Caracas sospende il canale di comunicazione con gli Usa
 











Come era prevedibile, la morte del presidente Chávez è considerata dagli Stati Uniti un’occasione per cercare di riportare il Venezuela nell’orbita nordamericana attraverso il sostegno – di ogni genere - all’opposizione di destra. Sabato scorso la sottosegretaria di Stato Usa per gli Affari dell’Emisfero Occidentale Roberta Jacobson, aveva manifestamente espresso il suo appoggio al candidato dell’opposizione del Mud, Henrique Capriles Radonsky, in vista delle elezioni presidenziali che si terranno il prossimo aprile. Nel suo discorso aveva anche attaccato il sistema elettorale venezuelano affermando che il Venezuela “merita elezioni limpide, giuste e trasparenti”, auspicando che queste avvengano sotto la supervisione di osservatori internazionali. Un modo per affermare che il voto, in Venezuela, non si era finora – fino alla morte di Hugo Chávez ovviamente – svolto in modo corretto e libero. È quel che Washington va dicendo da quando il Paese scelse, proprio tramite elezioni, la Rivoluzione Bolivariana. Caracas ha risposto immediatamente al nuovo e ennesimo ingresso a gamba tesa nella vita politica del Paese. La presidenta del Consiglio nazionale elettorale venezuelano, il CNE, Tibisay Lucena, aveva subito replicato che i commenti della Jacobson dimostrano chiaramente la sua mancata conoscenza della Costituzione venezuelana. “Sono dichiarazioni avventate, specialmente perché vengono da dove vengono, e quando sappiamo che il sistema elettorale degli Stati Uniti è un sistema fragile, insicuro e ogni giorno più escludente per le minoranze e i settori popolari”, ha replicato. Mercoledì il ministro venezuelano degli Esteri, Elías Jaua (foto), ha espresso l’appoggio del governo alla presidenta del CNE, ricordando che “nelle ultime elezioni nordamericane si è astenuto circa il 42 % degli elettori registrati per le elezioni presidenziali”, mentre in Venezuela lo scorso 7 ottobre “le lezioni presidenziali hanno registrato una partecipazione di più dell’80 % degli elettori”. Jaua ha quindi ribadito il suo appoggio a Tibisay Lucena anche per gli attacchi subiti in un editoriale pubblicato martedì sul giornale vicino all’opposizione El Nacional, articolo nel quale si auspicava la morte della massima rappresentante del Potere Elettorale. “Non si finisce di sorprendersi della miseria umana che si annida in coloro che oggi dirigono l’opposizione venezuelana” , ha affermato il cancelliere. Jaua ha quindi risposto all’attacco della funzionaria nordamericana Roberta Jacobson annunciando che per il momento resta sospeso il canale di comunicazione che era stato aperto nello scorso novembre allo scopo di migliorare le relazioni con gli Stati Uniti. “Questo canale di comunicazione resta sospeso a partire da questo momento, finché non ci sarà un messaggio chiaro su quale tipo di relazione vogliano gli Stati Uniti con la repubblica Bolivariana del Venezuela”. “Magari ci sarà una rettifica e cesseranno le ingerenze degli Stati Uniti” ha aggiunto il cancelliere ricordando che il funzionario incaricato di tenere aperto il canale di comunicazione era l’ambasciatore del Venezuela all’Osa Roy Chaderton Matos e precisando tuttavia che “tutte le relazioni diplomatiche e consolari restano”. Il Venezuela, infatti, desidera “tenere relazioni normali con gli Stati Uniti, basate sul mutuo rispetto”. Elías Jaua ha fatto queste dichiarazioni durante la cerimonia di decorazione dei diplomatici venezuelani Víctor Camacaro Mata e Orlando Montañez Olivares, espulsi dagli Usa come rappresaglia contro il Venezuela per l’allontanamento dal Paese – nel giorno della morte del presidente Chávez - degli attaché militari statunitensi nel Paese, accusati di aver cercato di fomentare un golpe tra le fila delle forze armate venezuelane. “In Venezuela non ci sarà nessuna transizione che non sia la transizione verso il socialismo”, ha avvertito il ministro. La volontà statunitense è quella di creare instabilità nel Paese, ha ripetuto Jaua, ricordando quanto rivelato nei giorni sorsi, e cioè che esiterebbe un piano degli ex alti funzionari sttunitensi Otto Reich e Roger Noriega, (guarda caso entrambi predecessori della Jacobson) per reclutare mercenari in Centroamerica che conducano un attentato contro il candidato della destra Capriles Radonski, attribuendone poi la responsabilità alla Repubblica Bolivariana. È parte di un piano, ha affermato Jaua, “per portare la violenza in Venezuela e promuovere successivamente una invasione straniera come fatto in Libia, o come vogliono fare nella Repubblica Araba di Siria”. “Lo stanno facendo. Come lo sappiamo? Perché noi abbiamo amici in tutto il mondo, e grazie allo sforzo con cui otteniamo per il Venezuela il massimo rispetto” ha detto il ministro, aggiungendo che gli alleati della Rivoluzione Bolivariana “lo fanno perché ci rispettano, lo fanno perché rispettano il Venezuela, perché Chávez ci ha collocato in una posizione di apprezzamento e rispetto da parte dei popoli del mondo e della maggioranza dei governi del mondo”. Alessia Lai