Liste d’attesa anche di notte, basta volerlo in tre mosse
 











Tac e radiografie anche a mezzanotte. La Regione dichiara guerra alle liste d’attesa e punta all’abbattimento dei tempi per visite ed esami specialistici. Questo l’obiettivo principale della bozza di accordo discussa ieri mattina con tutte le sigle sindacali del settore. Il modello da seguire è quello messo in atto solo un mese fa dal Veneto. La Regione ci crede e, stando a quanto dichiarano i sindacati, vuole investire sul piano una cifra che si aggira attorno ai 20 milioni di euro. Si punta all’erogazione di prestazioni diagnostiche e ambulatoriali "da effettuarsi dopo le 20 e fino alle 24 nei giorni feriali  -  è scritto nella bozza di accordo regionale  -  e nei giorni festivi h 12 (turni dalle 8 alle 20), finalizzate alla riduzione delle liste d’attesa che presentano tempi di erogazione di oltre sessanta giorni".
Sono 25 le prestazioni che saranno potenziate con turni aggiuntivi tramite questo accordo che per il momentosi presenta come una sperimentazione attiva fino al 31 dicembre del 2013: si va dalla visita cardiologica a quella oculistica, dalla mammografia (esclusa la prima visita per lo screening) alle tac per torace e addome. Le grandi macchine rimarranno accese di notte anche per effettuare risonanze magnetiche, ecografie a capo e collo, ecodoppler, colonscopie ed elettrocardiogramma. Ma non sono escluse "ulteriori prestazioni di diagnostica".
Nel caso in cui l’organico a disposizione negli ospedali dovesse risultare insufficiente per coprire efficientemente le 12 ore, sarà possibile ricorrere alle prestazioni aggiuntive. Tutte le prestazioni fuori dall’orario di servizio saranno effettuate dai dipendenti solo su base volontaria e avranno in busta paga 100 euro lorde in più per le prestazioni effettuate dopo le 20. Alla fine dell’anno la Regione valuterà i risultati del piano che potrebbe avere effetti immediati nell’abbattimento di alcuni tempi di attesa. Molto lunghi quelli riguardantiecodoppler (390 giorni per il tiroideo al Policlinico), risonanze a encefalo e rachide (un anno di attesa negli ospedali dell’Asl di Bari) ed ecocardiogramma (570 giorni per effettuare l’esame al Policlinico). Liste lunghe anche per mammografie (in media un anno di tempo in tutta la regione) e visite oculistiche.
"Abbiamo raggiunto un accordo estremamente positivo  -  ha affermato il segretario della Fp Cgil Puglia, Biagio D’Alberto  -  si tratta di un piano soddisfacente con il quale si fa un passo in avanti nel tentativo di risolvere un problema fortemente sentito dalla cittadinanza. Bisogna in qualche modo rispondere ai tempi troppo lunghi e indecenti delle liste d’attesa".
Soddisfatto anche il segretario della Fp Cisl Puglia, Enzo Lezzi: "Avremmo preferito fare più assunzioni evitando di ricorrere alle prestazioni aggiuntive. Per risolvere parzialmente il problema chiediamo agli operatori uno sforzo in più". Non firma l’accordo l’AaroiEmac perché secondoil segretario regionale Antonio Amendola "si rischia di drogare ulteriormente un sistema che in molti ormai definiscono "esamificio"". Non si fa attendere la risposta del sindacato U.S.S.M.O. (Universo Sanità Sindacato Medici Ospedalieri) ritiene che l’accordo raggiunto tra alcuni Sindacati dei Medici e la regione Puglia in relazione all’abbattimento delle liste d’attesa non sia la strada giusta per risolvere la problematica.
L’aumento esponenziale delle liste d’attesa – afferma il sindacato in una nota - per visite ed esami (e non si dimentichi anche i ricoveri), è la conseguenza di una sconsiderata politica di tagli sulla sanità regionale che ha portato alla chiusura di molte strutture sanitarie ed a un lungo blocco del turnover del personale sanitario, già in atto prima del piano di rientro.
Se per la chiusura di alcune strutture che non garantivano uno standard adeguato di prestazioni, possiamo essere d’accordo, non lo siamo per un pervicace blocco del turnover che ha difatto messo in ginocchio le residue strutture e ha di molto aumentato il carico di lavoro su medici ed altri operatori rimasti in servizio. Su questa forza lavoro, già visibilmente provata, si vuole andare a gravare con un ulteriore aumento del carico di lavoro, anche se, presumibilmente, volontario, che porterebbe ad un ulteriore aggravio del benessere psico-fisico del medico e di altri operatori. Siamo contrari a tutto ciò non solo per l’aggravio di lavoro già citato ma per le conseguenze che ne possono derivare ai professionisti ed al sistema, in primo luogo per il possibile “errore diagnostico da super lavoro”.
Siamo sempre più convinti che l’abbattimento delle liste d’attesa, qualora si voglia intervenire con l’intento inequivocabile di eliminarle, non possa che essere razionale e mirato su tre punti fondamentali:
1) Reintegrare gli organici medici e del restante personale con assunzioni, ormai indifferibili, se si vuole ancora salvare il S.S.N. e R.
2) Potenziare inmaniera organica la Medicina del Territorio.
3) Demandare alcune competenze ai medici di medicina generale come, ad esempio, Ecg da eseguire con il cardiotelefono o esami di laboratorio di base e da eseguire presso i loro studi (tutto ciò eviterebbe anche il disagio agli anziani e malati di doversi spostare in altri comuni). Diversamente operando, siamo convinti fermamente che non solo il problema liste di attesa non sarà risolto, ma che si creerà nel cittadino una falsa aspettativa di risoluzione del problema credendo in una presunta maggiore disponibilità dei medici che, di fatto, non c’è, stante il già importante carico di lavoro su di essi esistente, specie nelle grosse strutture ospedaliere, già assaltate dall’utenza in conseguenza delle predette chiusure.









   
 



 
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