Sanità e welfare. Irs: "Il 37% spesa assistenziale va alla metà più ricca delle famiglie"
 











In Italia la spesa per interventi socio-assistenziali ammonta a 67 miliardi di euro, cioè il 4% del nostro Pil. La distribuzione delle risorse non avviene però in maniera oculata ed equa: alla metà più ricca delle famiglie affluisce il 37% di tutta la spesa assistenziale E’ quanto emerge da un’indagine elaborata dall’Irs di Milano, in collaborazione con il Capp di Modena, e pubblicata sull’ultimo numero della rivista Prospettive Sociali e Sanitarie.
La cifra complessiva rappresenta una rilevante voce della spesa pubblica che in gran parte (55 miliardi) si traduce in erogazioni monetarie da parte dell’Inps e “solo in piccola parte, pari a 8,5 miliardi, riesce a “sostenere interventi dalle amministrazioni locali, che avrebbero invece la possibilità di garantire percorsi di welfare attivanti, fondati su servizi adeguati ed efficaci, come sviluppati da tempo nella maggior parte dei Paesi europei”. Altra nodo riguarda la lotta alla povertà: le risorseimpiegate per contrastarla la abbattono di una quota minima, cioè il 20%, con una performance migliore soltanto di Grecia e Bulgaria.
Problemi anche per quanto riguarda la scollamento generazionale. “di povertà, emarginazione sociale e lavorativa: le famiglie giovani ricevono infatti solo l’11% della spesa sociale complessiva, mentre i nuclei degli ultrasettantenni, che rappresentano meno di un terzo delle famiglie italiane, beneficiano di circa la metà della spesa totale. Infine, essendo basato su un modello obsoleto di erogazioni monetarie gestite dall’amministrazione centrale, l’attuale sistema trascura il possibile sviluppo di professionalità e occupazione, soprattutto femminile, nel settore dei servizi sul territorio”.
L’Irs, oltre all’indagine e ai riscontri numerici, presenta anche una proposta fattiva per invertire il trend descritto. L’approccio è incentrato sul pragmatismo. “Innovazioni nella fiscalità generale e nel campo della previdenza sarebbero auspicabili, maprobabilmente lunghe e molto esposte a resistenze e concorrenzialità sulla distribuzione fra diverse politiche egualmente rilevanti (lavoro, scuola, ricerca, ecc.) delle risorse con esse recuperate”. Per questo viene privilegiato “un percorso di revisione e riallocazione delle risorse già oggi impegnate nel settore socio assistenziale che, ancor più se scarse, vanno utilizzate massimizzando obiettivi di efficacia e di equità. Cautelandoci così anche contro la ricorrente comoda obiezione del ‘non ci sono le risorse’, per sano realismo assumere il vincolo di far conto sulla sola spesa attualmente impegnata nel settore socio-assistenziale, per cercare come riqualificarne l’utilizzo guidati dai criteri guida ora esposti”.
La proposta dell’Irs è strutturata su tre assi fondamentali: sostegno alle responsabilità familiari, sostegno alla non autosufficienza, contrasto della povertà. responsabilità familiari, sostegno alla non autosufficienza, contrasto alla povertà. Con riferimento alprimo ambito, si prevede lo sviluppo di un Assegno per famiglie con figli - con o senza detrazioni per altri familiari a carico e graduato in base alla condizione economica della famiglia e al numero dei componenti - che può essere introdotto reimpiegando i circa 18 miliardi attualmente destinati a detrazioni e assegni familiari, per un totale di 10,5 milioni di famiglie potenzialmente beneficiarie. Al fine di garantire un sostegno agli anziani (over 65) totalmente o parzialmente non autosufficienti (circa 2 milioni), viene proposto lo sviluppo di un nuovo strumento, in sostituzione dell’indennità di accompagnamento, chiamato “Dote di Cura”, che consentirebbe l’attivazione dei servizi di natura socio-sanitaria e lo sviluppo di un percorso assistenziale flessibile (secondo un adeguato mix cash/care definito insieme al beneficiario).
Infine, IRS ha elaborato una proposta unitaria di politica contro la povertà che intende proporsi come risposta efficace e sostenibile, nell’attualesituazione di crisi, all’urgenza rappresentata dal 7% di famiglie italiane in povertà assoluta (dati Istat per il 2012); l’intervento suggerito, chiamato Reddito Minimo di Inserimento, andrebbe a integrare i redditi di tutte le famiglie “povere” fino a consentire loro di raggiungere la soglia della “povertà assoluta” e verrebbe garantito a condizione della attivazione di percorsi di inclusione sociale finalizzati all’empowerment delle risorse individuali, per facilitare il reinserimento sociale e lavorativo dei beneficiari.
“Le amministrazioni locali, alle quali la legge attribuisce una autonomia che non è stata ad oggi implementata, avranno – ha dichiarato Emanuele Ranci Ortigiosa, direttore scientifico dell’Irs - la responsabilità di progettare e garantire interventi appropriati per tutti coloro che ne hanno bisogno. Ciò favorirà il passaggio dalla logica risarcitoria che ha storicamente caratterizzato l’intervento dello Stato a un welfare attivato dal territorio in piena sinergiacon gli strumenti di controllo di cui oggi dispone l’amministrazione centrale. Ci auguriamo di poter dialogare con gli attori politici e sociali per favorire una riforma che, anche per l’impatto sociale della crisi che stiamo vivendo, è riconosciuta nella sua urgenza da tutti”.









   
 



 
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