Il Pd protesta: nei tg della Rai, Silvio Berlusconi ha più spazio rispetto a Walter Veltroni. E se nel Tg3 il vantaggio del Cavaliere è contenuto - lamenta Fabrizio Morri, capogruppo democratico in commissione di vigilanza commentando i dati dell’Osservatorio di Pavia - Tg1 e Tg2 riservano al leader del Pdl il doppio del tempo rispetto al segretario del Pd. Forse perché Veltroni insiste con l’understatement. Ma Morri, con la sua protesta, conferma che i due maggiori partiti pretenderebbero una partita a due, possibilmente equilibrata, auspica il Pd. Sotto viale Mazzini, tra bandiere della pace, i camper con i simboli della Sinistra arcobaleno, il sound system alimentato da un pannello solare, un cartellone con Veltroni e Berlusconi che si stringono la mano, all’ora di pranzo si manifesta in sit-in proprio contro questo «duopolio». Arriva il candidato premier dell’Arcobaleno, Fausto Bertinotti, e legge così gli stessi dati relativi ai tg che hanno suscitato leproteste del Pd: «Sono indicativi, due sembrano i candidati premier, mentre gli altri vengono trattati come qualsiasi altro leader politico. Non siamo qui per elemosinare qualche minuto in più, ma l’Italia ha diritto a un’informazione corretta che rappresenti le reali forze in campo». A confrontarsi con la Sinistra arcobaleno scendono in strada il consigliere di riferimento, Sandro Curzi, il direttore del Tg1, Gianni Riotta (che rivendica la correttezza della sua testata vantando l’abolizione del «panino»), e il presidente Rai, Claudio Petruccioli. I partiti medi e piccoli si rasssegnino: «Se la campagna elettorale è impostata come un duello e la Rai lo racconta, non vuol dire che la Rai sia responsabile di questo fatto», ribatte Petruccioli. «Se le televisioni fanno questo adesso, che cosa faranno dopo?», si domanda a questo punto Cesare Salvi. Certo, non si può obiettare nulla al presidente del Cda di viale Mazzini quando afferma che nei confronti della tv pubblica la politica «hale sue colpe e deficienze». Del resto Petruccioli, che al vertice della Rai è arrivato direttamente da un partito politico, i Ds, lo sa bene. E per il futuro sembra ben orientato a non recidere il cordone ombelicale con la politica. Perché il suo obiettivo, raccontano i bene informati di viale Mazzini, è quello di restare presidente, così come Claudio Cappon punta a conservare la carica di direttore generale. In questo senso andrebbero le nomine «bipartisan», per il momento An-Pd, appena fatte. Poltroncine assegnate con l’Udc Staderini che ha abbandonato la seduta protestando per il debutto delle «larghe intese» a viale Mazzini e che, insieme a Sandro Curzi, si è astenuto. E a proposito della par condicio versione Veltrusconi, la verde Loredana De Petris segnala: giorni fa si è tenuta una riunione del direttore generale Cappon con tutti i direttori di testata, e in quell’occasione sono state date indicazioni precise su come comportarsi. Continua poi a protestare, anche se non vuoleessere confuso «con Bertinotti e Casini», il socialista Enrico Boselli: «Non capisco il ragionamento di Petruccioli. È evidente che esiste uno strapotere di Berlusconi e di Veltroni mentre a me non tocca neppure uno strapuntino e non sono stato mai invitato da Michele Santoro e neppure da Lucia Annunziata. Per non parlare di Primo Piano e a Ballarò». Red. Pol. de Il Manifesto
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