F35, uno a uno si sfilano tutti. L’Italia? No
 











Il costo fantasmagorico del caccia F 35 è stimato ormai a 40 miliardi (con un aumento non ancora stabilizzato del 50%) ed è in continua lievitazione.
Il problema si va acuendo anche perché, oltre al costo complessivo, va aumentando il pro-quota dei singoli partecipanti superstiti a causa della diminuzione degli ordini (diminuendo le ordinazioni di aerei la catena di montaggio fa crescere il prezzo di ogni singolo velivolo) e della defezione dei finanziatori.
Oltre a Stati Uniti e Gran Bretagna, che sono partner di prima linea, ci sono Italia e Olanda, di seconda linea, ed altri paesi.
Tra gli Stati che avevano preso una opzione di acquisto si sono già defilati Canada, Turchia e Australia.
L’ Olanda, finanziatore di seconda linea, aveva appena annunziato il suo ritiro dal progetto quando è stata seguita dalla Danimarca, che ha annunziato ieri che ritira la sua opzione di acquisto. L’Italia, a seguito della spending review, aveva già
ridotto il numero degli aerei da comprare da 131 a 90. Solo questi aerei e i 65 cui il Canada ha rinunziato fanno cento aerei in meno da costruire, con un ribaltamento di costi attorno a 180 milioni di euro ad aereo (18 miliardi).
Rimangono per ora “compratori sicuri” Singapore (pochi pezzi) Israele (che non pagherà) e la Norvegia, oltre a Usa e Uk. Con questo ultimo, per il momento, ritiro, i paesi che mancheranno all’appello salgono a cinque.
Le critiche aumentano a mano a mano che si definiscono i particolari costruttivi: autonomia insufficiente, tecnologia Stealth insufficiente, velocità di punta insufficiente rispetto al modello analogo russo (Sukoi S 30) che la scorsa settimana ha volato non stop da Vladivostock a Mosca.
Alla voce “Sviluppo velivolo Joint strike Fighter”, che è di gran lunga la voce principale nel settore investimenti dell’aeronautica, nel bilancio della Difesa è stata messa a bilancio una spesa di 548,7 milioni di euro per il 2012.
Per alcune voci,
nello stesso documento della Difesa, i costi sono calcolati in dollari per evitare di calcolare il rischio di cambio.
- per la fase di sviluppo, circa 1.028 milioni di dollari, con completamento previsto nel 2012;
- per la fase di sostegno alla produzione, circa 900 milioni di dollari, con completamento previsto nel 2047;
- per le attività di predisposizione in ambito nazionale, “oneri in fase di definizione”;
- per assemblaggio finale, manutenzione, revisione, riparazione e aggiornamento, circa 795,6 milioni di euro, con completamento nel 2014;
- per “l’avvio dell’acquisizione e supporto logistico”, circa 10 miliardi di euro entro il 2026.
Quindi, tirando le somme e facendo le equivalenze: secondo il ministero della Difesa il programma JSF prevede al momento spese per 12,2 miliardi di euro entro la scadenza massima del 2047, tra 34 anni, più una cifra per “predisposizione in ambito nazionale” che non è definita. Tralasciando quest’ultima cifra, farebbero circa 360
milioni in più, per il 2012 si mettono in conto 512 milioni e questa cifra annuale non diminuirà di molto nel prossimo futuro, dato che entro il 2014 sono già messe in conto spese per quasi due miliardi.
I due milioni di euro quotidiani da spendersi per un quarto di secolo, con ogni probabilità diventeranno tre.