Eduardo di Capua in un libro
 







Rosario Ruggiero




Un piccolo scrigno di notizie l’ultimo libro uscito dalle appassionate penne di Ciro Daniele e di Antonio Raspaolo per i tipi di Edizioni Duemila.
“Eduardo di Capua. L’Amleto della canzone. Biografia, Parole e Immagini sull’autore di ’O sole mio!”, questo il titolo delle circa duecento pagine che indagano sulla figura di un autore storico ed imprescindibile della canzone classica napoletana.
Prefazionato dal pronipote dell’artista, Domenico Demasi, ed introdotto da Gianni Cesarini, il libro illustra le origini del grande musicista, del suo cognome, i poeti che collaborarono con lui (Pasquale Cinquegrana, Salvatore Di Giacomo, Giovanni Capurro, Aniello Califano, Giuseppe Capaldo, Leopoldo Spinelli, Luigi Stellato), l’incontro ed il sodalizio con Vincenzo Russo, la famiglia, i concorsi canori, gli editori, la morte e il ricordo di chi lo conobbe.
A coronamento dell’opera, una raccolta di omaggi artistici, letterari, pittorici e, ovviamentein fotografia, scultorei, di odierni estimatori del maestro (Marilena Lucente, Giorgio Verrone, Antonella Palmieri, Loredana Miele, Alfonsina Mastracchio, Roberto Branco, Carlo Raucci, Michele Palmieri, Ottavio Mirra, Anna Lisa Spitaletta) capeggiati dal pronipote, a sottolineare l’inattaccabile attualità dell’ammirazione per l’arte di di Capua.
Non poteva mancare un capitolo dedicato alla creazione più celebre dell’artista, “’O sole mio!”, ed alla recente, poco pubblicizzata vicenda giudiziaria torinese che ne ha diviso la paternità musicale con il musicista Alfredo Mazzucchi suscitando perplessità nel libro chiaramente enunciate.
Complessivamente l’operazione editoriale rientra così perfettamente nell’etica intellettuale dei due autori, già unitisi in precedenti lavori biografici ma anche autonomamente attivi, per la valorizzazione del patrimonio poetico e musicale partenopeo più meritevole ma iniquamente trascurato nella sua valenza artistica, antropologica, sociologica estorica più profonda e principalmente ridotto a commerciale folclore, ricercando incessantemente sempre nuovi, chiarificatori reperti.
All’uopo il volume si avvale di una nutrita iconografia nella quale non  mancano fotografie d’epoca e la riproduzione di documenti anagrafici rari.
In definitiva, un libro che arricchisce, chiarisce, divulga o già solo conferma le conoscenze su Eduardo di Capua, stimola la doverosa attenzione su un patrimonio nostrano che farebbe la fortuna culturale, non solo meschinamente economica, di qualunque civiltà, e invita ad aprire gli occhi ed esercitare cautela storiografica sull’attribuzione del nostro passato perché sia quanto più possibile stornato l’ulteriore vaticinio del profetico Orwell di “1984”: la falsificazione della storia per il dominio del futuro.









   
 



 
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