Senza paura dell’irresistibile effetto comico suscitato, Enrico Letta, intervenendo ad un piu che cloroformico congresso della Cisl, ha pronunciato una frase che (gli) rammenteremo a lungo. Questa: "Mi aspetto un sindacato inflessibile che sia in grado di ricordare ogni minuto la centralita del lavoro". Ora, a parte l’uso del termine "inflessibile" in un consesso che da trent’anni a questa parte ha invece fatto del suo rovescio, cioe della flessibilita, l’alfa e l’omega di tutte le piu arrendevoli e corrive politiche sindacali; a parte lo sbigottimento che deve aver colto il board della Cisl, invitato dal presidente del Consiglio ad usare nei confronti del governo muscoli da tempo atrofizzati, a parte tutto questo, c’e da chiedersi cosa effettivamente Enrico letta volesse dire. Perche ogni atto compiuto dai governi (di centrodestra, di centrosinistra, politici, tecnici, di coalizione, di scopo, di scopa e di tresette) ha avuto un solo filoconduttore: il totale abbandono del lavoro al saccheggio dei salari e dei diritti da parte del capitale. Un esproprio cosi profondo e sistematico che ha trasformato i lavoratori in un "volgo disperso che voce non ha". E dove non sono arrivati i padroni con il concorso dei sindacati "complici" e giunto l’aiuto fraterno della politica, con leggi e decreti che prima hanno creato le condizioni di un progressivo abbattimento del potere d’acquisto delle retribuzioni (l’abolizione dell’indennita di contingenza e della "scala mobile"); poi hanno trasformato il mercato del lavoro in un discount delle braccia; quindi hanno prosciugato il welfare, distruggendo il sistema previdenziale pubblico e trasformando i vitalizi per le generazioni future in mance per adolescenti; infine hanno cancellato le norme di legge che consentivano ai lavoratori di prestare la loro opera e difendere, senza timore di ritorsioni, le proprie condizioni e la propria dignita. Perche questo e lo stato in cui versa quellavoro su cui dovrebbe poggiare l’intera impalcatura costituzionale. Oggi capita che proprio il governo guidato da questo inedito e a parole barricadiero Letta non abbia neppure trovato la forza politica, il coraggio morale di espropriare (come la Carta avrebbe consentito ed anzi preteso) quell’Emilio Riva che ha proditoriamente inquinato la citta di Taranto, disinvestito per lucrare in meno tempo piu profitti, trasformando quello stabilimento in una insalubre ed infernale macchina di infortuni, di letali malattie e di morti, sul lavoro e fuori di esso. Avra pensato questo, Enrico Letta, quando dalla bigoncia del congresso cislino, ha pronunciato quelle impegnative parole? Gli sara sovvenuto che oggi, fra disoccupazione conclamata e occulta, fra lavoratori saltuari, precari, forzati nel limbo della cassaintegrazione "a perdere", ci sono 8 (otto) milioni di persone che sopravvivono con poche o nulle speranze di riscatto? Avra pensato, Enrico Letta, al destino di giovani ai qualiil drastico allungamento dell’eta pensionabile ha ulteriormente protratto nel tempo qualsiasi opportunita di accesso al lavoro? Ma forse noi, afflitti da un’inestinguibile prevenzione, dubitiamo con malevola inimicizia di parole invece frutto di riflessione e di autentica convinzione. Forse il presidente del Consiglio fa sul serio e sta davvero pensando ad una rivoluzione copernicana che "metta al centro il tema del lavoro". Forse avra in mente di redistribuirlo, il lavoro, riducendone l’orario a parita di salario; forse sta pensando di reindicizzare le retribuzioni al costo della vita; forse pensa di rimettere mano al regime pensionistico sconquassato dalla Fornero e da altre precedenti manomissioni per risolvere non solo il dramma degli "esodati", ma per ripristinare regole che consentano di non invecchiare su una catena di montaggio, o su un ponteggio, o in una corsia di ospedale; forse Letta si e finalmente convinto che una tassa sulle grandi ricchezze potrebbe alimentarepolitiche di sviluppo e di buona occupazione; forse Letta ha davvero compreso che a frenare gli investimenti non sono il contratto nazionale e l’articolo 18 ed ora si appresta a rendere giustizia a chi ha subito dei torti e ha dato tutto senza ricevere nulla. Forse Letta ha inteso dire tutto questo e noi dobbiamo essergli grati di questa tardiva, ma benedetta, "inflessibile" resipiscenza. O no? Dino Greco
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