Sentenza Ruby, Berlusconi condannato a 7 anni,iterdizione perpetua
Sette anni di reclusione per Silvio Berlusconi, uno in più di quanto chiesto dall’accusa, e interdizione perpetua dai pubblici uffici. E’ la sentenza dei giudici del Tribunale di Milano al processo Ruby. I giudici hanno rimodulato l’accusa in concussione per costrizione invece che per induzione come ipotizzato dall’accusa. Berlusconi è stato condannayo anche per prostituzione minorile. Il verdetto è arrivato dopo sette ore di camera di consiglio. Disposta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. I giudici hanno stabilito anche l’interdizione legale per la durata della condanna. Il Tribunale ha deciso anche la trasmissione degli atti alla Procura perché valutinio le dichiarazioni di una lunga serie di testimoni; e la trasmissione all’ordine degli avvocati degli atti riguaranti dell’avvocato Luca Giuliante, primo legale di Ruby. Per il leader del Pdl la procura di Milano aveva chiesto sei anni – 5 per la concussione e 1 per prostituzioneminorile – e l’interdizione perpertua dai pubblici uffici. Secondo il procuratore aggiunto Ilda Boccassini e il pm Antonio Sangermano nella villa di Arcore, con quelli che gli inquirenti definiscono eventi, si materializzava “un sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento sessuale di Silvio Berlusconi”. Secondo gli inquirenti i fatti erano provati “oltre ogni ragionevole dubbio”. E nessuno aveva la Procura che “Ruby si prostituisse”, e che avesse “fatto sesso con Berlusconi … ricevendone dei benefici”: soldi, regali e promesse. Non solo l’allora premier “sapeva che la ragazza era minorenne”. La difesa aveva chiesto l’assoluzione. Secondo i legali la telefonata del Cavaliere in Questura fu “un’azione umana” e a Villa San Martino le feste non avevano nulla di indecente. Ma non solo; i difensori avevano ricordato che tutti i testimoni avevano negato “di aver avuto rapporti sessuali con Berlusconi” e che nessuno aveva visto Karima El Mahroug in atteggiamenti intimi conl’allora premier. I testi della difesa pagati “erano già aiutati economicamente” prima e quindi da considerare credibili. Delle intercettazioni Niccolò Ghedini aveva detto che bisognava leggerle bene e che alcune avevano tono scherzoso. L’avvocato Piero Longo aveva posto anche una serie di questioni tecniche come la dichiarazione di incompetenza territoriale del collegio, il trasferimento dal Tribunale dei ministri e infine l’insussitenza del reato di concussione perché con la nuova legge sulla corruzione si sarebbe verificato una sorta di “suicidio del capo imputazione” in quanto l’induzione esercitata da Berlusconi sarebbe avvenuta per un errore e avrebbe indotto in errore la Polizia.