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Sanità: un sistema in conflitto d’interessi, tangenti e lobbismo gonfiano la spesa - C’è un uomo nel parcheggio, aspetta che il primario esca dall’ospedale, in tasca per lui ha una busta piena di contanti. E’ il "ringraziamento" per aver scelto, fra tante, la migliore offerta di fornitura di strumenti medici. Correva l’anno 1989. Arriva Mani Pulite con le manette e tutto il resto, la scena cambia. Anno 2013, il dirigente medico esce da un convegno, stringe mani a tutti. Ha ricevuto ventimila euro per parlare per meno di un’ora, ha avuto una donazione alla Onlus che dirige ed è riuscito a ottenere che il suo progetto di ricerca fosse rifinanziato dalla casa farmaceutica che ben conosce e di cui prescrive caldamente i farmaci, nel reparto dell’ospedale che dirige. Farmaci molto costosi e con forti controindicazioni, inutili in alcuni casi. Tutto regolare, nessun rischio. Almeno finché qualcuno non protesta o finché una reazione avversa, poco sottolineatada quella ricerca, non viene a galla. Il gioco si svolge su un terreno pocoilluminato. C’è una zona d’ombra frequentata da medici, scienziati, manager e rappresentanti dell’industria farmaceutica, anche giornalisti. Una zona in cui non si è ancora nell’illegalità conclamata ma si scambiano vantaggi personali su questioni pubbliche. Nel sistema sanitario italiano, e in particolare nelle Asl, "vige il più clamoroso conflitto di interessi del nostro Paese" ad affermarlo già nel 2010 era addirittura il presidente dell’Associazione italiana ospedali privati (Aiop) Enzo Paolini. Il Conflitto di interessi sussiste quando il ruolo pubblico e quello privato sono in contrasto fra loro. In altri paesi si presta grande attenzione a dichiararlo. Avere un conflitto non significa necessariamente metterlo in atto, ma avvertire la propria platea significa legittimarla a controllare, fare uno sforzo di trasparenza. Da lì fra l’altro è facilissimo scivolare. Esiste un codice deontologico dellaprofessione medica che evidentemente però non basta. L’Aifa recentemente ha fattopassi da gigante, ad aprile 2012 è stato creato un organo che controlla i conflitti di interessi di chi ci lavora dentro e di conseguenza stabilisce chi può lavorare a un determinato prodotto e chi no. Infatti, sebbene la trasparenza sia importante, in alcuni settori strategici, non basta. Sarebbe necessario, come fanno in molti paesi, regolarsi di conseguenza per assegnare ruoli e mansioni. Secondo Francesco Macchia, Presidente della neonata Istituzione per la promozione dell’etica in sanità "la corruzione fa perdere alla sanità italiana 10 miliardi l’anno". Un dato che comprende tutto: dalle mazzette per gli appalti al comparaggio sui farmaci. E a questo punto, visto il periodo di spending review, sarebbe forse il caso di prevenire. "In Italia la strada da percorrere è ancora lunga e ostacolata da più parti" ammette il Ministro della Salute Renato Balduzzi. Se ne era accorta la prestigiosa rivistascientifica Nature, già nel 2008, quando raccontò agli scienziati di tutto ilmondo che ad esempio, nel paese delle tagliatelle, era possibile che il Ministro della salute Maurizio Sacconi fosse sposato con il Direttore generale di Farmindustria Enrica Giorgetti. Dalla grezza e "volgare" mazzetta dell’epoca di Poggiolini e De Lorenzo si è passati a un sistema più raffinato e capillare. Lo testimonia il Generale dei Nas, Cosimo Piccinno, parlando da dietro la catasta di documenti, intercettazioni e schede di personaggi di inchieste vaste come la più recente Do ut Des. Lo ribadisce il teorico, massimo di questa materia, professor Alberto Vannucci, che spiega che da Mani Pulite a oggi è cambiata la figura del garante, ovvero di colui che premia o punisce a seconda delle circostanze: una volta era il politico mentre oggi le case farmaceutiche si rappresentano da sole. Il mercato si è emancipato dalla politica, anzi, ha imparato a renderla un proprio strumento. Sono tempi dilobbismo spinto. Secondo una fonte molto quotata del Ministero della Salute: "Acadenza periodica e puntuale, Federfarma, come