La storia dell’avventura spaziale italiana
 











La parola "razzo" e nata in Italia, a Venezia, alla fine del Trecento. Da allora fu usata in tutto il mondo. E quindi dalla laguna veneta che inizia la storia d’Italia nello spazio.
Durante la guerra tra Genova e Venezia, nel 1379 una torre di Chioggia fu messa a ferro e fuoco per mezzo di un nuovo congegno: una rocchetta, cioe un razzo, realizzato con polvere pirica; di solito utilizzata per i fuochi d’artificio.
Nel 1540 usciva uno dei primi libri sulla pirotecnica.
L’autore era il senese Vannoccio Biringuccio, alchimista poi diventato ingegnere metallurgico: aveva competenze chimiche e metodi scientifici che anticipavano quelli definiti un secolo dopo da Galileo Galilei.
A Roma faceva grande uso di razzi l’architetto Gian Lorenzo Bernini.
Il quale nel 1651 in occasione della nascita di Filippo IV, presentava alcune macchine pirotecniche capaci di effetti spettacolari.
L’Italia era la sede delle scuole piu importanti in Europaper la produzione di fuochi d’artificio.
La pirotecnica italiana manteneva la supremazia sul continente fino alla fine del XVII secolo; quando i francesi, con Luigi XIV, raccoglievano l’eredita diventando loro i maestri. Grazie anche ai cervelli italiani attratti da Parigi, come i fratelli Ruggieri.
La conquista dello spazio comincia da quei razzi usati per suscitare meraviglia. Ne racconta la storia, in maniera avvincente e documentata, Giovanni Caprara, giornalista scientifico del "Corriere della Sera", nel suo libro "Storia italiana dello spazio" (Bompiani).
Caprara riscopre i personaggi e i fatti che ne sono stati protagonisti per otto secoli. Ben presto i razzi uscirono dall’ambito pirotecnico: divennero uno strumento di difesa. Poi un campo di sviluppo tecnologico d’avanguardia e, infine, un mezzo per uscire dalla Terra, far progredire la scienza e lanciare satelliti per i fini piu vari. In quest’avventura l’Italia mostra capacita riconosciute e rispettate a livellointernazionale.
Nel 1687 Isaac Newton nei "Principia matematica" poneva le basi della razzo-tecnica. Non era questo il suo obiettivo.
Ma le sue intuizioni offrivano la teoria e la matematica necessaria: la terza legge della dinamica, con il principio di azione e reazione. Sarebbero occorsi tuttavia altri due secoli prima che fossero riconosciute e applicate.
Verso la fine dell’ottocento un solitario autore triestino, Francesco de Grisogono, pubblicava il libro "Sulla possibilita di viaggiare gli spazi celesti.
Studio basato sopra la scoperta dell’oscillante, un mezzo fisico per volare nel vacuo".
Era il 1883 e i giornali del tempo discutevano della possibilita di vita su altri pianeti. Grisogono studiava un tipo di motore che potesse consentire all’uomo di esplorare lo spazio: per "squarciare finalmente le catene della gravita che per tanti e tanti secoli lo tenne prigioniero su questo angusto globo". Agli inizi del Novecento l’ingegnere bresciano Luigi Gussalla(1885-1950) studiava un motore per viaggiare nello spazio. L’entusiasmo per l’impresa usciva dall’ambito scientifico. Contagiava Filippo Tommaso Marinetti, iniziatore del movimento futurista.
Nel 1923, in Germania, Hermann Oberth stampava il libro "Die rakete zu den planetenraumen", che diventera la bibbia degli studi spaziali. Oberth sara maestro di Wernher von Braun, il costruttore della V2, primo missile balistico della storia.
Gaetano Arturo Crocco (1877-1968) scienziato illustre, ufficiale del genio aeronautico durante la prima guerra mondiale, nel 1908 aveva costruito e fatto volare il primo dirigibile italiano sul lago di Bracciano e poi su Roma.
Aveva fondato l’Istituto centrale aeronautico dove collaborava con il grande matematico Vito Volterra.
Nel 1935 concepi il piano di Guidonia, la "citta del volo", promuovendone la realizzazione. Guidonia diventera e rimarra sino al 1943 uno dei piu importanti centri di ricerca aeronautica a livellointernazionale.
