La partita del petrolio è aperta. La zona irachena più ricca di petrolio è al centro di uno scontro aperto tra le forze governative del premier Nouri al Maliki (almeno 15mila uomini) e quelle dell’esercito al Mahdi, le milizie del leader radicale Muqtada al Sadr, che a Bassora ha una delle sue roccaforti. Almeno venti i morti e sessanta i feriti nella capitale del sud, ma la rivolta si sta estendendo, quattro le città sotto coprifuoco, oltre a Bassora, al Kut, Nassiriya e Hilla. Le forze di al Mahdi, ha detto un esponente del movimento di Muqtada, hanno reagito contro i «continui raid americani e arresti di persone innocenti» approfittando del fatto che le milizie avevano mantenuto un basso profilo da quando il loro leader aveva proclamato una tregua, lo scorso agosto. Di più, i leader religiosi sostenitori di Muqtada hanno accusato il governo, dominato da un’altra corrente sciita, di approfittare della tregua per colpire gli esponenti del loromovimento in vista delle elezioni provinciali del prossimo autunno. Nei fatti ad aizzare gli scontri è stata la visita del premier al Maliki lunedì a Bassora con l’obiettivo annunciato di riportare la «legalità» e mettere fine agli scontri tra le varie milizie - al Badr del Consiglio supremo islamico dell’Iraq, al Mahdi e al Fadhila, una scissione della corrente di Muqtada - per il controllo del territorio. È lo stesso al Maliki, anche comandante in capo dell’esercito, a guidare l’offensiva contro le milizie. Fin da subito l’esercito al Mahdi aveva minacciato l’estensione della rivolta. «Facciamo appello alla calma, ma questo nuovo piano per la sicurezza ha un’applicazione sbagliata», ha detto Harith al Edhari, responsabile dell’ufficio di Sadr a Bassora. Mentre il leader Muqtada ha minacciato una «rivolta civile» se non cesseranno gli attacchi delle forze Usa e di quelle irachene. A Sadr city, l’enorme quartiere sciita della capitale, l’esercito di al Mahdi ha ordinato alleforze di polizia e all’esercito di abbandonare il distretto. Il quartiere è poi stato circondato dall’esercito iracheno e dalle truppe americane, ingaggiate in duri scontri con i miliziani di al Mahdi. Non solo a Sadr city, i militanti di Muqtada hanno imposto la chiusura dei negozi e hanno bloccato le strade bruciando pneumatici anche in altri cinque distretti meridionali e orientali di Baghdad. Secondo alcuni testimoni i miliziani giravano senza armi ma avevano le scorte sui mezzi che li accompagnavano. La situazione è estremamente tesa. Il movimento di Muqtada ha annunciato una campagna di disobbedienza civile. Anche il gruppo parlamentare, che fa capo a Muqtada al Sadr, partecipa alla protesta: i trenta deputati hanno annunciato ieri che boicotteranno i lavori dell’assemblea legislativa finché non cesseranno gli arresti e le perquisizioni dei loro militanti. La delegazione di al Sadr aveva abbandonato anche la Conferenza per la riconciliazione, tenuta nell’anniversariodell’inizio della guerra, il 20 marzo e ritenuta anche da altri esponenti politici una farsa. Voluta dagli americani. In effetti la conferenza si è conclusa con un nulla di fatto. La tregua di al Mahdi è finita? «Questa decisione spetta solo a Muqtada al Sadr», ha risposto Nassar al Rubaie, capo del gruppo parlamentare. Nella nuova sessione parlamentare dovrebbe essere messa in discussione la contestata legge sulla privatizzazione del petrolio. E che di petrolio si tratta lo conferma la dichiarazione del ministro degli esteri Hoshyar Zebari alla Bbc: «Le milizie hanno preso il controllo della maggior parte della città (Bassora, ndr) e la legge e l’ordine sono collassati, tuttavia non si tratta di una causa persa perchè il governo sta prendendo le misure per rovesciare la situazione. Ricordate, Bassora è la linea di comunicazione vitale per l’Iraq. La maggior parte delle esportazioni di petrolio passano attraverso Bassora». Non solo, anche la maggior parte delle estrazioni sirealizzano proprio nei campi petroliferi di Bassora, da dove si esportano 1,54 milioni di barili al giorno. Proprio per questo «ci sono molti gruppi interessati a mantenere la loro parte di rendita petrolifera», sostiene Joost Hiltermann, analista dell’International crisis group. Ed è per lo stesso motivo che «sarà molto difficile per il governo centrale riguadagnare il controllo» di Bassora. La città era stata riconsegnata dai soldati britannici alle forze irachene in dicembre. Le truppe britanniche tuttavia non hanno lasciato completamente l’Iraq, 4.000 soldati (invece dei 2.500 previsti) stazionano ancora nell’aeroporto militare, ma non avrebbero partecipato agli scontri. Gli scontri in corso non fermano gli affari. È di ieri la notizia, diffusa da Radiocor, secondo la quale la Drillmec del gruppo Trevi sta concludendo un contratto con la Iraqi drilling company (ministero del petrolio) per la fornitura di impianti di perforazione per un valore di circa 130 milioni di dollari.Le attrezzature sono destinate ai campi petroliferi di Bassora, scontri armati permettendo. Mentre una delegazione russa tratta con i kurdi, «anche investimenti in campo petrolifero».de Il Manifesto
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