altri, fa visita in Parlamento. Il presidente Scaccabarozzi arriva, ma non da solo, accompagnato da venti, trenta dei suoi e parlano con tutti, destra, centro, sinistra, un pressante lavoro di lobby. Vanno e vengono come fossero a casa propria. Basti vedere quanti sono i "farmacisti" candidati alle prossime elezioni". Ha ragione, i candidati alle politiche che vantano legami stretti con il settore farmaceutico sono molti. Soltanto qualche settimana fa è stata sventata per un soffio la norma, introdotta alle 2 di notte, e senza alcuna attinenza, nella legge di Stabilità, che stabiliva un canale di ingresso privilegiato e senza controlli per i prodotti emoderivati della Kedrion. Un bel regalo dal proponente Cesare Cursi (Pdl) al collega senatore Andrea Marcucci (Pd) visto che quella è l’azienda di famiglia. "Siamo riusciti a fermare l’emendamento giusto intempo, all’alba - racconta Balduzzi - apponendo il pericoloper la salute pubblica" ma nessuna norma sul conflitto di interessi si è potuta muovere in aiuto dell’interesse dei cittadini né prima né dopo. Per la prossima volta quindi si rimane appesi all’insonnia. Gabriele Albertini, candidato governatore per la lista Monti alla regione Lombardia, ha proposto di istituire un registro dei lobbysti in sanità. "La salute incide per oltre l’80 per cento del bilancio di ogni Regione. Per quanto riguarda la Lombardia i meriti della sua eccellenza sono risaputi, ma dobbiamo puntare ad eliminare quelle zone d’ombra oggetto delle indagini della magistratura" come nelle più avanzate democrazie comunitarie. E aggiunge: "L’attività di lobby, se regolata, è legittima portatrice d’interessi di singole realtà o gruppi. Lasciata invece operare senza regole, come avviene oggi, porta ad alee di dubbio e presenta sul campo attori le cui uniche capacità sono solo vicinanze oamicizie a questo o a quel politico o dirigente". La partita quindi inizia già fuoridei palazzi istituzionali. Come in tutto il mondo, le aziende farmaceutiche pagano gli opinion leaders, con soluzioni sempre differenti, affinché influenzino l’opinione pubblica e i ricercatori. Fra questi, ad esempio, possono esserci anche dei giornalisti. Convegni in alberghi extralusso, vere e proprie vacanze, regali di valore a chi con i propri articoli dimostra di essere amico, ricchi pagamenti per presenziare convegni in cambio di ospitate in tv. Tutto per addomesticare le notizie a piacimento. Per chi invece non è "amico" l’esclusione o addirittura il discredito, come racconta nel video una giornalista che si occupa da anni di scienza e medicina. Il conflitto di interessi ha permeato anche la sanità in modo capillare. Si parte dalla ricerca finanziata quasi al 90 per cento dalle case farmaceutiche, e guai se non ci fossero, ma che ormai non ha più neanche l’aspirazione all’indipendenza. Ilprofessor Antonio Giordano (presidente dello Sbarro Institute di Philadelphia) inun’intervista ci racconta quanto sia facile manipolare i dati. Si passa per le pubblicazioni sulle riviste scientifiche, anche qui l’85 per cento sono in conflitto di interessi. La divulgazione al grande pubblico, con pressioni di vario genere sui giornalisti. L’attività di lobbysmo verso la classe politica e la permeazione di questa, tanto a fondo da promuovere determinati candidati. Le consulenze strategiche verso il Ministero della Salute e le tante Asl locali, fatte mediante specialisti al libro paga dell’industria farmaceutica. Negli Stati Uniti è scoppiato lo scandalo quando si è scoperto che la maggior parte dei componenti del gruppo di lavoro per la gestione del diabete mellito era in conflitto di interessi. Siamo andati a dare un’occhiata all’equivalente italiano, metà sono in conflitto di interessi, mai nessuno ha alzato la bandierina, non c’è neanche qualcuno che controlli la veridicità delledichiarazioni di chi non ha dichiarato nulla. Altro esempio sconcertante, il Siaip,organo di consulenza del Ministero della Salute per i vaccini, i cui membri sono tutti in conflitto di interessi. Nessuna norma, nessuna irregolarità. La diffusione è profonda, si muove in una