Diffamazione, sì della Camera al ddl: niente carcere per giornalisti. Ora al Senato
 











Passa in Aula, alla Camera, con 308 sì, 117 no e 8 astenuti, la riforma della disciplina della diffamazione a mezzo stampa. Niente più carcere per i giornalisti e i direttori di testate.
Con il sì dell’Aula della Camera agli articoli 1, 2, 3 e 4 le nuove norme sul reato di diffamazione a mezzo stampa superano il traguardo. Ora il testo passa all’esame del Senato. Il M5S ha chiesto in Aula la calendarizzazione della proposta di legge che prevede l’abolizione dell’ordine dei giornalisti.
La maggioranza ha tuttavia fatto marcia indietro su una norma cruciale per la libertà di stampa, in un primo momento presa in considerazione nel corso dei lavori in commissione: il deterrente contro le cause temerarie e intimidatorie contro i giornalisti.
Ritirato l’emendamento di Mariastella Gelmini, fatto proprio dai deputati di Sel, è rimasto in piedi quello del Movimento 5 stelle, che apriva alla possibilità per il giudice di fissare un risarcimento algiornalista pari alla metà del danno richiesto dal querelante, qualora l’azione legale si dimostrasse palesemente infondata e intimidatoria. Bocciati entrambi.
La Camera ha invece approvato anche un emendamento del governo al testo: se il delitto di diffamazione viene commesso su internet, la competenza sarà del giudice del luogo di residenza della persona offesa. L’Assemblea di Montecitorio ha quindi approvato emendamenti della commissione che, tra l’altro, prevedono le stesse pene della diffamazione anche per i giornalisti che rifiutino di pubblicare la rettifica.
Il testo era stato licenziato dalla commissione giustizia lo sorso 26 luglio (l’iter si era avviato il 4 giugno). Approdato in aula il 6 agosto per la discussione generale l’esame si era poi fermato a causa della pausa estiva.









   
 



 
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