Conclusa la seconda guerra mondiale, il 10 febbraio 1947 l’ambasciatore italiano Antonio Meli Lupi di Soragna firmava a Parigi il trattato di pace con le potenze alleate vincitrici. Le limitazioni imposte erano notevoli, soprattutto quelle riguardanti i possibili futuri armamenti.
L’Italia non poteva costruire o sperimentare armi atomiche o alcun tipo di missile autopropulso o guidato.
Era pure vietato l’acquisto di materiale di origine o progettazione tedesca.
L’avanzatissima tecnologia militare tedesca era un prezioso bottino di guerra per gli Alleati: doveva rimanere un desiderio proibito per l’Italia.
Il trattato impediva inoltre ai nostri scienziati di elaborare progetti o condurre studi nel nuovo campo tecnologico: che era certamente di grande interesse militare, ma offriva altresi prospettive di utili applicazioni di tipo civile.
Gli scienziati italiani gia ben noti a livello internazionale decisero di abbandonare l’Italia, cercando prospettivepiu sicure negli Stati Uniti.
Nella fase della guerra fredda, lo spazio divenne il luogo nel quale dimostrare la propria superiorita tecnologica, militare e politica.
Nikita Kruscev, leader del Cremlino, iniziava subito, appena lanciato il primo Sputnik nel 1957, a cadenzare le imprese cosmiche secondo le necessita del partito.
L’America cercava di rispondere: "in gioco, attraverso lo spazio, c’erano la sfida tra la superiorita del comunismo o quella del capitalismo e tra i rispettivi modelli di societa", ricorda Caprara.
I governi europei cercarono un loro ruolo. La Francia con Charles de Gaulle costitui un’agenzia spaziale nazionale.
Nel 1961 l’approvazione del Progetto San Marco, elaborato dallo scienziato Luigi Broglio, segna l’ingresso dell’Italia nella competizione spaziale.
Intanto il presidente americano John Fitzgerald Kennedy annunciava il programma di sbarco sulla Luna. Quando nel 1969 Neil Armstrong e Edwin Aldrin mettono piede per la prima volta sullaLuna, l’America ripristina la sua superiorita sul pianeta.
Nell’ottobre 1979 il Cipe approvo la nascita del Piano nazionale spaziale, affidato al Cnr.
Il Piano dava all’Italia una base solida e ragionata, in una prospettiva quinquennale. Il piano otteneva il via libera nell’aprile 1980, le societa produttrici a vario titolo, erano numerose: da Aeritalia a Italspazio, da Officine Galileo a Selenia spazio, Fiat ricerche e Telespazio.
Nella prima meta degli anni novanta la situazione economica, sociale e politica dell’Italia tornava a essere molto critica. Il ciclone giudiziario Mani pulite spazza via una intera classe politica. L’Agenzia spaziale italiana entra in un periodo di notevoli difficolta, per motivi economici e problematici rapporti interni. Non solo erano ridotti gli stanziamenti.
Il settore della ricerca e persino coinvolto in dispute burocratiche e giudiziarie, tra Universita di Roma e Agenzia spaziale.
Ambiziosi progetti, come il motore atomico per Marte delNobel Carlo Rubbia, non ebbero seguito.
Intanto, anche la Cina e entrata nel campo dei voli umani. La scena dello spazio mondiale e cambiata. La Cina ha tra i suoi obiettivi un piano di esplorazione lunare dopo il 2020. Intanto prepara la costruzione di una stazione spaziale. L’India si e dotata di una notevole capacita di lancio, con la quale e entrata nel mercato internazionale del trasporto in orbita.
Negli Stati Uniti Barack Obama ridimensiona le attivita spaziali. E punta sul coinvolgimento dei privati.
La Russia dopo la grande crisi seguita alla fine dell’Unione Sovietica cerca un difficile rilancio: proponendo anch’essa un ritorno sulla Luna.
L’Europa pur avendo capacita e tecnologie resta incerta, "senza esprimere grandi mete", rimarca Caprara.
E in questo contesto che l’Italia deve costruirsi un futuro in un campo d’avanguardia. Pasquale Rotunno









   
 



 
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