Il capitalismo apolide, questo mostro capace di fagocitare qualsiasi cosa. Di calpestare qualsiasi valore, di imporre qualunque sacrificio al singolo ed ai popoli. Questo perverso meccanismo che conosce solo la brama di avere per finalizzare al guadagno qualsiasi azione dell’uomo; senza mai un briciolo di scrupolo, di pietà, di amore per il genere umano. Il capitalismo apolide da l’idea di essere una macchina tritacarne priva di freni inibitori. Una perfetta costruzione di sofferenza e profitto. Ma questa idea non risponde realmente alla complessità del suo articolato essere. Il punto di forza del capitalismo, la brama del singolo, che conosce soltanto il proprio guadagno, la propria crescita è anche i punto più debole della sua stessa essenza. Nessun limite all’egoismo di chi vuole di più. Questa semplice principio, questa pratica regola che è fulcro portante dello stesso ha consentito alla propria dottrina di avanzare. Questa scelta difondo, che si può riassumere nella parola sciovinismo( in senso assoluto e speculatorio) ha consentito l’ascesa e alimentato la fortuna del liberismo selvaggio. Neppure il peggior nemico del capitalismo sfrenato e privo di confini, può negare l’incredibile avanzata del potere del mercato. Nessuno di noi può esimersi dal riscontrare che è proprio grazie all’egoismo del singolo, alla brama dell’individuo, che i capitalisti hanno quasi soggiogato il mondo. Ma nessuno può fare a meno di notare che un gruppo un movimento, sia questo economico, politico, o combattente è fatto comunque di uomini. E gli uomini per conseguire dei risultati debbono cercare di mirare ad un comune obbiettivo in maniera quanto più compatta. Solitamente le grandi disfatte della storia sono state causate dalle discordanze, di quelli che si proponevano di raggiungere un obbiettivo comune. Ed ecco il problema fondamentale, la base troppo fragile sopra la quale poggia la contraddizione che sarà letale alcapitale apolide. L’egoismo ne è il punto di forza, ma anche il fattore disgregante. La brama del singolo è alla base della grandezza del mercato, ma è un fattore di debolezza sulla persecuzione dell’obbiettivo finale. Fino a quando i signori speculatori concordano nei loro interessi sono un gruppo di incredibile potenza. Ma quando questi interessi discordano? O quando un singolo speculatore trovi l’opportunità di arricchirsi e prendere forza, colpendo gli obbiettivi del gruppo? O anche nel caso in cui colpire un paese con la speculazione rischi di destabilizzare complicati equilibri necessari a sottomettere altri paesi al liberismo, ma questa speculazione faccia gola solo a uno o a pochi? Il principio di fondo indica che l’interesse, che porta al progresso, vada perseguito anche a discapito degli altri, anche a discapito del mercato in generale. Ecco perché fondamentalmente ho fiducia nel Liberismo selvaggio. Perché lo ritengo un serpente che si morde la coda, un animale che divorale proprie stesse uova condannandosi autonomamente all’estinzione. Una idea capace di generare da sola, l’obiezione fatale a se stessa. Un fenomeno capace di violentare a tal punto la coscienza dei Popoli da indurli costantemente alla rivolta, portando la sua stessa fine a condizione fondamentale per il ritorno alla vera prosperità. In questo gli speculatori sono il nostro migliore amico! Solo la loro estinzione potrà determinare la fine della cruciale importanza della nostra lotta. Alessandro Scipioni
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