I tecnocrati europei si oppongono ai tagli e chiedono più soldi
 











I tecnocrati del Consiglio europeo e del segretariato degli Stati membri a Bruxelles hanno messo in dubbio la legittimità di nuovi tagli ai benefici e ai salari dei funzionari dell’Unione europea. I Paesi dell’Ue hanno ufficialmente proposto le misure di austerità in una riunione che si è tenuta a Bruxelles il 7 maggio scorso e che ha riguardato il congelamento per due anni degli aumenti retributivi; seguiti da una riduzione dell’1,67 per cento l’anno; ulteriori tagli del 6 per cento ai dipendenti di livello più basso e un ulteriore taglio del 6 per cento per chi tiene in custodia dei bambini. Non è tutto. Le misure comprendono anche l’innalzamento dell’età pensionabile 63-67 e il taglio delle pensioni fino al 20 per cento. Nel frattempo, l’orario di lavoro settimanale è salito fino a 37,5-40 ore e il ritmo delle promozioni è rallentato del 33 per cento. Queste decisioni sono state prese dopo una serie di richieste fatte precedentemente, nelfebbraio scorso, per un taglio di un miliardo e mezzo sui salari delle istituzioni dell’Ue nel periodo che andrà dal 2014 al 2020. Intanto sono iniziati il 13 maggio scorso i negoziati tra i tecnocrati degli Stati Ue, gli eurodeputati e gli altri Soloni che svolgono il ruolo di funzionari dell’Ue. Tuttavia un’analisi fatta dai servizi giuridici del Consiglio europeo mette in dubbio che i tagli possano resistere alla sfida della Corte europea del Lussemburgo, che potrebbe bocciare tutto quanto è stato avanzato finora. La nota ha sottolineato che “le misure previste significherebbero cambiamenti senza precedenti alle condizioni di impiego dei funzionari dell’Unione ... Questo potrebbe rendere difficile prevedere in che misura una particolare combinazione di decisioni possa essere trovata qualora vi sia una violazione dei principi generali e dei diritti fondamentali da parte dei giudici dell’Unione”. La nota ha proseguito affermando che tutti i lavoratori in Europa sono protetti daqualsiasi “revoca retroattiva” dei “diritti acquisiti”, secondo un principio che è “strettamente legato al diritto fondamentale di proprietà”. Per cui si dichiara che “i cambiamenti bruschi” senza “adeguate misure transitorie” vanno contro il principio giuridico del “legittimo affidamento”. Viene inoltre sottolineato che le condizioni iniziali di lavoro erano “fondamentali per la decisione [delle persone] di diventare funzionari dell’Unione, il che implica ... l’abbandono, nella maggior parte dei casi, del loro Paese d’origine così come del loro sistema di sicurezza sociale”. I giudici di Lussemburgo stanno già valutando le richieste dei sindacati europei riguardo allo stipendio e alle pensioni. Nel frattempo, il personale essenziale del Consiglio Ue ha inscenato una serrata all’esterno dell’edificio che li ospita. Lo sciopero è giunto al termine di una serie di azioni di protesta che hanno avuto luogo nel novembre del 2012, nel febbraio scorso e nei primi giorni di maggio diquest’anno. Un comunicato stampa inviato dall’Union Syndicale Service Public Europeen ha accusato gli Stati membri di una campagna politica per “indebolire le istituzioni europee”. E ha sottolineato che le misure renderebbero più difficile “reclutare personale competente”, costringendo Bruxelles a fare affidamento invece su personale distaccato dagli Stati membri dell’Ue. Il comunicato ha anche attaccato l’idea diffusa a livello popolare che vede Bruxelles come il luogo per guadagnare soldi facilmente. Un’idea per nulla peregrina visto che i funzionari più alti in grado guadagnano somme da capogiro pari a più di 10.000 euro al mese di stipendio base, fino ad arrivare a più di 18.000 euro mensili. Sono proprio questi tecnocrati che non intendono assolutamente rinunciare a questi privilegi e soprattutto a questi stipendi così elevati, opponendosi con forza a qualsiasi riduzione. Ma i salari dei livelli più bassi, ovvero quelli dei dipendenti con mansioni meno elevate si aggirano attornoai 2.600 euro al mese. E sembrano essere più che altro questi gli stipendi che dovrebbero essere tagliati dalla nuove misure. “I funzionari e gli altri dipendenti delle istituzioni europee sono spesso accusati di voler a tutti i costi mantenere le loro condizioni e i privilegi esorbitanti e di rifiutare qualsiasi ‘modernizzazione’. Essi rifiutano categoricamente queste accuse”, è scritto nel comunicato sindacale. Vedremo se a questo punto prevarrà la ragione e se ad essere tagliati saranno soltanto i salari base o se verranno colpite anche le retribuzioni più elevate degli alti funzionari che percepiscono cifre mensili da capogiro. Andrea Perrone









   
 



 
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