vasta zona d’ombra, godendo dell’incertezza normativa e della difficoltà a controllare e sanzionare tutti. Secondo gli stessi Nas, nonostante le continue attività di indagine, il sommerso sarebbe ancora il 90 per cento di quelle 4136 persone segnalate all’autorità giudiziaria nel 2012. Un mondo di sotterfugi a ogni livello e di grande creatività emerge dai documenti di inchieste importanti come Do ut Des, in cui sono stati prescritti in larga scala farmaci ormonali anche ai bambini, Camici Sporchi o Derma Affare-fatto, in cui sono stati privilegiati farmaci che costavano, a parità di efficacia, 100 volte di più. Tutto quello che stiamo fin qui raccontando, in realtà però sarebbe già vietato anche dalcodice deontologico di Farmindustria e il presidente Scaccabarozzi sostiene: "Non ne hoassolutamente notizia, non mi risultano, anzi, invito tutti a denunciare, segnalandoci chi trasgredisce". La spesa farmaceutica in Italia ammonta a 26 miliardi di euro l’anno. Un cavallo forte che ha bisogno però di briglie salde. Per il settore pubblico l’interazione con l’industria farmaceutica è inevitabile e spesso anche positiva se ricondotta all’interno di una serie di norme e di atteggiamenti etici, come ci spiega il Professor Carlo Patrono dell’Università Cattolica di Roma. In Italia però il male è diventato virale e dati in merito sono pochi, a testimonianza del poco interesse a trovare una vera cura. Alessia Scali, mediante l’associazione Avviso Pubblico, ha portato avanti una ricerca che, per la prima volta, traccia una mappa della corruzione in sanità in Italia. Repubblica ne mostra in esclusiva un’anteprima. Il 42 per cento dei reati in sanità sono stati commessi in 5 regioni, il 57% alSud dove però si concentrano anche di più le indagini, segue il Nord con una piùelevata attività di corruzione connessa ai farmaci. Medici, dirigenti e personale del servizio sanitario nazionale rappresentano la maggior parte degli indagati con diverse oscillazioni tra Nord, Centro e Sud. Più o meno costante e uniforme rimane invece la presenza di politici corrotti per tematiche legate alla salute, l’11per cento dei soggetti coinvolti. È dalla politica, infatti, che dovrebbe partire la spinta di rinnovamento nell’interesse pubblico. Da lì, ad esempio, potrebbero partire norme più stringenti sui controlli. "Basti pensare che nel mondo quasi l’ottanta per cento degli studi pubblicati non inserisce tutti i risultati e le relative reazioni avverse. Nessuno li sanziona", spiega il professor Ignazio Marino (oggi senatore e presidente della Commissione d’inchiesta sul sistema sanatario italiano), che suggerisce regole che l’Italia dovrebbe far proprie per evitare il conflitto di interessiin sanità. "C’è bisogno di investire in studi indipendenti paralleli a quellifatti dall’industria. Grazie alla trasparenza l’Italia potrebbe cominciare a introdurre solo farmaci realmente innovativi, mentre ora il 70 per cento è solo rielaborazione per aumentarne i prezzi, a quel punto ci sarebbe un guadagno per tutti".Vittoria Iacovella-repubblica(...) Sanità e corruzione-Un prezzo che non possiamo più permetterci di pagare - A nome della sanità onesta vorrei dare il benvenuto all’Ispe, istituto per la promozione dell’etica in sanità, nato per comprendere e combattere quel particolare fenomeno sociale chiamato “corruzione”. L’occasione che l’ispe ci offre e di cui personalmente lo ringrazio, è di aprire una riflessione su un fenomeno tanto evocato ma poco studiato. 1) la definizione classica di corruzione (abuso per guadagno) è comprensiva di molte tipologie di abusi (QS Mennini 23 gennaio), vi sono tuttavia forme di malcostume sanitario che nonsono proprio corruzione in senso stretto ma che a loro volta sono cause di antieconomicità, di ingiustizie, di sopraffazioni. Esse vanno oltre le aree degli acquisti e della gestione, degli appalti e delle tangenti, indubbiamente le più corrotte, ma chiamano in causa tutto quanto è riconducibile a quello che, alcuni anni fa, analizzando le varie tipologie di opportunismo sanitario, ho chiamato “il potenzialedi abuso” del sistema sanitario. Un potenziale che, se abilmente “maneggiato” e “sfruttato”, può dare vantaggi di un qualche tipo (manovre sui drg, abusi d’ufficio, certe inappropriatezze, evasione fiscale nel caso dell’intra moenia, favoritismi sugli incarichi, comportamenti professionali scorretti, incentivi contrattuali, falsa produttività, lottizzazione, manipolazione di graduatorie, canoni di affitto, tangenti varie, speculazioni sui rifiuti, convenzioni, stipendi gonfiati ecc). 