Nelle luminose e profumate giornate estive (scie chimiche permettendo) il pensiero di chi non è intruppato nelle file allineate e coperte del regime in putrescenza ha l’onere e l’onore di riflettere seriosamente sul mondo in involuzione e su se stesso. Il compito non è piacevole. D’altronde lo schermo lcd del televisore e dello smartphone, altra imposizione tecnologica, ci travasano nel cervello con cadenza incessante i dogmi del modernismo e della globalizzazione mentale e economico-finanziaria. I media con le loro informazioni, i filmetti, la pubblicità ebete ed assurda ci spingono in un mondo vacuo, di ologrammi, di falsità vergognose, di diseducazione ululante. La gente fa finta di non credere a quello che le propinano ma tutto quello che il gregge cittadino riesce a partorire sono umili proteste, mugugni ripetuti ed inutili, affogati nell’accidia del tran-tran quotidiano. L’ Inazione è il verbo d’eccellenza del disciplinato,corretto e lobotomizzato cittadino del XXI secolo. Mi ricorda molto il diritto al mugugno, che il marinaio imbarcato nei secoli scorsi contrattava in Inghilterra coll’armatore: ciò gli dava diritto di “sputare il rospo” di fronte agli ordini del capitano, insomma di lamentarsi, sia pure sobriamente come capita ai sudditi della perfida Albione. I vari “, ma non possiamo farci nulla”, “ sperem” si contaminano con i più ruspanti “ma che dovemo da fa?”. Insomma, tutto procede, come sempre, peggio di sempre. “La speranza è in fiamme” recita una strofa di una canzone rock irlandese assurta ormai al rango di brocardo del mondo globalizzato e morente. Il fatto notevole è che la situazione generale di noi tutti è precipitata in maniera esponenziale negli ultimi anni. Ormai è inutile cercare Valori, Tradizione, Idee, ideali. Tutti dicono e fanno di tutto ed il contrario di tutto senza tema di smentita. Ma soprattutto senza che alcuno alzi la manina e si permetta un “Ma checazz..?” L’eterogenesi dei fini di pirandelliana memoria trova nella societa post-industriale dello strozzinaggio l’apogeo, Orwell la santificazione, il Kalì Juga l’attuazione più totale. In siffatto sfacelo putrescente , graziosamente coltivato dai liberatori coi cingoli, la vera memoria storica, cancellata ab ovo viene ri-editata dai tuttologi in servizio permanente effettivo al regime democratico in una versione al negativo fotografico, mentre vengono imposte pseudo norme che solo menti rozzamente ignoranti e palesemente criminali possono partorire. L’elenco è sotto gli occhi di tutti. Per rimanere in ambito nazionale ricordiamo la recentissima proposta per le manette ai ricercatori storici politicamente scorretti e la santificazione del “diverso” in ogni declinazione, meglio se oltremodo indecente. Gli enti morali o religiosi, teoricamente preposti al memento mori sono i soggetti portanti della distruzione etica, fino al masochismo. Il disvalore diffuso è talmenteampio che appiattirsi sul dettato dei poteri forti diviene un valore in sè per chiunque abbia usurpato un qualche potere di rilievo nella società, a qualunque livello. “Goditi la guerra figliolo: la pace sarà terribile!” Non si può non riconoscere ai veterani combattenti tedeschi della seconda guerra mondiale il pregio della lungimiranza: ho la netta sensazione che stiamo vivendo ora gli esiti più nefasti del tradimento e della svendita della nazione che anticiparono l’invasione dei barbari col chewing gum e che le generazioni anni 80, 90 e successive avranno un destino affatto diverso. Nessun fiati! Non c’è reazione nel popolino stressato dal caldo e felicemente assuefatto alle tavole rotonde disinformative dei media di regime. Mirare un po’ più in alto, appoggiarsi agli intellettuali pret-a-porter “ideologicamente e socialmente impegnati” è un salto nel vuoto senza paracadute. Ci sono, è vero, e meno male, associazioni combattive e di nobili intenti, ma schedate,controllate, talvolta inquinate. Insomma è una lotta pluridecennale senza sbocco visibile contro le stesse entità nemiche, saldamente infeudate ad un sistema di potere opprimente, autorefenziale, spietato nel momento in cui viene messo in pericolo o discusso seriamente. C’è poca scelta, come sinteticamente e splendidamente ha espresso Vincenzo Mannello in un articolo su Rinascita. La chiave di volta, o meglio il sacro Graal starebbe tutto nel passaggio logico e ontologico dal nostrano e qualunquista “Cumannà è mejo che fottere” (comandare è meglio di fottere) al “Klagt nicht: Kaempft!” (Non lamentarti: combatti!) motto dei paracadutisti tedeschi. Purtroppo, allo stato attuale, non è nemmeno immaginabile il giorno in cui, almeno un esiguo gruppo di aristocratici miliziani di pensiero e di azione, decideranno di unire gli intenti per condurre la nazione alla riscossa per mano. M. Picasso
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