Soldi ai giornali: a chi vanno
 











-Abolire il finanziamento pubblico ai giornali- è una delle priorità del Movimento 5 stelle. Sostiene Grillo che senza il contributo pubblico i giornali verrebbero spazzati via. Ma le cose, stanno realmente così?
Nella loro forma diretta ormai riguardano solo queste tipologie di giornali: i giornali organi dei partiti politici, quelli delle cooperative di giornalisti, quelli delle minoranze linguistiche, quelli per le comunità italiane all’estero, più quelli pubblicate da ’enti morali’, di solito di tipo religioso.
Il loro elenco è sul sito del Governo, nelle pagine del Dipartimento per l’editoria: ci sono ad esempio ’il Foglio’ e ’il Romanista’, ’La Voce di Mantova’ e ’Buonasera Campania’, ’America Oggi’ e il ciellino ’Trenta Giorni’, ’La Padania’, ’l’Unità’, ’Europa’ (Pd ex Margherita) ma anche ’Motocross’, ’il Salvagente’, ’Nuova Ecologia’, ’Cristiano Sociali News’, ’Dolomiten’, ’Civiltà cattolica’, ’Famiglia Cristiana’ e ’Ecce Mater Tua’,a cui si accoda religiosamente ’Buddismo e Società’.
La maggioranza dei quotidiani italiani, che rappresentano il 90 per cento del totale delle copie diffuse in Italia, non riceve contributi diretti e sono tutti gli altri. Tra cui ’l’Espresso’
Quanto ai contributi indiretti - sotto forma di agevolazioni telefoniche, spedizioni postali, rimborsi per la carta o spedizione degli abbonamenti sono invece del tutto cessati dal marzo del 2010: quindi non esistono più.
Quando Grillo quindi chiede a voce alta «l’abolizione del finanziamento pubblico ai giornali» dovrebbe sapere che chiede una cosa già avvenuta per quasi tutte le testate: solo il 10 per cento delle copie diffuse, attualmente percepisce un contributo pubblico.
Il contributo diretto stimato per l’anno prossimo è sui 67 milioni di euro.
Sono un po’ cambiati anche i criteri di questo finanziamento residuo, oggi correlati agli effettivi livelli di vendita e di occupazione professionale e con incentivi per il passaggioall’on line.
Ovviamente, si può essere contro ogni forma di finanziamento all’informazione oppure pensare a un sistema francese (una sorta di tassa su Google che va a finanziare i progetti editoriali innovativi, senza pesare sul contribuente). Ma è abbastanza importante sapere che qualora gli attuali contributi all’editoria fossero eliminati questa decisione non impatterebbe in alcun modo sul 90 per cento dei giornali oggi in edicola.









   
 



 
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