo sblocco del Patto di stabilità e l’aumento, almeno per un anno, dell’anticipazione di Tesoreria per i Comuni. Un accorgimento contabile per “avere cassa e fronteggiare l’emergenza pagamenti correnti con oneri finanziari comunque tutti a carico dei Comuni”.
Anche i sindacati dei dipendenti pubblici hanno piena consapevolezza del problema, per questo motivo la federazione Funzione pubblica della Cgil intende affiancare l’Anci nella battaglia contro lo Stato centrale. “I nodi dell’austerità sono giunti al pettine e gli enti locali, soprattutto i Comuni, stanno pagando un prezzo altissimo. Il sud vive una situazione di difficoltà diffusa, ma purtroppo la tenuta dei bilanci, e con essi dei servizi ai cittadini, è a rischio in tutto il Paese, nord compreso. Il caso di Alessandria è sotto gli occhi di tutti”, questa la denuncia di Federico Bozzanca, Segretario Nazionale Fp-Cgil. "Il disagio dei lavoratori è crescente –
continua il sindacalista – Già tra il 2010 e il 2011 per gli addetti dei Comuni il cosiddetto salario di produttività è sceso del 10 per cento, con oltre 250 euro annui di riduzione media, a cui si aggiunge il mancato rinnovo del contratto. Dati precedenti alla valanga di tagli sommatisi in questi anni, che hanno solo aggravato la situazione. Aumentano i casi di difficoltà nel pagare gli stipendi e quelli, sempre più diffusi, di atti unilaterali da parte di amministrazioni che - aggiunge Bozzanca - una volta in difficoltà, si rifanno sul salario dei propri dipendenti per reperire risorse, in alcuni casi approvando autonomamente provvedimenti fortemente penalizzanti”. La politica continua a tacere. Tutti parlano di crescita economica e provvedimenti a sostegno della piena occupazione. Dovrebbero però spiegare dov’erano quando il Parlamento ha votato il pareggio di bilancio in Costituzione o l’adesione al Fiscal Compact. I vincoli europei impongono politiche finanziarie draconiane. Cosa vorranno tagliare Pd, Pdl e M5S? Le chiacchiere stanno a zero.Matteo Mascia