2) In genere si usa il termine generico “malcostume” ma in realtà abbiamo a chefare con un vero e proprio scadimento morale del sistema con estesi effetti di antieconomicità: “sregolatezze”, nel senso delle regole trasgredite (per esempio l’inosservanza di certe linee guida, il ricorso eccessivo ad analisi diagnostiche, falsi accreditamenti, ecc); “degenerazioni”, nel senso di valori compromessi, (per esempio malati raccomandati, liste di attesa flessibili, dimissioni precoci ericoveri ripetuti, associazioni a delinquere, ecc.); “scostumatezze”, nel senso di comportamenti poco ortodossi (ricette false, analisi eccessive, comparaggio ,truffe e falsi, operatori imboscati, ecc.) . 3) La decadenza della sanità, fa parte integrante di quel problema che in altre occasioni ho definito “regressività”. Da tempo mi ostino a dire che regressività e antieconomicità sono i veri nemici della sanità pubblica da combattere con una riforma rifondativa che in primo luogo intervenga proprio sul “potenziale di abuso” del sistema. 4) Se, comedice Mennini, limitatamente ad alcuni costi di gestione (lavanderia, pulizia, mensa e smaltimento rifiuti, ecc.) esiste una variabilità di risorse per punto percentuale di spesa sanitaria pubblica che va da un minimo di € 179,910 milioni (valore medio) ad un massimo di € 214,360 milioni (valore mediano), mi chiedo quale variabilità per punto percentuale di spesa esista tra i costi dell’onestà e quellidella disonestà? 5) Viene il dubbio che i numeri sull’entità della corruzione in sanità forniti dalla Corte dei conti e dai Nas e dalla Guardia di finanza, siano addirittura sottostimati. La corruzione in realtà non è mai stata stimata in quanto tale e i dati di cui disponiamo sono molto frammentari e in genere riguardano singole Usl, persone o gruppi di persone, convenzioni e truffe che rientrano come dati parziali in quello che la Corte dei conti definisce “danno erariale”. Ma il danno erariale è solo una fattispecie di un fenomeno molto più grande per cui da solo nonè sufficiente a quantificarlo nella sua globalità. Non è un caso se la Corte dei conti spesso ha lanciato allarmi usando espressioni quali “gravissima situazione” “crisi" “dissesto”, ecc. Ed ora un ragionamento: se il decadimento della sanità è la principale forma di regressività e di antieconomicità c’è da credere che essa sia una delle principali concause di quello che gli economisti chiamano“il problema della sostenibilità”. Se questo fosse vero come sembra, qualsiasi scelta di politica sanitaria che non la combatta esplicitamente non avrebbe senso. Non avrebbero senso i “patti per la salute” risorse/prestazioni, avrebbe invece più senso costituire una sorta di “buon costume” della sanità che agisca sorretta da patti anti-corruzione. In sanità le quantità reali di risorse sono falsate dai costi della regressività e dell’antieconomicità. Non avrebbe senso aggiungere altre gambe al sistema pubblico lasciando intatta la corruzione, e meno che mai, parlare di sostenibilitàeconomica al lordo della corruzione. La spesa sanitaria, se fosse al netto della sua antieconomicità, probabilmente sarebbe più bassa. Non avrebbe senso, sostenere, come ho sentito in un recente convegno, che la sanità sotto il 7% non dovrebbe andare, perché non avrebbe senso quantificare una relazione tra spesa sanitaria e ricchezza economica, senza quantificare la sua antieconomicità intrinseca. E sein quel 7% invalicabile ci fossero, come è probabile, due punti di spesa imputabili alla corruzione che si fa? Combattiamo la corruzione per andare al 5 % o difendiamo il 7%? Vorrei ricordare il rapporto Eurispes che per il nostro