Fiat scala Rcs, Marchionne chiude fabbriche ma compra giornali
 











-Una partecipazione strategica, altrimenti non avremmo investito tanto-, dice Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, a proposito del recente aumento di capitale nella partita Rcs (la casa editrice che controlla il Corriere della Sera). Nelle ultime settimane, infatti, il Lingotto ha raddoppiato la sua partecipazione nel gruppo editoriale portandola sopra il 20%. Il tavolo Rcs da parte di Fiat e seguito in prima persona dal presidente di Fiat John Elkann. Qualcuno dice che sia il giocattolino che Marchionne ha concesso al rampollo degli Agnelli perche, visto che notoriamente non sarebbe un falco della finanza, non faccia danni altrove. Ma la faccenda e sicuramente piu complessa e avra delle ripercussioni sulla vita pubblica italiana. Ed e piu profonda della fiction Agnelli-Della Valle costruita dalla stampa gossippara a colpi di foto "rubate" su barche, spiagge e ristoranti a la page.
Narra Dagospia che i fratelli Della Vallesarebbero stati visti a Capri a bordo dello yacht prediletto da Mastella, l’Altair, la barca in legno di 65 metri. I due discutevano animatamente probabilmente proprio di RCS e dei soldi per l’asta dei diritti del 15% inoptato (su cui non c’e opzione) in programma domani (e fino al 16 luglio per un impegno di sottoscrizione da 60 milioni, pari poi all’11,2% nel capitale post operazione. Nel caso di asta deserta, le banche interverrebbero per 49,4 milioni) che potrebbe consentirgli di fronteggiare la scalata della Fiat con una quota superiore all’attuale quota dell’ 8,81%.
Per chi osseva la questione dall’altro lato della strada, dalle finestre di Repubblica, sono le <baruffe chiozzotte> dei salotti buoni della finanza. Lo scioglimento dei patti che per decenni hanno blindato il sistema, osserva Massimo Giannini, e tormentato come nel caso Rcs. Quella tra Agnelli e Della Valle e per Giannini una strana guerra. <John Elkan, memore dell’eredita morale dell’Avvocato, si ricordadi essere un Agnelli, innamorato dei <suoi> giornali. Rastrella il 20%, e non gia lanciando la Exor (come sarebbe piu naturale, vista la liquidita appena entrata in cassa grazie alla vendita di Sgs ai belgi per la bellezza di 2 miliardi) ma schierando direttamente la Fiat (non proprio nelle condizioni ottimali per un’operazione del genere, oberata com’e dal crollo delle vendite auto e dalla fusione con Chrysler). Una mossa a sorpresa, spiegata sommariamente sul piano industrial-finanziario, ancorche illustrata preventivamente al presidente della Repubblica>. Che potrebbe, secondo Giannini, vedere in campo Murdoch (gli squali australiani previsti da Giannini) a fianco della schiatta del fu Avvocato.
Visto dai cancelli di Mirafiori, la spesa di Elkann non e delle piu tranquillizzanti. Mirafiori e praticamente ferma e il polo del lusso strombazzato da Marchionne non bastera a restituire il lavoro. Ne la tela finanziaria tessuta dal gruppo negli States e garanzia di un futuroproduttivo. Ma Giorgio Cremaschi avverte che la scalata di Elkann segnala l’interesse della Fiat a riconquistare uno spazio centrale nel salotto buono del capitalismo finanziario italiano. <Immaginate la Ford all’assalto del New York Times, o la Peugeot che vuol controllare Le Monde, o la Volkswagen che spende per la Frankfurter Zeitung... Solo da noi questo avviene senza scandalo, e con il servilismo del governo e di chi lo sostiene. Ma perche una multinazionale dell’auto prevalentemente americana considera strategico il controllo della Rcs? Perche la Crysler Fiat, che gia controlla La Stampa, considera strategico costruire in Italia un impero editoriale, quando anche Mirafiori va in malora per assenza di investimenti? La Fiat vuole il Corriere perche vuole partecipare in prima persona alla ristrutturazione del potere economico e politico che il governo delle larghe intese sta amministrando. Proprio perche investe sempre meno nella produzione industriale e nella ricerca, la Fiatspende piu soldi per fare affari e finanza assieme e dentro il potere politico>.
