La crisi mette a dura prova la Sanità
 











La crisi dell’economia dovrebbe proseguire sino alla fine dell’anno, solo nel 2014 si potrebbero registrare timidi segnali di ripresa.
Sino a questo momento, i governi che sino succeduti a partire dal 2010, hanno risposto al calo del prodotto interno lordo con tagli lineari, conseguente diminuzione della spesa pubblica e ricette suggeriti dai soloni dell’austerità di Bruxelles e Francoforte. A rimetterci è stato soprattutto lo stato sociale ed il sistema sanitario nazionale.
Un comparto fondamentale e messo a dura prova da diminuzione dei posti letto e debiti miliardari iscritti nei bilanci delle singole Regioni. La qualità del servizio è a macchia di leopardo, alcune realtà sono state in grado di garantire ottime prestazioni pur in presenza di una riduzione dei trasferimenti garantiti dallo Stato. Nella giornata di ieri, Cittadinanzattiva ha diffuso i dati riscontrati nelle rivelazioni per la stesura del “Rapporto 2012 dell’Osservatoriocivico sul federalismo in sanità”. “Un federalismo al capolinea, che ha indotto le Regioni a restringere i diritti, impoverito il servizio sanitario pubblico a vantaggio del privato e stremato i cittadini, creando differenze territoriali senza precedenti”, ha spiegato Antonio Gaudioso, segretario generale della nota associazione. “Mentre una direttiva europea approvata nel 2011 - ha proseguito il dirigente - stabilisce che i cittadini dell’Unione europea possano scegliere liberamente in quale stato curarsi, assistiamo nel nostro Paese a disparità di trattamento dei cittadini a seconda della regione di residenza e, addirittura, alla delibera con il cui il subcommissario campano alla sanità vieta di fatto ai propri residenti di curarsi fuori dal proprio territorio. Un tentativo anacronistico e anticostituzionale”. Sulla difficile situazione hanno sicuramente un peso le società private operanti nel comparto in regime di convenzione con le varie amministrazioni regionali.
Aziende chehanno come fine ultimo quello di maturare utili e garantire i propri azionisti, scopi in contrasto con quelli che dovrebbero essere i cardini intorno ai quali far ruotare un sistema di tipo universalistico. Il tema dell’igiene e della prevenzione può essere preso come punto di riferimento per evidenziare le patenti disparità tra i vari cittadini italiani. A livello comunitario, l’Italia è lo Stato che destina meno risorse del Sistema sanitario nazionale alla prevenzione, ossia lo 0,5 per cento rispetto al 2,9 per cento della media dei paesi europei. Dato che si rispecchia, ad esempio, nel fatto che nel 2010 solo l’Umbria ha raggiunto l’obiettivo fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità del 95 per cento della copertura vaccinale nei bambini. Sul versante dei vaccini - spiega lo studio di Cittadinanzattiva - il Piano nazionale 2012-2014 prevedeva, fra gli obiettivi delle Regioni, la completa informatizzazione delle anagrafi vaccinali: ad oggi l’83 per cento delle Usl si è dotatodi un registro informatizzato, ma solo 6 Regioni (Valle d’Aosta, FVG, Umbria, Molise, Puglia e Basilicata) e le due Province autonome di Trento e Bolzano hanno un software unico su tutto il territorio regionale; 7 Regioni (Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Campania) hanno software diversi nelle varie asl; le restanti regioni hanno alcune aree non informatizzate; unica eccezione in negativo è la Calabria, dove non esiste alcun registro vaccinale informatizzato. Un caos gestionale che è possibile riscontrare anche nell’erogazione dei servizi destinati a particolati categorie di pazienti.
Beatrice Lorenzin, nuova titolare del dicastero della Sanità, ha chiarito quelli che saranno i punti fermi del suo mandato. La deputata romana del Pdl ha confermato come non si potrà prescindere dal ruolo e dalla qualità del Sistema sanitario nazionale. “Viviamo - ha detto Lorenzin - anni di crisi che non è solo economica ma è una profonda crisi culturale del sistemaoccidentale. Dobbiamo ripensare i modelli organizzativi e di welfare. Fino a oggi garantire la pace dei modelli di assistenza sono state le conquiste del ‘900, il nostro faro. Ma oggi è tempo di correggere quello che non va, riarmonizzare il sistema degli enti locali ma con una visione globale. Non a compartimenti stagni”. Sicuramente, servirà una buone dose di investimenti. Somme da impiegare con etica e oculatezza, si deve impedire che qualcuno continui a lucrare sulla pelle dei cittadini più deboli. Alcuni scandali devono servire da monito. Matteo Mascia









   
 



 
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