Titolone ad effetto - “Le occupazioni ci costano 33 milioni l’anno" - e il Messaggero, organo di famiglia di un noto palazzinaro, scrive l’ennesimo capitolo contro la casta. La casta dei poveri, dei senza casa, dei precari. Dietro al titolo roboante, però, ci sono solo i conti della serva e fatti con i piedi da un consigliere regionale della Destra di Storace di cui il quotidiano dimentica di ricordare l’appartenenza politica. In realtà la mistificazione consiste nel considerare come mancati introiti cifre relative a stabili invenduti e inutilizzati. Sandro Medici, candidato a sindaco per una coalizione di liste fuori dal recinto del centrosinistra, nota immediatamente la magagna: «Si tratta di stabili vuoti da tempo. Non hanno mai prodotto rendita!» Altro che i 270mila euro annui per ogni stabile occupato da chi ne ha bisogno. Quasi 15milioni di euro che esistono solo nella testa di chi ha ispirato il consigliere storaciano. «Tra l’altro se ilcomune dovesse accogliere quelle famiglie - fa notare il candidato sindaco - aumenterebbe la quota già alta che le casse comunali dovrebbero sostenere». Per il resto si tratta di cifre confuse in un articolo che pare un volantino sul diritto alla proprietà privata e di soldi spesi per le utenze: pare che la Casta dei senza casa sia così viziata da lavarsi, cucinare e accendere la luce quando viene la sera. Medici, sostenuto anche da Rifondazione e da buona parte dei movimenti per il diritto all’abitare, è presidente di uno dei più vasti municipi della periferia sud, Cinecittà. E’ uno dei “mini-sindaci" che non esitò a requisire appartamenti sfitti per rispondere ai casi più urgenti dell’emergenza abitativa. La Cassazione dovette riconoscere che quello della requisizione è uno strumento possibile per sindaci e prefetti. Ma a Roma, dove due tra i quotidiani più diffusi sono di proprietà di due mega-imprenditori dell’edilizia, non c’è un ceto politico con abbastanza fegato dacontrastare gli appetiti del partito del cemento. Così la gente crepa nelle bidonville oppure va a occupare assieme ai movimenti per il diritto all’abitare. Tra il 6 e il 7 aprile ci sono state tredici occupazioni in contemporanea operate da una pluralità di soggetti sociali. Una di queste riguarda decine di appartamenti che Caltagirone, il padrone del Messaggero e di un pezzo di Acea, non riesce a vendere. Da allora la campagna della sua stampa s’è fatta pressante. «E Caltagirone, come sai - continua Medici - sta premendo anche su prefettura e questura perché operino degli sgomberi esemplari. Finora non è riuscito a smuoverle ma da un momento all’altro potrebbe accadere». In tutto sono almeno 58 le occupazioni di stabili a Roma a fronte di 50mila famiglie che si sono viste riconoscere, sulla carta, il diritto a una casa popolare o che sono i emergenza abitativa. «Noi proponiamo un piano di interventi straordinario per l’acquisto dell’invenduto. L’ultimo governo Prodi, prima diandare via, aveva stanziato 500 milioni per operazioni di questo tipo che Berlusconi s’è guardato bene dal confermare. Considera che sono almeno 51mila gli appartamenti nuovi e invenduti». La campagna del più diffuso giornale in città dura da tempo e contiene anche la costruzione di uno dei candidati, quello centrista, costruttore anche lui, ospite fisso finché la par condicio non scatta nei talk show più popolari: Alfio Marchini. «Uno che, intelligentemente, non dice una parola, che si guarda bene dal dire qualcosa sulle occupazioni. Così come tace anche Marino - dice ancora Medici - e invece sarebbe interessante sapere cosa ne pensino due candidati come loro visto che le occupazioni sono un sintomo vistoso dell’emergenza abitativa nella Capitale». Checchino Antonini
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