Gli osservatori sono certi che le diplomazie, in barba al libero mercato, sono all’opera - oltre che per un rialzo del titolo - per aprire un canale tra i due contendenti perche morto un patto se ne fa un altro, <sempre>, dice chi se ne intende. Si ipotizza anche un valzer di direttori: Calabrese se vince Fiat, Anselmi se la spunta Della Valle.
Ma nessuno dei commentatori finanziari, penne abituate all’epinicio (il canto greco in lode dei vincitori), coglie i rischi dell’ingombro degli azionisti sui giornali stessi. <La vicinanza di questi azionisti ai giornali e sempre stato un problema>, spiega Liberazione Raffaele Fiengo, una vita da "spina nel fianco" al Cdr di via Solferino e un presente da professore all’universita di Padova. Fiengo e memoria storica di un’altra incursione di Fiat sul Corsera. Era il ’73 ma all’epoca si trovo il modo di separare il giornale dal capitale. Poivennero le stagioni di Rizzoli, della P2, del Caf e il piu grande giornale del Paese non ha ancora trovato strumenti per strutturarsi nei confronti di una <somma di poteri immanenti>. E dire che ne e passato di tempo da quando Einaudi suggeri la creazione di comitati di fiduciari scrivendo su una rivista inglese nell’aprile del 1945. Una mossa in quella direzione fu fatta - e c’era lo zampino di Fiengo nel cdr - con la costituzione di Fondazione Rcs ma poi gli azionisti sono entrati nei consigli di amministrazione e questa immanenza si intreccia con le altre questioni che si pongono con la trasformazione del mestiere grazie alla tecnologia. I giochi di potere dopano i processi di trasformazione e l’Italia e l’unico Paese democratico senza un Freedom informaction act (Foia), ossia senza una legge che renda trasparenti le amministrazioni pubbliche. Da anni Fiengo figura tra i promotori del Foia.
Cosi, mentre negli Usa il New York Times (e non solo lui) incassa i primi frutti dipolitiche di spesa assennate e lungimiranti, mentre in tutto il mondo si cominciano a contare esempi di nuovo giornalismo - dentro e fuori la rete - capace di qualita ed efficienza contabile, la scalata alla Rcs proietta da noi gli spettri inquietanti della concentrazione in poche mani di testate importanti come La Stampa e il Corriere. Gia di per se, a sentire Vincenzo Vita, sarebbe una violazione della legge dell’editoria. E, ricordando il declino di una testata come Il Giorno quando e finita nelle mani di Riffeser-Monti, chiunque e percorso da una scarica di brividi al pensiero di una "razionalizzazione" simile che coinvolga la testata milanese e quella di Torino che, con la perdita dei loro connotati, verrebbero a perdere i riferimenti con le comunita dei lettori e con le residue speranze di un giornalismo not embedded e della sua necessaria qualita per essere all’altezza delle trasformazioni in corso. Checchino Antonini
Ecco, infine, l’azionariato in attesa dell’astadell’inoptato:
Fiat 20,135%
Mediobanca 15,14%
Diego Della Valle 8,81%
Fonsai 5,54%
Pirelli 5,3%
Intesa Sanpaolo 5,018%
Italmobiliare 3,74%
Eredi Rotelli 3,257% (4,13% con la quota in opzione)
Sinpar (Lucchini) 1,27%
Edison 1,08%
Edizione 1,045%
Mittel 1,042%
Generali 0,989%
Erfin (Bertazzoni) 0,77%
Francesco Merloni 0,52%

 









   
 



 
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