paese distingueva tre Pil, quello ufficiale, quello sommerso e quello criminale. In sanità il Pil ufficiale comprende quello sommerso e quello criminale. A questo punto mi chiedo, ritornando a riflettere sul prossimo governo, sulle difficoltà delle regioni, e sulle scelte da fare: è meglio fare un Patto per la salute per avere un pò di soldi in più a decadimentoinvariante o è meglio fare una riforma per rifondare il sistema contro l’insostenibilità morale ed economica del decadimento? Ivan Cavicchi-quotidianosanita (...) Tremila dipendenti ’Sanitaservice pugliesi’ protesteranno dinanzi l’assessorato -Tremila dipendenti delle società in house “Sanitaservice” di Bari, Bat, Policlinico, Foggia, Brindisi, Lecce e Taranto, protesteranno lunedì 23 settembre, alle ore 12 dinanzi all’assessorato alle politiche della salute, - via gentile, 52, per chiedere l’aumento delle ore contrattuali, da part-time a full-time (moltissimi dipendenti percepiscono poco più di 500 euro al mese) e l’internalizzazione di altri servizi, quali : 118, trasporto disabili, etc. etc. . Secondo il segretario regionale dell’Usppi Nicola Brescia, è stato sospeso il passaggio da part-time a full-time per gli addetti di Sanitaservice in Puglia, stabilito con accordo del 28 giugno presumibilmente fino al 31 dicembre 2015. Una doccia fredda, ma che, a Bari,riguarderà 1200 dipendenti di cui 900 “Sanitaservice Asl/Ba” e 300 del “Policlinico Servizi Sanitari”. Fra Lecce, Taranto Brindisi ci sono altri 1700 lavoratori che unitamente a Bari e Bat farebbero arrivare a circa 3000 dipendentiche non avranno il full time. Una vergogna, secondo il segretario nazionale dell’Usppi Nicola Brescia, lasciare con sole 500 euro al mese tremila famiglie pugliesi. E’ l’effetto del provvedimento cautelare adottato dalla Regione Puglia il 9 agosto comunicato nei giorni scorsi alle segreterie regionali e Asl sulla base delle pronunce delle Corti dei conti di Emilia Romagna, Sardegna e Lombardia, secondo le quali: “La trasformazione del contratto di lavoro da part-time a full-time si configura quale nuova assunzione e in quanto tale deve essere avvenire nel rispetto delle modalità e dei limiti previsti in tema di assunzioni”. Per effetto del provvedimento regionale firmato dalla dirigente dell’assessorato alla Sanità, Silvia Papini, e dall’assessore alWelfare, Elena Gentile, l’integrazione di orario, per le 3000 unità, non oltrepasserà le 35 ore. Per le 3000 unità l’integrazione potrà avere regolare seguito, perché non consentirebbe comunque il raggiungimento del full-time (36 ore),come evidenziano gli accordi regionali . Il contratto delle 200 unità Asl/Bat che, già prima dell’accordo del 28 giugno, godevano del full-time, non sarà invece in alcun modo modificato. Lo conferma Brescia, udite le ragioni della dirigente Papini. Nelle prossime ore, la questione sarà approfondita anche con riferimento alla retroattività del provvedimento regionale. Secondo le prime stime, le prestazioni già maturate dagli addetti transitati al full-time con l’accordo di fine giugno dovrebbero essere pienamente riconosciute. Intanto, resta ancora bollente l’internalizzazione dei lavoratori del 118, del trasporto disabili e di altri soggetti ancora in servizio presso la società private. L’Usppi Puglia ha chiesto è ottenuto il tavolo tecnico fral’assessorato alle politiche della salute, e i sindacati regionali, per lunedì 23 settembre, alle ore 12,00. La protesta dell’Usppi è sollecitare l’assessore alle politiche della salute, a predisporre atti uniformi, e senza discriminazionealcuna, affinchè tutti i lavoratori delle società in house, denominate “sanitaservice” possano avere un contratto di lavoro a tempo pieno (ci sono lavoratori a 17, 20, 24 ore settimanali) e una busta paga dignitosa, moltissimi lavoratori ricevono poco più di 500 euro al mese.