Per nulla saggio manomettere la Costituzione
 











No, non e per nulla saggio manomettere la Costituzione. Lo dicono i costituzionalisti "non saggi", i militanti della Costituzione (la definizione e loro) che sono stati esclusi dalla commissione che, appunto, ha consigliato il governo su come farla finita con una Carta mai pienamente applicata eppure d’intralcio per i poteri fortissimi che stanno governando la crisi globale.
La commissione Affari costituzionali, dopo poche ore di discussione, ha votato di notte il disegno di legge costituzionale voluto da Letta (per la legge ordinaria sui condomini ci sono voluti quattro anni!) e fissato un "cronoprogramma" per imporre in pochi mesi il presidenzialismo e una nuova legge elettorale. Poche ore dopo, in una sala convegni di Montecitorio i costituzionalisti "per niente saggi" si sono riuniti per denunciare il <progetto oscuro>, secondo Domenico Gallo, <la legge grimaldello> come la definiscono i Comitati Dossetti che hanno lanciato unappello alla mobilitazione. Si tratta del d.d.l. cost. n. 813 che, nel giro di diciotto mesi, dovrebbe portare all’approvazione di uno o piu progetti di legge di revisione costituzionale dei titoli I, II, III e V della Parte seconda della Costituzione. Per ottenere questo risultato si punta ad una procedura straordinaria in deroga a quella prevista dall’art. 138 per la revisione della Costituzione.
Si discute proprio mentre Napolitano da gia forma al presidenzialismo strisciante scippando al Parlamento l’ultima parola sugli F35. E a tutto cio allude il dibattito inquieto dei costituzionalisti, al presidenzialismo, innanzitutto, e ad un sabotaggio definitivo <eterno>, come dicono i giuristi, al principio di rigidita della Costituzione. Chi ha letto quel documento, come Domenico Gallo, magistrato ed ex parlamentare, ha la precisa impressione che recepisca gli ammonimenti di Jp Morgan sulle "patologie europee", ovvero l’attacco frontale alle costituzioni nate dalle resistenzeantifasciste dell’Europa meridionale e che hanno il grave torto, agli occhi della finanza globale, di prevedere tutele dei lavoratori e diritti di protesta. <E’ un ossequio alla Trilaterale - dice Gianni Ferrara, uno dei piu noti costituzionalisti italiani, professore emerito di Diritto costituzionale dell’Universita "La Sapienza" di Roma - che da trent’anni chiede di "governare la democrazia">. Monti e Letta, frequentatori di Trilateral e Bilderberg sarebbero i trait d’union dell’<attacco sovranazionale>. Dira piu tardi Salvatore Bonadonna che Letta e il figlio politico di quell’Andreatta che sgancio la Banca d’Italia dal Ministero del Tesoro precorrendo i tempi.
Tecnicamente, ha avvertito Gallo, si cerca di spacciare come "revisione" quella che Ferrara denuncia come tentativo costituente, inedito ed eversivo, del Quirinale e di Palazzo Chigi. E’ Letta a firmare il disegno di legge 813 che vuole comprimere il ruolo del Parlamento in nome di governabilita epresidenzialismo. <Ma se la Consulta dovesse dichiarare il Porcellum incostituzionale che ne sarebbe di questo parlamento?>, si chiede Ferrara esortando alla cautela, ad evitare che ci siano i due terzi di si alle Camere cosi da poter svolgere un referendum popolare. Ma i precedenti non sono incoraggianti. Quando nel 2012 si provo a chiedere alla Finocchiaro la medesima cautela per il pareggio di bilancio in Costituzione, lei rispose picche e adesso e proprio suo l’emendamento che permette di manomettere perfino la prima parte della Costituzione, la parte sui diritti.
Spieghera Alessandro Pace, del comitato Salviamo la Costituzione, che la Carta e rigida (nel senso che ha bisogno di una maggioranza qualificata per essere modificata o di referendum popolari per essere modificata) e che le deroghe sono percio impossibili, anche una tantum. Perche l’una tantum avrebbe comunque ricadute sulle leggi costituzionali figlie della deroga. Le "rotture" della Costituzione, insomma,possono essere solo <puntuali, temporanee e provvisorie>, secondo Pace che insegna dal ’67 e ha un curriculum di 300 pubblicazioni sulla Costituzione.
La dubbia legalita dell’operazione va associata alla scarsa legittimita di chi la persegue. Per Gallo, quello tra Pd e Pdl e un patto anomalo di governo. Per Gaetano Azzariti (che, assieme a Rodota e altri ha dato vita alla Convenzione per la democrazia costituzionale) un <governo di crisi, un governo d’eccezione (l’ammissione e dello stesso Letta) non puo scrivere un testo che vale "per l’eterno">. Anche i partiti non possono vantare lo stesso livello di legittimazione di cui godevano i partner dell’arco costituzionale che varo la Carta nel ’48. La <pulsione costituente>, dopo anni di quiete, e riesplosa gia con l’approvazione della costituzionalizzazione del pareggio di bilancio scritta con una stampa particolarmente distratta. Azzariti si domanda anche le ragioni della fretta di Letta e trova le risposte nella suavoglia di arrivare in carica al semestre di presidenza italiana dell’Ue. Ma la cultura del presidenzialismo si impone quando il principale azionista del governo e della "riforma", il Pd, e profondamente diviso, secondo Azzariti <in stato confusionale>. Se non e il <tiranno> e, almeno, la <post-democrazia> frutto della <democrazia maggioritaria>, ossia di quella semplificazione del sistema politico che ha favorito quella concentrazione di poteri che nel parlamento puo trovare un intralcio. Guidando il processo di manomissione della Carta, il Pd sta tradendo non solo le due tradizioni di cui si ritiene depositario (quella socialista e quella cattolica) ma le ragioni della piu recente stagione di opposizione al berlusconismo.
Un’eccezionalita che non puo che allarmare. Per Raniero La Valle, sulla scia di Carl Schmitt, e il Sovrano a gestire lo stato d’eccezione che, per definizione, e fuori dalle regole. Dunque si sta per produrre una Costituzione che servira agovernare lo stato d’eccezione determinato dalla crisi globale, quella in cui Jp Morgan pretende che si abbandoni la zavorra dei diritti per resistere alla competizione.
L’urgenza di una mobilitazione e le sue difficolta sono sotto gli occhi di relatori e platea. Non basta l’apporto della dottrina bisogna convocare la societa civile. Ma se La Valle pensa che sia il caso di stabilire un rapporto, anche se critico col Pd, Gianluigi Pegolo, della segreteria del Prc e interno all’Associazione per la democrazia costituzionale, suggerisce di cercare immediatamente con chi, in parlamento, si colloca all’opposizione. A Pegolo non sfugge l’urgenza della mobilitazione e chiede una regia unica e l’unificazione del fronte per invertite le priorita, per una battaglia che punti a una nuova (e costituzionale) legge elettorale piuttosto che la "legge grimaldello". La mobilitazione, che sia ampia e non rituale, capace di agitare la piazza e la rete, dovra demistificare i luoghi comuni sulbipolarismo e l’ossessione ormai ventennale per la governabilita. Checchino Antonini









   
 



 
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