La "risposta" dell’Europa, oggi Letta e Barroso a Lampedusa
 











Una decina di manifestanti ha contestato il presidente della Commissione Europea Josè Manuele Barroso e il premier Enrico Letta al loro arrivo all’aeroporto di Lampedusa. I manifestanti hanno urlato: "Vergogna! Vergogna!" nei confronti dei rappresentanti istituzionali prima che questi entrassero nell’hangar dove sono le bare: "Andate al centro di accoglienza. Andate a vedere come vive questa gente. Assassini!", hanno poi aggiunto i manifestanti.
A bordo dell’aereo che ha portato il premier e il presidente della Commissione Ue sull’isola anche il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e il commissario per gli Affari interni dell’Ue, Cecilia Malmstrom
Alla strage di Lampedusa, l’Europa chiede il potenziamento di Frontex. Una vera e propria macchina da guerra contro i migranti, che negli ultimi anni ha gestito soprattutto le operazioni di rimpatrio, con ben poca considerazione, come ha notato anche l’Onu, dei diritti umani.
Il lancio di una“grande operazione Frontex per il salvataggio di chi si trova in difficoltà” e lo stanziamento delle risorse necessarie è la risposta dell’Europa alla strage di Lampedusa del 4 ottobre. La proposta è stata avanzata dal Commissario Cecilia Malmstrom alla riunione dei Ministri europei per gli Affari Interni convocata per martedì 8 ottobre in Lussemburgo. La richiesta di un maggiore intervento dell’Europa ha attraversato come un ritornello le dichiarazioni di esponenti politici e rappresentanti di governo, di esperti interpellati nelle trasmissioni televisive e radiofoniche di grande ascolto, di editorialisti più o meno informati.
Se la proposta discussa oggi in Lussemburgo sarà l’unico segnale lanciato dall’Europa, il dibattito pubblico di questi giorni ha prodotto, se la scelta verrà confermata, esattamente il contrario di ciò che sarebbe necessario. Vediamo perché.
Istituita nel 2006 Frontex è divenuta nel corso degli anni uno degli strumenti chiave su cui si fonda la politicaeuropea di “gestione integrata” delle frontiere esterne. Dotata di un budget autonomo cresciuto vertiginosamente nel corso degli anni, Frontex ha svolto e continua a svolgere un ruolo di primo piano nel controllo delle frontiere europee meridionali e ha realizzato molteplici operazioni congiunte che hanno coinvolto l’Italia.
La promozione, il coordinamento e lo sviluppo delle azioni congiunte presso le frontiere terrestri, marittime, aeroportuali e di rimpatrio sono proprio le attività principali dell’agenzia alle quali si aggiungono l’organizzazione di attività di formazione rivolte alle guardie di frontiera, un’attività di “analisi dei rischi” con la quale i dati raccolti durante le operazioni vengono utilizzati per intercettare le rotte migratorie, la ricerca finalizzata a sviluppare le tecnologie utili a migliorare il controllo delle frontiere e interventi a “risposta rapida” nel caso di quelle che vengono definite “situazioni di crisi” alle frontiere come, ad esempio, quellache ha interessato l’Italia nel 2011, a seguito dei mutamenti politici avvenuti in Tunisia e in Libia. L’agenzia opera in stretta collaborazione con altre agenzie europee tra le quali Europol, l’agenzia anticrimine dell’Unione europea.
Come giustamente hanno osservato le organizzazioni che hanno promosso la campagna Frontexit, l’agenzia opera con modalità che non garantiscono affatto il rispetto dei diritti umani fondamentali e sulla base di un mandato che lascia assolutamente irrisolto il tema della titolarità delle responsabilità di eventuali violazioni dei diritti umani compiute nel corso delle operazioni da essa coordinate. Un ulteriore elemento di preoccupazione è costituito dalla mancanza di trasparenza sull’attività dell’agenzia, in particolare per quanto concerne la sua competenza a stipulare accordi con paesi terzi senza la previa autorizzazione del Parlamento europeo né della Commissione.
Tutti i ministri dell’Interno italiani che si sono succeduti nel corso degliultimi anni hanno auspicato un rafforzamento dei poteri e dell’attività dell’agenzia, dagli ex ministri Maroni a Cancellieri all’attuale ministro Alfano.
Le pressioni dei governi nazionali per il potenziamento dell’impegno operativo di Frontex non sono disinteressate: moltiplicare le azioni autonome dell’agenzia e quelle congiunte significa anche avere un maggior sostegno comunitario nelle attività di controllo dei mari e delle frontiere e nell’esecuzione dei rimpatri che coinvolgono i singoli stati membri.
E in effetti il bilancio di Frontex ha conosciuto una crescita rapida e sorprendente: da circa 19,1 milioni di euro nel 2006 gli stanziamenti sono passati agli 84,9 milioni del bilancio preventivo 2012, toccando però nel 2011 i 118,1 milioni di euro.
Complessivamente gli stanziamenti assegnati all’agenzia dal 2006 al 2012 hanno raggiunto un totale di ben 515,8 milioni di euro.
Grazia Naletto, sbilanciamoci.info

 


 









   
 



 
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