Crisi sociale, economica e politica
 











La saga Berlusconi ha continuato imperterrita a strabordare sui media nazionali. La giunta che, tornata di nuovo ad occuparsi di un atto (facilmente eseguibile in cinque minuti perché di routine o comunque perché confortato da precedenti, anche se in generale a senso unico, vedi Tedesco) si è riunita a porte chiuse, le eccezioni per rallentare i lavori, infine il voto, alle 16,30. Il primo.
Tutto descritto come una cronaca di una partita di calcio, secondo per secondo. Peccato che si tratti di giorni, settimane, mesi.
Intanto, decadenza del Cavaliere a parte, il governo postdiccì Letta-Alfano, dopo aver bloccato con la solita iniezione di trasformismo parlamentare e ministeriale la crisi e il ricorso al voto anticipato, ha ripreso lemme lemme la sua strada dettata dai Signori di Bruxelles e Francoforte che servirà loro soltanto ad arraffare qualche trimestre in più di potere e a permettere ai signori governanti di indossare le vesti dellaburocratica presidenza semestrale, della Ue, nel 2014.
Che questa permanenza “storica” di un governo che non governa sia evidentemente non in grado di alleviare di un millimetro la crisi sociale, economica e politica che imperversa sull’Italia, a costoro non importa affatto.
Lavoro? Sostegno sociale? Aiuti alla ripresa dell’economia? Alt alle tassazioni inique di cittadini e imprese? Risparmi della spesa pubblica?
Niente di tutto questo, anzi. Il governo delle larghe disattese ha già i suoi compitini da svolgere, imperativamente imposti da Lagarde (Fmi), da Rehn (Ue), da Draghi (Bce), dall’Ocse e dalle agenzie di rating: le chiamano “riforme”, e la traduzione di questo termine è rigore, tasse, contrazione dei servizi sociali, aumento dei costi della vita, aiuti alle povere banche, finanziamento di armamenti e missioni pro-atlantiche. Un bel piattino di fiele servito ai cittadini con la nuova legge finanziaria onnicomprensiva della “stabilità” e quindi con un bilanciopreventivo per il 2014 sottoposto ai meccanismi di controllo degli eurocrati, di “pagamento degli interessi”, di privatizzazioni e svendite di quel che resta dell’economia reale italiana. (A proposito, avete “fatto caso” che Mr. Bernabè, ha ricevuto come liquidazioncella per le sue dimissioni da Telecom, arraffata dai finanzieri che controllano la spagnola Telefonica, un benservito da 6,6 milioni di euro? Ah, già. Quisquilie)
E ai nostri disinformatori in servizio permanente effettivo al capezzale di Berlusconi – per intossicare gli italiani con un bombardamento continuo di notizie “altre” e oscurare così i problemi veri del popolo - non importa neppure dare spazio all’altra telenovela in atto. Quella tutta interna al Pd, ancora nelle peste per quel che riguarda gli equilibri interni, i tempi congressuali, i rapporti di potere tra correntelle post-diccì e postpiccì. Su quella è meglio non indugiare. Grazie ad Alfano e ai “diversamente berlusconiani”, Letta ha ora tutto il tempo perconsolidare la propria egemonia interna, bacchettare gli apparatchnik (che sono la maggioranza del partito democratico, ma che valgono il due di picche rispetto ai centristi), nonché ovattare il suo unico problema, Renzi.
Direte Voi che si tratta sempre di saghe e telenovele che non mutano affatto la sostanza.
E’, purtroppo, vero. Ma sottolineare l’asservimento dei media alle veline di chi comanda (non in Italia, ma all’estero) il governo italiano è sempre un bene.
Peccato che le due uniche forze parlamentari che avevano ben compreso che solo elezioni anticipate avrebbero salvato l’Italia dall’attuale cul de sac – i 5 Stelle di Beppe Grillo e la Lega – abbiano fallito, senza alcuna colpa: si trattava di sfruttare un “lancio” offerto dal Cavaliere, ma poi ripreso a volo in extremis, l’obiettivo. Vorrà dire che gli italiani resteranno appesi alla tossicodipendenza da servitù fino alla prossima occasione.
Chissà se nel frattempo qualcosa si muoverà sul terreno, per renderedifficile – se non troncare definitivamente – un altro ventennio di schiavitù e di distruzione nazionale?
La Speranza è l’ultima Dea. u.g.









   
 



 
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