Firmato ieri pomeriggio dal presidente della Repubblica è stato pubblicato sulla Gazzetta dell’8 aprile. Diventa quindi operativo il decreto legge per avviare il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione, verso i fornitori. In tutto 40 miliardi di euro in due anni. Chi parla di pagamenti in grado di essere sbloccati nel giro di trenta giorni dice una menzogna. Il decreto legge in cui si prevede di diminuire l’enorme massa di debiti della Pubblica amministrazione deve prima essere convertito da Camera e Senato, un passaggio che si annuncia veloce ma che, in ogni caso, richiederà dei tempi tecnici. Il documento dovrà essere prima esaminato dalle Commissioni speciali istituite in Parlamento per poi passare al vaglio dell’Aula. Nessun amministratore pubblico sarà in grado di ordinare alla tesoreria di liquidare una determinata somma, servono prima delle certezze in merito alla tenuta contabile o riguardo eventuali trasferimenti delloStato agli Enti locali. L’intera vicenda si è tinta di giallo negli ultimi giorni; secondo indiscrezioni arrivate dalle sfere più altre della burocrazia statale, esisterebbero amministrazioni responsabili di una tenuta piuttosto “allegra” dei conti. I debiti fuori bilancio rappresenterebbero un vero e proprio macigno sulle spalle dei bilanci, cifre che – perlomeno in certi casi – non sarebbero mai state comunicate a chi di competenza. Una contabilità parallela in grado di mettere in difficoltà uno Stato che – di suo – non sa a quanto ammontino i propri debiti nei confronti di chi ha offerto beni o servizi. Per il momento, c’è solo una certezza. Si inizierà a pagare dai debiti più vecchi. Scorrendo le liste, secondo le prime previsioni, non si riuscirà a coprire nemmeno tutto il 2011. Sindaci e Governatori non hanno nascosto la propria delusione, l’articolato approvato non sarà in grado di rispondere alle esigenze delle aziende del territorio. Anche le realtà amministrative piùvirtuose non potranno pagare come avrebbero voluto, pur avendo diversi soldi in cassa. “Avevamo chiesto al Governo di permetterci di pagare da subito il 50 per cento dei debiti con le imprese. Invece si è scelto di imbrigliare la prima parte dei pagamenti in norme che, nella maggior parte dei casi, permetteranno di coprire non più del 20 per cento di quanto si aspettano le imprese. Ancora una volta si è scelta la strada dei vincoli per frenare gli enti locali”. Questa la dichiarazione del presidente dell’Upi, Antonio Saitta, commentando il testo del decreto pagamenti approvato dal Consiglio dei ministri nella sua ultima convocazione. Il testo, infatti, stabilisce che da subito, Province e Comuni potranno effettuare pagamenti “nel limite massimo del 13 per cento delle disponibilità liquide detenute presso la tesoreria statale al 31 marzo 2013, fino ad un massimo del 50 per cento dei debiti che dovranno pagare”. Avere liquidità ulteriore non servirà a nulla, come accadeva sino adoggi. Una cautela sicuramente indotta dall’atteggiamento perplesso assunto dalla Commissione europea, Bruxelles si è contraddetta nel giro di poco tempo ed ha preferito riservare moniti sul deficit e le eventuali procedure di infrazione. “Faccio l’esempio della mia Provincia, Torino – spiega Saitta – Noi abbiamo pagamenti bloccati per le imprese pari a più di 40 milioni di euro e abbiamo in cassa soldi sufficienti a potere pagare l’intero ammontare senza nemmeno bisogno di fare ricorso alla Cassa depositi e prestiti. Se avessimo avuto la possibilità di pagare subito la metà dei debiti, avremmo potuto pagare fatture per oltre 20 milioni di euro, ma con il vincolo del 13 per cento invece ne potremo usare non più di 10 subito e gli altri, tra decreti attuativi e pratiche burocratiche, non prima di tre mesi”. “Se l’obiettivo era di immettere da subito denaro - sottolinea l’amministratore torinese - allora sarebbe stato più opportuno evitare tutti questi vincoli. Le procedure poicontinuano ad essere troppo complesse e si parla di due decreti attuativi solo per pagare i debiti di Province e Comuni”. La strada dei decreti attuativi potrebbe rivelarsi irta di ostacoli, il governo guidato da Mario Monti ha già il record di norme approvate e rimaste inattuate. Meglio non fare esperimenti giuridico-contabili sulla pelle di imprenditori e lavoratori. Senza l’approvazione di una normativa più attenta, i ritardi nei pagamenti si ripresenteranno con cadenze cicliche. Un aspetto di cui nessuno parla. Matteo Mascia TESTO INTEGRALE
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