(...) Fiera del Levante Bari: Grande affluenza presso la postazione della ASL FG - Grande affluenza di pubblico presso gli stand delle AA.SS.LL. del Padiglione 152, Regione Puglia, nella Fiera del Levante a Bari. Presso l’info-point dell’ASL FG , già dalla mattinata di sabato 14 settembre e soprattutto durante la giornata di domenica 15, circa 600 persone hanno visitato le postazioni web dedicate al Portale della Salute. Molto interesse – informa una notadell’URP della ASL FG - ha suscitato la richiesta di abilitazione ad utilizzare i servizi on line della ASL FG, che è stato possibile effettuare attraverso la guida delle operatrici dei vari Distretti socio-sanitari e la presenza di postazione internet per ciascuna ASL. Eseguire per esempio la scelta o la revoca del medico curante, controllare le proprie esenzioni o visionare il diario delle vaccinazioni della propria prole, ha positivamente incontrato il parere delle gente che visitava il padiglione. Questo tipo di servizio, attivabile attraverso il Portale della salute dellaRegione Puglia o direttamente attraverso il sito della ASL FG garantisce la possibilità di poter nell’immediato futuro anche prenotare o annullare visite e prestazioni specialistiche, così come già avviene in altre ASL della Regione. L’idea di poter navigare attraverso un unico portale, nell’offerta sanitaria e socio-sanitaria del territorio pugliese, riscatta il desiderio di confrontare le opportunità, i tempi diattesa, le eccellenze e finalmente poter scegliere subito dove e come farsi curare o ottenere un servizio. La Regione Puglia, infatti, puntando sull’uso della tecnologia, di fatto ha evitato inutili tempi di attesa e code agli sportelli dei servizi amministrativi. Chiunque può entrare e registrarsi attraverso una semplice richiesta presso gli uffici di anagrafe sanitaria della ASL FG così come di tutte le altre ASL pugliesi. L’interesse suscitato in Fiera del Levante, conferma l’idea che la cittadinanza è pronta ad utilizzare il web e che sempre più segmenti di utenti sonoin grado di utilizzare i servizi on line, comodamente da casa attraverso il proprio PC. La postazione internet in Fiera ha infatti monitorato un indice di registrazione per l’accesso on line ai servizi del Portale - cioè il numero di persone che hanno chiesto di eseguire la registrazione e l’accreditamento utente direttamente presso lo stand - da sorprendere favorevolmente le stesse operatrici. D’altra parte leAziende Sanitarie Locali della Regione, avevano puntato, sin dal 21 marzo 2011, sulla formazione di operatrici ed operatori abilitati all’attivazione delle procedure on line, con notevole abbattimento di costi e di carta stampata. La ASL FG, soprattutto con l’ultima direzione strategica, guidata dall’ing. Attilio Manfrini, punta da tempo a ridurre il digital divide dei propri dipendenti dedicando forze e risorse all’uso sempre più diffuso della tecnologia informatica. Un esempio è la rete di redazione e di comunicazione della ASL FG, coordinata dall’Ufficio Relazioni con ilPubblico, che aggiorna quotidianamente il portale aziendale. E’ possibile infatti, con un semplice clic accedere alle notizie, informazioni, news, delibere, campagne di educazione alla salute, ecc. Basta digitare www.aslfg.it o accedere tramite www.sanita.puglia.it e cliccare l’icona della ASL FG. Tra il materiale informativo cartaceopiù richiesto in Fiera, da segnalare le informative esenzione ticket, dieta anticancro, tessera sanitaria. Curiosità ha suscitato il segnalibro Comitato Unico di Garanzia, organismo di tutela per il benessere organizzativo e le pari opportunità dell’Azienda Sanitaria di Foggia. Molto apprezzata l’esistenza dei due Sportelli di ascolto ASL FG per il contrasto alla violenza di genere. Esternamente al padiglione 152 della Fiera di Bari, è possibile visitare anche l’Ambulatorio mobile con il camper Sportello di Cittadinanza della ASL FG, dedicato all’assistenza sanitariaitinerante soprattutto per le persone migranti. Il camper ha la finalità di tutelare la salute spostandosi velocemente in tutto il territorio della ASL o verso centri di accoglienza o aggregazioni spontanee, anche su chiamata diretta. Particolare attenzione è rivolta a campagne di vaccinazioni per la prevenzione di malattie facilmente contagiose. Il personale del camper durante tutta la settimana fieristica è presenteper fornire informazione e orientamento ai servizi per la tutela della salute e l’inclusione sociale.