Si puo e si deve essere indignati e scandalizzati dalla notizia di una rete elettronica di sorveglianza con la quale gli Stati Uniti hanno avvolto il mondo. Ma non ci si puo dire sorpresi. Da anni, infatti, si assiste ad una convergenza tra sottovalutazione della privacy, crescita degli strumenti elettronici di controllo, enfasi posta sulla lotta al terrorismo ed alla criminalita. E non sono mancate le informazioni che mostravano come soggetti pubblici e privati avessero adottato, con diversi gradi di intensita, la logica secondo la quale la semplice esistenza di tecnologie sempre piu penetranti e pervasive legittimava il ricorso ad esse in qualsiasi situazione. Si stava abbattendo sull’intero pianeta quello che, gia nel 2008, un gruppo di ricerca dell’Unione europea definiva un "digital tsunami", destinato a travolgere gli strumenti giuridici che garantiscono non solo l’identita, ma la stessa liberta delle persone, aprendo la strada a unaradicale trasformazione delle nostre organizzazioni sociali, che vuol far diventare la sicurezza l’unico criterio di riferimento. Soggetti pubblici e privati si sono impadroniti di questa nuova opportunita, mentre rimanevano deboli o inesistenti le reazioni politiche. E venivano dileggiati o trascurati gli allarmi delle associazioni dei diritti civili e del "popolo della rete". Sempre nel 2008, il rapporto di una di queste associazioni, Statewatch, criticava duramente l’abbandono del principio secondo il quale le raccolte private di informazioni sulle persone devono essere garantite contro l’accesso generalizzato da parte dello Stato a favore dell’opposto principio, che legittima l’accesso a qualsiasi dato personale con l’argomento, appunto, della sicurezza. Questo scivolamento verso forme di democrazia "protetta" e ormai davanti ai nostri occhi, ed e stato descritto con i dettagli che ormai conosciamo bene e che mettono in evidenza come i tabulati telefonici, gli accessi aInternet, l’uso delle carte di credito, il passaggio quotidiano davanti a telecamere di sorveglianza, e via elencando, compongano un paesaggio all’interno del quale si muove una persona che lascia continue tracce, implacabilmente seguite, che consentono un ininterrotto "data mining", una possibilita di sottoporre ogni individuo ad una sorveglianza continua attingendo all’universo sterminato delle banche dati come ad una miniera a cielo aperto. Non piu la "folla solitaria" delle metropoli, dove la persona poteva scomparire, ma persone "nude", spogliate d’intimita e di diritti. Questo e il mondo nuovo che descrive il "Datagate". Un mondo pazientemente costruito anche con iniziative costituzionali, che negli Stati Uniti sono state definite con nomi come Patriot Act e, oggi, Prism. Iniziative che hanno una lunga storia e che, in altri momenti, si e cercato di contrastare. Vorrei ricordare che, proprio all’indomani dell’11 settembre, il Gruppo dei garanti europei per la privacy, periniziativa dell’Italia, sollevo con molta forza il problema e ingaggio un vero braccio di ferro con l’amministrazione americana che, per la prima volta nella sua storia, si dotava di un ministero dell’Interno, il Department of Homeland Security. I termini del conflitto furono subito chiarissimi. Si partiva dai dati dei passeggeri delle linee aeree, di cui si voleva conoscere ogni minuto dettaglio, dal modo in cui era stato acquistato il biglietto alla eventuale dichiarazione di abitudini alimentari. Non si dava nessuna vera garanzia sul modo in cui quei dati sarebbero stati utilizzati e sulle concrete possibilita di ricorso a un giudice nel caso di violazioni. Compariva con chiarezza la cancellazione tra dati raccolti da soggetti pubblici o da soggetti privati, e si creava un gigantesco conglomerato all’interno del quale le varie agenzie per la sicurezza avrebbero potuto muoversi liberamente. La questione assumeva una rilevantissima importanza politica, perche implicava la capacitadell’Unione europea di difendere efficacemente il diritto d’ogni persona alla protezione dei dati personali, la cui rilevanza e autonomia erano state appena riconosciute dalla Carta dei diritti fondamentali del 2000. Emerse allora una sorta di schizofrenia istituzionale, con un’alleanza tra Parlamento europeo e Gruppo dei garanti, mentre la Commissione finiva troppo spesso per comportarsi piu come portavoce che come controparte delle pretese degli Stati Uniti. Ci accorgiamo oggi del fatto che, in quel conflitto, erano presenti tutti gli elementi che oggi ritroviamo nel Prism. Mancanza di tutele effettive (la corte di garanzia agisce in segreto), accesso all’enorme serbatoio offerto da soggetti privati come Google o Facebook, nessun rispetto dei diritti dei cittadini degli altri paesi, ai quali si negano i diritti esercitabili da quelli americani. Allora si riusci ad ottenere qualche risultato non trascurabile. Ma oggi? Che cosa si intende fare di fronte a una situazione assai piugrave di quelle del passato? La Commissione europea, dopo essere stata reticente di fronte alle interrogazioni dei parlamentari che chiedevano informazioni perche gia circolavano notizie sulla rete americana di sorveglianza, non ha reagito con l’immediatezza e la decisione che sarebbero state necessarie, confermando una sorta di subalternita di fronte agli Stati Uniti, evidente in molti casi degli anni passati in cui assai debole e stata la sua difesa della privacy. Dal Parlamento si dovrebbe attendere una reazione non ispirata alle reticenze con le quali, all’inizio del 2000, venne affrontato il caso allarmante della rete di sorveglianza piu nota all’epoca, Echelon. E gli Stati europei? Un segnale sembra venire solo dalla Germania. Inquieta la passivita degli altri, prigionieri tutti della logica di una sicurezza insofferente d’ogni limite, tanto che piu d’un paese europeo si esercita anch’esso in spericolate iniziative di sorveglianza. Il Governo italiano rimarra parte di questocoro silenzioso? Bisogna ripetere che, di fronte a vicende come questa, la parola privacy e inadeguata o, meglio, deve essere sempre piu intesa come un riferimento che da fondamento concreto a questioni ineludibili di liberta e democrazia. L’erosione della privacy, la sua negazione come diritto e come regola sociale, non avviene soltanto all’insegna della sicurezza, ma anche di una pressione economica di tutte quelle imprese che vogliono considerare i dati personali come proprieta loro, come una tra le tante risorse liberamente disponibili. Espropriata dei suoi dati, la persona si fa merce tra le altre. Liberta e democrazia, dunque, rischiano d’essere schiacciate nella tenaglia di sicurezza e mercato. Terra di diritti, regione del mondo dove piu alta e la tutela comune della privacy, proprio in questo momento l’Europa deve essere consapevole di avere la responsabilita di poter essere un attore decisivo in questa grande partita politica. Nel momento drammatico del conflittoseguito all’11 settembre, nel febbraio del 2002, la piu grande organizzazione americana per la tutela dei diritti civili, l’American Civil Liberties Union, pubblico un documento con il quale invitava l’amministrazione americana ad abbandonare la pretesa di imporre all’Europa le proprie regole, facendo propri, invece, i principi di liberta che in quel momento gli europei difendevano. Oggi dovremmo avere memoria di quelle parole, creando le condizioni perche possano ancora essere pronunciate. Stefano Rodota, da Repubblica
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