Bersani stasera al Quirinale
 











Un ultimo appello non si nega a nessuno. E l’ottimismo è d’obbligo prima dell’ultimo faccia a faccia, quello decisivo con Napolitano. Il compito (ingrato?) di tenere alta la bandiera di Bersani se lo prende il capo dei senatori democratici, Luigi Zanda: «Al punto in cui la vicenda è arrivata c’è ancora spazio per risolvere in modo positivo la situazione: capita spesso che le partite, specie le più delicate, si risolvano nell’ultima fase, ma è necessario che tutte le forze politiche sappiano assumersi le loro responsabilità. Sono state poste condizioni inaccettabili e irricevibili – continua il senatore Pd riferendosi a Berlusconi, che ha esplicitamente chiesto di essere lui a sciegliere il prossimo presidente della Repubblica - la cui impraticabilità dimostra la strumentalità con cui vengono poste», ma «crediamo nelle ore davanti sia ancora possibile una svolta positiva».
Ma la verità è quella di Laura Puppato: «Mi pare evidente che non abbiamo i
numeri certi al Senato che garantiscano un’elezione tranquilla della Presidenza del Consiglio: siamo di fronte allo stesso scoglio che ci siamo prefigurati venti giorni fa». Già. I grillini non si sono spostati di un millimetro, anzi hanno alzato i toni rendendo di fatto impossibile, dopo gli insulti, un accordo, evidentemente prefigurando un tanto peggio tanto meglio. Il Pdl ha messo Bersani di fronte al ricatto (prendere o lasciare le nostre condizioni «irricevibili»). E anche i centristi si mostrano freddini, proprio nelle ore in cui Zanda spera che sia ancora possibile «una svolta positiva»: «A quarantott’ore dall’incontro con Pierluigi Bersani poco si è visto delle proposte che avevamo sollecitato nel confronto con il presidente del consiglio incaricato» fa sapere Scelta Civica, in una nota nella quale lamenta la mancanza di «contenuti riformatori» e il coinvolgimento «più consistente» del centrodestra.
Intanto, ecco arrivare, puntuale come si conviene, lo spettro dello spread,
pericolosamente vicino a quota 400, mentre l’Ocse certifica che quella italiana è l’unica economia in recessione del G7: il nostro Pil, sceso del 3,7% annuo nell’ultimo trimestre 2012, continuerà a contrarsi sia nel primo sia nel secondo trimestre del 2013. Numeri pesanti che impediscono ogni allentamento dei vincoli: l’Italia resta un sorvegliato speciale e non saranno concessi scostamenti dai vincoli, come certifica il ministro Grilli in parlamento parlando del provvedimento per pagare i debiti alle imprese (a proposito, Bankitalia certifica che sono 90 miliardi): il limite del 3% è «invalicabile».
La spinta a formare un governo purchessia è, perciò, fortissima. Non si opporranno i grillini (anzi ci sperano, così possono continuare a strillare contro i partiti-puttanieri); il Pdl e i centristi non vedono l’ora; il Pd si adegua: «Abbiamo riferito al presidente incaricato la preoccupazione dei gruppi parlamentari del Pd per le condizioni gravi del nostro Paese – dice infatti lo
stesso Zanda dopo il colloquio della delegazione democratica con Bersani - e abbiamo sottolineato la necessità che il Paese abbia al più presto un governo, un governo politico perché siamo convinti che solo un governo politico può avere la forza per affrontare la crisi». Insomma, se la strada di Bersani è in salita (a meno di sorprese dell’ultima ora), quella del governo “del presidente” è quasi spianata. Il resto verrà da sé e non cambierà molto se a guidare il prossimo esecutivo sarà il segretario democratico (poco probabile) o una personalità “super partes”.
Chi proprio non si rassegna è Vendola. Sel è «contraria comunque a qualsiasi forma di governo che contempli nella maggioranza il Pdl e Berlusconi» perché «la disponibilità offerta è stata impedita da un atteggiamento quasi provocatorio da parte del Pdl e di Berlusconi». Quindi, «con rispetto per il Quirinale riteniamo sia possibile andare ancora a verificare il consenso nelle Aule rispetto alla proposta». C’è da capirli:
senza Bersani premier, l’avventura parlamentare di Sel rischia di diventare una Caporetto. Ma è difficile che tra Vendola e Napolitano il Pd scelga il primo.Ve.Ro.