(...) ’Codice dei contratti’ sono le nuove regole per gli appalti Asl.. - Si chiama “Codice dei contratti” e non è l’ultima puntata della saga di Dan Brown ma lo strumento, o meglio, l’armamentario di regole e procedure messe nero su bianco nel 2006 dal decreto legislativo “163” per garantire economicità, trasparenza ed efficienza alle modalità d’acquisto della PA. A indagarne punti di forza e debolezza nel comparto sanitario è il laboratorio Fiaso, la Federazione di Asl o ospedali, che ha presentato a Roma, l’11 giugno, i risultati di oltre due anni di studio e riflessioni sugli istituti innovativi del Codice. Il quadro che ne emerge è quello di un sistema amministrativo che, sia pure con notevoli sforzi sul piano formativo del personale, si sta allineando sempre più alla disciplina europea, alla quale il Codice dei contratti pubblici si ispira e che mira a ridurreal massimo la formazione di monopoli. Che grazie a fenomeni di dumping, trasformano il vantaggio economico iniziale per la pubblica amministrazione inmaggiori costi d’acquisto a medio e lungo termine. Ma gli istituti che sempre più permeano l’attività appaltante di Asl e Ao puntano anche a maggiore trasparenza grazie al superamento della vecchia trattativa privata. Il tutto garantendo per le apparecchiature biomedicali o comunque a più alto valore aggiunto tecnologico le scelte siano operate con la condivisione di chi poi quella tecnologia la utilizza sul piano clinico. Per capire, l’acquisto di stent coronarici non può avvenire attraverso modalità eccessivamente standardizzate e centralizzate d’acquisto perché le varianti tecnologiche del bene da acquistare non possono prescindere da un giudizio medico, ossia di chi quegli stent li utilizza su una determinata tipologia di pazienti. Che magari non è la stessa dell’Ospedale pur confinante. Spesa per acquisto beni sanitari in calo.Tutto questo senza trascurare la ragioni dell’economia. Non a caso per l’acquisizione di soli beni nel 2011 si è registrata una minore spesa rispettoa quella registrata nel 2010, con una flessione del 4%, contro un aumento dello 0,7% nel 2010 rispetto all’anno precedente. Diversi i dati aggregati per l’intera spesa di beni più servizi, che nel quadriennio conferma un trend di crescita al quale fa eccezione la sola Campania. Non a caso sull’acquisizione di beni e servizi è intervenuta la spending review che lo scorso anno ha sforbiciato del 5% i contratti di fornitura di beni e servizi, introducendo la rinegoziazione dei contratti già in essere in caso di marcati discostamenti dai prezzi di riferimento stabiliti dall’Autorità sui contratti pubblici. Quanto queste misure si siano rilevate efficaci, almeno da un punto di vista economico, lo diranno le prossime rilevazioni di spesa. Anche se una prima indagine conoscitiva della stessa Fiaso lo scorso anno rilevava problemi diapplicazione della normativa da parte delle Aziende. I tre istituti contrattuali del Codice. Risultati in larga parte positivi sembra averli garantiti finoa questo momento invece l’applicazione del Codice dei contratti, che prevede sostanzialmente il ricorso a tre istituti: a) L’Accordo quadro, maggiormente indicato per gli acquisti nel lungo periodo; b) Il Sistema Dinamico di Acquisizione (SDA), interamente elettronico, limitato nel tempo ed aperto per tutta la sua durata a qualsiasi operatore economico che soddisfi i criteri di selezione e che abbia presentato un’offerta conforme al capitolato; c) La procedura negoziale o “Negoziazione sociale” che sostituisce la vecchia trattativa privata introducendo maggiori garanzie di trasparenza. L’accordo quadro La ratio dell’istituto è quella di soddisfare una duplice esigenza delle amministrazioni pubbliche: da un lato quella di poter gestire gliacquisti nel lungo periodo, garantendosi il costante aggiornamento tecnologico dei beni e dei servizi acquistati e dall’altro accorpare gli acquisti di beni omogeneiaventi un carattere ripetitivo e costante nel tempo evitando lunghe e dispendiose ripetizioni