Raffaele Calace, Paganini del mandolino
 







di Rosario Ruggiero




Che l’Italia abbia dato infiniti contributi all’arte della musica è cosa nota e riconosciuta dal mondo intero, innumerevoli sono stati infatti i personaggi esemplari di questa nazione artefici di una forte incidenza sulle migliori espressioni sonore dell’umanità, alcuni anche famosissimi, non pochi però sconosciuti ai più, seppur non meno importanti. Tra questi, sicuramente Raffaele Calace, napoletano, discendente di una importante famiglia di liutai tutt’oggi operante a Napoli, prestigiosissima costruttrice di mandolini. E sarà proprio uno sviscerato amore per il mandolino che animerà la vita e l’opera di questo poliedrico ingegno il quale, non pago di costruirne di eccellenti, esaltandone le virtù sonore, le risorse espressive e le possibilità tecniche, lo perfezionò fino a portarlo alla definizione ultima attuale.
Non contento ancora costruì un particolare arciliuto trasformando antichi esemplari, sì da poter avere funzione di contrabbasso inuna orchestra esclusivamente di strumenti a plettro, dal mandoloncello tirò fuori il “liuto cantabile”, e brevettò la mandolira per compensare lo spostamento del mandolino, tra il XIX ed il XX secolo, da strumento dell’alta borghesia e della migliore nobiltà a strumento folcloristico e popolare in virtù della strepitosa affermazione della canzone classica napoletana.
Ma fu specialmente con il suo strumento prediletto che girò il mondo, applaudito esecutore, tanto virtuoso da meritare l’appellativo di Paganini del mandolino ed, in terra nipponica, ricevere la Commenda del Sacro Tesoro Giapponese dall’imperatore Hirohito.
Suonerà anche in duo con la figlia Maria, altrettanto eccellente mandolinista.
Ciononostante il suo irriducibile impegno non finì qui. Diplomato in composizione, pubblicò ben circa duecento opere per il suo strumento nelle varie espressioni, solistiche e d’insieme, fu autore di un metodo per lo studio del mandolino, poi stampato anche in tedesco, francese egiapponese, nel 1905 diede luogo alla rivista Musica Moderna, che durò cinque anni, fu didatta, anche di chitarra, ed organizzatore di eventi musicali. Non poche le onorificenze che gli valse la sua eccezionale attività di liutaio.
In Giappone, nel 1985, è stata pubblicata la sua opera omnia ed esistono varie incisioni delle sue composizioni, nonché registrazioni delle sue esecuzioni.
Nacque nel 1863. Oggi, a centocinquanta anni dalla nascita, il mondo degli appassionati del mandolino non manca di ricordarlo doverosamente. A luglio, in Francia, a Castellar, con la quinta edizione del concorso internazionale a lui dedicato, a Napoli, a maggio ed a settembre, con concerti per mandolino in suo onore, Brescia lo ricorderà con una serie di manifestazioni, Ripalimosani, presso Campobasso, a novembre, con il decimo concorso internazionale, ospitato dall’associazione “Pietro Mascagni” ed organizzato dalla Federazione Mandolinistica Italiana con la collaborazione della liuteria Calace,in Giappone, ad Osaka, a breve, con la seconda edizione di un concorso di esecuzione al mandolino. Un libro, a cura dei suoi discendenti, infine, è in procinto di essere pubblicato, corredato da tre cd che racchiuderanno gli spartiti originali e le esecuzioni del maestro riversate da vecchi dischi a 78 giri.
Un anno, quindi, questo 2013, importante per ricordare un uomo non trascurabile come artista e come artigiano, e soprattutto, in Italia, attirare l’attenzione su uno strumento musicale che a Napoli trova la sua migliore costruzione, ma in Asia la sua più appassionata adozione, anche con intere orchestre interamente di mandolinisti, mentre da noi, al di là di poche cattedre nei conservatori, non se ne prevede nemmeno l’insegnamento nelle scuole medie ad indirizzo musicale e nei neonati licei di musica.










   
 



 
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