Imparando ad andare in bicicletta, tentando di camminare su un’asse estremamente stretta o cercando di far sì che una moneta resti da sola in bilico sul suo sottile bordo, è esperienza abbastanza comune osservare che dapprima si fallirà più volte, pendendo continuamente, prima da un lato poi dall’altro, in misura però via via minore, sino a trovare, quando si riesce, il punto giusto di equilibrio. Come questo avviene nella realtà fisica, similmente pare avvenire in quella intellettuale, correnti di pensiero e modalità artistiche perseguendo dapprima una direzione e spingendovisi sempre più, poi, anche violentemente, venendo sostituite da altre che vanno in direzioni opposte, come chi cerca di trovare la giusta via aggirandosi in uno sconosciuto labirinto del quale percorre un passaggio, giunge alla fine, trova che non è quella sperata, e procede subito in direzione diversa. In musica, ad esempio, la subordinazione settecentesca del contenutorispetto alla forma cederà il passo alla tendenza contraria del romanticismo ottocentesco, l’antichissima tecnica della coesistenza di più melodie contemporanee, il contrappunto, portò a grandiose architetture sonore prima di restringersi alla maggiore semplicità del duetto secentesco o dileguarsi nella melodia accompagnata, e certa lunghezza formale e densità armonistica del tardo romanticismo sfocerà in estrema brevità d’espressione che seguì e nelle rarefazioni della musica di autori come Debussy. Confine del trapasso estetico tra musica romantica e musica moderna, tra XIX e XX secolo, Johannes Brahms, musicista tedesco nato ad Amburgo il 7 maggio 1833, morto, di cancro al fegato, a Vienna, il 3 aprile 1897. Figlio di un contrabbassista, mostrò talento precoce per l’arte dei suoni sì da conquistare ben presto l’ammirazione di un personaggio del calibro di Robert Schumann. Si trasferirà a Vienna ed amerà molto l’Italia che visiterà ampiamente, con ammirazione. Nel corsodella sua vita fu pianista concertista, didatta, direttore di coro e d’orchestra. Come compositore scrisse quattro sinfonie, due concerti per pianoforte, uno per violino, uno per violino e violoncello ed altre pagine orchestrali, molta musica da camera, specialmente per pianoforte solo, a due ed a quattro mani (sonate, rapsodie, fantasie, danze e variazioni), anche per due pianoforti, musica per organo, tante composizioni corali e per voce e pianoforte. Questa sua ampia produzione spazia sostanzialmente tra tono popolare, leggera e festosa atmosfera di danza, sentimento di tenera, intima affettuosità, piglio epico, virile ed appassionato, in un linguaggio musicale di estrema densità armonica ed ampiezza delle melodie richiamando, al servizio di una ispirazione decisamente romantica, severità formale classica e perizia barocca. Una sovrana maestria tecnica ed un’esplorazione delle possibilità offerte dalla materia sonora che lo porteranno ad una sensibile attenzione per ilprocedimento formale della variazione. Ed il musicista si staglia così, nel panorama musicale, come quei momenti tettonici che, accumulando vieppiù energie sotterranee (nel caso del compositore tedesco quelle di tutta la musica che lo precedette, a lui contemporanea ed anticipando anche, talvolta, quanto a lui seguirà), danno luogo ad una forte rottura, generatrice di novità: Debussy, Schoenberg, Satie, atonalità, dodecafonia, dissoluzione formale, sinteticità di espressione, rarefazione dei suoni.
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