di procedure. «La scelta dell’accordo quadro appare adatta - si legge nel Report Fiaso - a quelle amministrazioni che prediligessero restringere l’ambito degli operatori economici dai quali acquistare prodotti a un numero limitato per un certo numero di anni, senza per questo costringersi a scegliere per tutto il periodo contrattuale esclusivamente i prodotti o i servizi di un unico operatore economico". Secondo la valutazione di Fiaso, l’accordo quadro permette di programmare, riduce il rischio di contenzioso, amplia il mercato e permette di scuoterlo da posizioni consolidate, limita gli acquisti in economia, minore necessità di prevedibilità, facilita la risoluzione dei contratti per inadempienza, abbassa il livello di capacitàdelle imprese che possono partecipare. Il sistema dinamico di acquisizione La definizione del Codice è la seguente: "processo di acquisizioneinteramente elettronico, per acquisti di uso corrente, le cui caratteristiche generalmente disponibili sul mercato soddisfano le esigenze di una stazione appaltante, limitato nel tempo e aperto per tutta la sua durata a qualsivoglia operatore economico che soddisfi i criteri di selezione e che abbia presentato un’offerta indicativa conforme al capitolato d’oneri". Secondo la valutazione complessiva espressa dallo studio della Federazione, si trata di un "Istituto molto flessibile a gestione totalmente informatizzata. Incrementa notevolmente la competizione, favorendo l’ingresso nel mercato anche da parte delle PMI, e riduce contestualmente il rischio di contenzioso. Permette di beneficiare del miglior prezzo ’del momento’, anche se riduce le economie di scala. Potenzialmente può essere utilizzato da qualsiasisoggetto appaltante, ma l’impiego è limitato dal punto di vista delle categorie merceologiche". La procedura negoziata Sostituisce la vecchia trattativaprivata, che si caratterizzava per l’assoluta assenza di pubblicità e che si riduceva spesso all’affidamento diretto. Il Codice ne riscrive invece interamente le regole all’insegna della trasparenza. Le aziende appaltanti negoziano con i fornitori le offerte presentate ma nel corso della trattativa devono garantire la parità di trattamento di tutti gli offerenti, guardandosi bene dal non fornire informazioni che possano avvantaggiare l’uno rispetto all’altro. "La denominazione quale ’negoziata’ della procedura da effettuare - sottolinea Fiaso - non è esplicitata dal legislatore, ma si deve desumere, considerando la impossibilità di assimilare questa procedura ad invito con qualunque altra procedura inserita nel Codice. Presenta indubbiamente il vantaggio della flessibilità e maggiori garanzie per leparti senza però incorrere nelle problematiche derivanti dal vecchio istituto della trattativa privata". “Il nuovo regime degli appalti pubblici di servizi e forniture impone alleDirezioni Aziendali un nuovo approccio alla tematica della gestione contrattuale con l’acquisizione di competenze nettamente superiori al passato - ha sottolineato il Presidente Fiaso, Valerio Fabio Alberti - Ma siamo sulla strada giusta, come dimostra – prosegue- la scelta di uniformare alcuni fondamentali passaggi contabili ed amministrativi e di renderli cogenti ed intoccabili, persino ad opera dei legislatori regionali. Un segno inequivocabile della innovata importanza che il legislatore intende attribuire alla esecuzione contrattuale ed alla sua corretta conduzione”. Da qui la proposta, contenuta anche nel Report Fiaso: “Occorrerà che le Aziende si dotino di appropriati strumenti giuridici oltre che contabili e un esempio potrebbe essere il Regolamento dell’AttivitàContrattuale”. “Lo scopo del Gruppo di lavoro - ha concluso Monica Piovi, che ne è responsabile e che dirige la Asl 11 di Empoli - è stato quello di approfondire la conoscenza degli istitutidel Codice. Ma la vera scelta strategica è quella di aprire ora una riflessione all’interno del mondo sanitario per valutare implementazioni e possibili miglioramenti di alcuni istituti contrattuali previsti dallo stesso Codice”.(...)
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