Tutti coloro che si occupano di politica e ne parlano e ne scrivono nei convegni di partito, sui giornali, dagli schermi delle televisioni, su un punto sono d’accordo: il governo Letta deve smettere di fare annunci e deve finalmente produrre fatti; magari piccoli fatti, cosucce – come dicono quanti (e sono parecchi) giudicano il governo e chi lo presiede come una zattera di fortuna che al massimo può tenere in vita per qualche settimana un paese allo stremo per poi finalmente cedere il posto a vascelli più consistenti e a capitani e timonieri più adatti alla bisogna. SOTTOLINEO che su questa valutazione minimalista del governo in carica, sulla sua dimensione politica appropriata per "cosucce" e non altro e infine sulla sua prosopopea di vasti annunci di panna montata che si sgonfiano non appena arrivati in tavola, l’accordo è pressoché generale. Lo pensano in massa i "berluscones", lo pensano i montiani e i montezemoliani, lo pensano i grillinied anche il 90 per cento dei democratici, militanti di un numero impressionante di fazioni o semplici elettori influenzati da dibattiti che hanno tutti la stessa impronta. Le sole eccezioni a questa "communis opinio" che potrebbe perfino essere promossa a "vox Dei" sono: la Commissione di Bruxelles dell’Unione europea, il presidente della Bce Mario Draghi, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, il presidente americano Barack Obama, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier spagnolo Mariano Rajoy, il presidente francese François Hollande, il premier inglese David Cameron e - guarda caso - il presidente della nostra Repubblica Giorgio Napolitano. Per quel che vale, mi permetto di aggiungere il sottoscritto. La compagnia è buona, anzi eccellente, ma in patria il segno è inverso e la stima di cui gode Letta presso l’elettorato è ancora abbastanza elevata, il 45 per cento circa, ma il governo nel suo complesso supera di poco il 20. Giornali e televisioni ripetono ilritornello ogni giorno e ogni ora, i sacrifici di un’economia in crisi fanno il resto ed è di scarso conforto il fatto che siano sopportati da almeno tre quarti dell’Europa. Ma questo modo di sentire e di dire corrisponde a verità? Questo è il punto chiave cui bisogna rispondere partendo da una premessa che molti tendono a dimenticare: il governo esiste da tre mesi, nominato da un Capo dello Stato che aveva già lasciato il suo mandato ed era stato indotto a reiterarlo nonostante una sua conclamata ritrosia. E’ sostenuto in parlamento da tre partiti, due dei quali (i maggiori) hanno modi di pensare, comportamenti pubblici e privati, storie politiche e geografie private completamente diverse e anzi di segno opposto. Per di più uno dei due partiti in questione è di proprietà del suo "boss" mentre l’altro è di proprietà dei suoi militanti e dirigenti che purtroppo da parecchio tempo antepongono i propri interessi e le proprie personali visioni politiche a quelle del partito consideratonella sua interezza. Ricordata questa premessa, peraltro assai importante, e quella del breve tempo fin qui trascorso, andiamo ai fatti. E’ stato rinviato (ormai di fatto abolito) l’aumento di un punto dell’Iva che sarebbe dovuto scattare il primo luglio e che avrebbe prodotto un aggravio molto pesante del costo della vita che è già agli estremi della sopportabilità. CONTEMPORANEAMENTE è stata sospesa la rata di pagamento dell’Imu e le rate successive; il nostro ministro del tesoro Fabrizio Saccomanni sta preparando la sostituzione dell’imposta con una diversa tassazione che colpirà principalmente le fasce sociali con più consistente capacità patrimoniale e reddituale, esentando o ribassando fortemente il prelievo sulla prima casa per i ceti non abbienti. Se questi primi passi vi sembran pochi aggiungo che già da un mese la pubblica amministrazione ha pagato 16 miliardi alle imprese creditrici e si accinge a un nuovo versamento di 20 miliardi entro l’anno. Si tratta diliquidità preziosa per le imprese in una fase di stretta bancaria assai gravosa per un sistema industriale fortemente dipendente dal credito. TRA LE "COSUCCE" che il governo sta preparando con la revisione costituzionale prevista (che non altera affatto le procedure dell’articolo 138 se non riducendo l’intervallo tra la doppia approvazione delle Camere) ci sono la riforma del Senato in senso federale, il taglio del numero dei parlamentari e l’abolizione delle province. Il "filibustering" dei grillini ha rinviato al prossimo settembre l’approvazione di questo disegno di legge facendo inutilmente perdere tempo prezioso, con l’avallo di molte e anche illustri firme le quali, nella loro larga maggioranza, hanno dato il proprio nome solo per motivi di intolleranza politica e non per la specifica questione concernente il 138, come si desume chiarissimamente dalle motivazioni pubblicate dalle firme più autorevoli. Tra le altre "cosucce" c’è la pressione crescente che l’Italia staesercitando su tutto lo scacchiere europeo per una politica di finanziamento dell’occupazione in genere e di quella giovanile in particolare. Infine l’Unione bancaria e forme di garanzia statale ai depositi fino a una quota di 90-100 mila euro a depositante. Cento giorni, mentre i partiti si azzuffano all’interno e all’esterno. E’ evidente che se il Pdl non accetterà la sentenza che riguarda Berlusconi e risponderà con atteggiamenti e iniziative eversive il governo non durerà. Ma la colpa e la responsabilità andrà data a chi avrà voluto questo risultato precipitando il Paese in un marasma senza alternative. Questa è la realtà e non quella che si racconta giornalmente.
Pubblichiamo l’ultimo articolo di Eugenio Scalfari per ’l’Espresso’, intitolato ’Altro che cosucce, Letta governa eccome’.
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