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Il Cairo sotto l`assedio delle proteste |
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L’Egitto è in tumulto. Ci sono proteste conto il carovita, contro i metodi repressivi della polizia, contro i Comitati popolari, contro la figura autoritaria del presidente Morsi, che sta cercando in tutti i modi di calmare le acque, con scarsi risultati. Ieri, il capo di Stato egiziano ha promesso risarcimenti per le famiglie delle vittime delle violenze che colpiscono da alcune settimane nella città del canale di Suez, Port Said. Secondo i dati ufficiali, oltre 40 persone sono state uccise da gennaio negli scontri tra la polizia e i manifestanti che protestano contro la decisione dei giudici di condannare a morte 21 persone per i disordini scoppiati a febbraio del 2012 nello stadio di calcio che provocarono la morte di 74 persone. “Sono in corso indagini sugli incidenti accaduti. Ci sentiamo tristi per ogni goccia di sangue versato dai cittadini di Port Said” ha dichiarato Morsi in un discorso alla tv di Stato. Ma la tensione rimane alta. Il Fronte di Salvezza dell’opposizione egiziana ha chiesto le dimissioni del ministro dell’Interno, Mohammed Ibrahim, per le violenze avvenute nella città del canale di Suez. In una nota, l’opposizione egiziana si è detta inoltre preoccupata per la nascita di “milizie”. Si riferisce ai Comitati popolari, legate ai gruppi politici che “potrebbero violare i diritti umani” e chiede la formazione di un governo di unità nazionale. Ieri diverse formazioni dell’opposizione sono scese in piazza a Il Cairo contro la creazione dei Comitati popolari, nati autonomamente per “garantire” la “sicurezza” nelle strade del Paese. Il movimento islamico al Jamaa al Islamiya ha annunciato ieri che presenterà un progetto di legge per regolamentare la presenza di questi gruppi nelle città egiziane e “proteggere l’Egitto dal caos”. In particolare, la bozza della legge prevede che i Comitati popolari diventino una sorta di “servizio di assistenza” alle forze di polizia. Secondo l’opposizione, questa proposta “apre le porte alla formazione di milizie armate” che potrebbero comportare la nascita di “milizie salafite e dei Fratelli Musulmani”. Le forze politiche di opposizione temono che possa scoppiare una guerra civile nel Paese, in particolare dopo che la procura del Cairo ha concesso ai cittadini di “fermare un delinquente se colto in flagranza di reato”. In contemporanea, decine di persone hanno partecipato alla manifestazione definita “dell’ultima chance” a Il Cairo, davanti al monumento del milite ignoto, per invocare il sostegno delle forze armate, l’allontanamento di Morsi, l’indipendenza della magistratura e la discesa in campo dell’esercito. A favore delle forze armate si è dichiarato anche lo scrittore ed ex direttore del quotidiano egiziano al Ahram, Hassan Haykal, noto per essere stato un confidente dei presidenti Gamal Nasser e Anwar Sadat, che in un’intervista alla tv di Stato egiziana, ha affermato che il presidente Morsi e i Fratelli Musulmani “non sono in grado di risolvere i problemi del Paese e di evitare la guerra civile”. Oltre alle proteste di routine, Il Cairo è scosso anche dalla rivolta del pane. È in corso infatti un braccio di ferro tra i proprietari dei forni e il ministero della Forniture alimentari. I proprietari hanno annunciato lo sciopero dei forni e hanno rifiutato di ricevere la loro quota di farina, minacciando uno sciopero a oltranza. Il ministero, per tutta risposta, ha avvisato i manifestanti che adotterà misure legali contro di loro. Ieri i panettieri dei diversi quartieri della capitale si sono dati appuntamento davanti alla macina di Helwan. Intanto, la commissione egiziana incaricata di far luce sulla morte dei 900 manifestanti durante la Rivoluzione del 25 gennaio ha annunciato di aver terminato l’indagine ed è giunta alla conclusione che la polizia è responsabile di tutte le vittime. Secondo l’indagine, le forze di polizia, autorizzate dall’ex presidente Hosni Murabak, hanno fatto uso di cecchini sui tetti che sovrastano la celebre piazza Tahrir per sparare sulla folla. Il rapporto potrebbe pesare sul processo a Mubarack, che potrebbe essere accusato di “responsabilità diretta” per la morte di centinaia di persone. Testo Onu contro violenza donne è “anti-islam” La richiesta delle Nazioni Unite di rispettare gli standard mondiale per la tutela delle donne egiziane contro forme di violenza è “contraria all’Islam” e rischia di portare a una “degenerazione totale della società”. Lo hanno affermato i Fratelli Musulmani commentando il documento redatto dall’Onu dopo due settimane di discussioni a New York per porre fine alle violenze contro le donne e i bambini nel mondo. Secondo i Fratelli Musulmani, nel documento ci sono articoli che “contraddicono i principi dell’Islam, minano l’etica islamica” e, se ratificato, “potrebbe portare alla completa disgregazione della società”. Dieci i punti contestati, tra cui quello sulla “piena uguaglianza nel matrimonio” e la “cancellazione della necessità del consenso del marito in questioni legati ai viaggi, al lavoro o all’uso della contraccezione”. Secondo il movimento islamico, questi punti “garantiscono alle donne il pieno diritto di presentare denunce legali contro i mariti, accusandoli di stupro o molestie sessuali”, oltre che di “togliere ai mariti l’autorità sul divorzio e consegnarla in mano ai giudici”. Il documento inoltre “garantisce alle ragazze piena libertà sessuale” e “permette alle adolescenti di avere i contraccettivi insegnandone loro l’uso”.I Fratelli Musulmani si oppongono poi alla “piena uguaglianza dei ruoli tra uomo e donna all’interno della famiglia, ad esempio per quanto riguarda il potere di spesa, l’educazione dei figli e i compiti domestici”. Incommentabile.Francesca Dessì |
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