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Sanità, ecco i voti del Ministero alle regioni: bocciate Puglia, Calabria e Campania Estensione delle vaccinazioni, prevenzione degli incidenti sul lavoro, posti letto nelle residenze per anziani, percentuali di cesarei. I dati del ministero mettono in riga la sanità delle Regioni italiane in base a 21 indicatori che si riferiscono all’attività del 2012. Il documento definitivo è pronto per essere licenziato ed analizzandolo si ricava una classifica delle tante sanità italiane che ancora una volta rivela i problemi del Sud e le eccellenze del Centro-Nord. I punteggi assegnati si basano sul rispetto o meno dei Lea, cioè i livelli essenziali di assistenza, le prestazioni che tutte le Regioni sono obbligate ad assicurare ai propri cittadini come stabilito a livello nazionale. Tra l’altro la lista dei migliori e dei peggiori ricavata grazie alla cosiddetta "griglia Lea" serve anche a calcolare come viene suddivisa una parte del fondo sanitarionazionale, quindi ha a che fare con quanto c’è di più importante per i sistemi sanitari, i finanziamenti. Nel 2012l’Emilia Romagna si conferma la Regione più in forma d’Italia. Al secondo posto ci sono a pari merito Toscana e Veneto, seguite dalla Lombardia, che fa un salto indietro di due posizioni. Viene sopravanzata cioè da un’altra regione governata dalla Lega, quel Veneto il cui sistema sanitario si conferma tra i migliori e in crescita. Stesso discorso vale per la Toscana, che anche a causa di problemi nel calcolo del 2011 fa un grande scatto in avanti e arriva sul podio. Il Piemonte è stabile mentre l’Umbria arretra un po’. Si tratta comunque di Regioni considerate sane, per trovare i problemi bisogna spostarsi verso sud. Alle ultime tre posizioni si piazzano Puglia, Campania e Calabria. Nel documento sui Lea viene presa in considerazione solo una delle Regioni a statuto speciale, la Sicilia. L’intenzione del ministero, che ha raccolto i dati e inviati alle Regioni, non ècerto quella di creare la classifica, piuttosto di chiarire quali sono i problemi e le eccellenze dei vari sistemisanitari, per apportare correttivi e distribuire al meglio i finanziamenti. I 21 indicatori si basano su vari aspetti dell’attività sanitaria. Si prende appunto in considerazione la copertura dei vaccini, quelli per i bambini e quello dell’influenza, ma anche degli screening oncologici. Poi ci sono indicatori dedicati all’assistenza ai malati cronici, agli anziani e ai disabili, oppure alla diffusione di esami come la risonanza magnetica. Si prendono in considerazione anche il tasso di ospedalizzazione e la rapidità con cui avvengono gli interventi in media di emergenza delle ambulanze. Ad ogni indicatore è dato un punteggio in numeri e alla fine si forma la graduatoria. Ma ministero e Regioni stanno facendo anche un lavoro più ampio, la cui revisione avviene in questi giorni, contemporaneamente a quella della cosiddetta "griglia Lea". Si prendono in considerazione moltipiù fattori e si verifica quali realtà locali li rispettano. Sono solo tre quelle che quest’anno hanno raggiuntol’obiettivo di essere "in regola" in tutti i campi. Si tratta di Toscana, Lombardia e Veneto. Ad andar peggio, ancora una volta le realtà del sud. La Campania, ad esempio, è inadempiente, tra l’altro, nei settori assistenza ospedaliera, liste di attesa, prevenzione, sperimentazione ed innovazioni gestionali, assistenza protesica, sanità penitenziaria, attività trasfusionale, percorso nascita, emergenza-urgenza. Il Lazio in assistenza ospedaliera, liste di attesa, assistenza domiciliare e residenziale, riorganizzazione rete dei laboratori, cure palliative, sistema Cup, percorso nascita, riabilitazione. Michele Bocci,repubblica 2011 Valutazione 2012 Valutazione 1° Emilia Romagna 213 1° Emilia Romagna 208 2° Lombardia 195 2° Veneto 192 3° Umbria 184 2° Toscana 192 4° Veneto 182 4° Lombardia 182 5° Piemonte 170 5° Piemonte 180 6° Toscana 168 6° Umbria 174 7° Basilicata 167 7° Liguria 173 8° Liguria 166 8° Marche 165 9° Marche 161 8° Basilicata 165 10° Lazio 152 10° Sicilia 156 11° Sicilia 147 11° Lazio 154 12° Abruzzo 145 12° Abruzzo 146 13° Molise 142 13° Molise 144 14° Calabria 128 14° Puglia 138 15° Puglia 123 15° Calabria 132 16° Campania 101 16° Campania 116 Fonte: Ministero della Salute. Al sistema Lea non partecipano Valle d’Aosta, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige(...) OspedaleSan Severo: lettera aperta dal D.G. Manfrini al consigliere regionale Francesco Damone In merito alla disfunzioni lamentate sulla stampa dal Consigliere regionale Francesco Damone sull’ospedale di San Severo, il Direttore generale della ASL FG ha inviato allo stesso, oltre che al presidente Vendola e all’assessore Gentile, una lettera aperta che si riporta in allegato. "Da qualche tempo il Consigliere Regionale Damone continua a segnalare, sulle colonne del Vs Giornale, presunte disfunzioni nell’Ospedale di San Severo, oggetto, a suo dire, di atteggiamenti discriminatori da parte della Direzione Generale della ASL di Foggia, sul pretesto che se ne stiano impoverendo le risorse umane e tecnologiche e paventandone addirittura la possibile chiusura.Esprimo grande preoccupazione per tale atteggiamento, frutto presumibilmente di cattiva informazione, non suffragata da situazioni concrete, soprattutto in un momento come questo in cui la disinformazione o, peggio, ladenigrazione, possono seriamente compromettere il difficilecompito cui siamo chiamati, in un contesto difficile, avendo a disposizione scarse risorse umane e strumentali, ancora sotto la scure del Piano di Rientro e con prospettive di miglioramento solo nel medio termine. Occorre, quindi, che i vari livelli di responsabilit¨¤ facciano fronte comune per vincere questa difficile battaglia tesa soprattutto a riconquistare la fiducia che la gente ci ha tolto per le troppe delusioni subite.E allora vorrei, come mi sforzer¨° di fare in appresso, convincere il Consigliere Damone in primis, cui continuo a riconoscere l’onestà intellettuale, il Presidente Vendola e l’Assessore Gentile, che mi hanno concesso la loro fiducia, che, pur nelle su accennate difficoltà, la ASL di Foggia e, in particolare, l’Ospedale di San Severo hanno intrapreso un percorso virtuoso i cui effetti sono gi¨¤ visibili.Valga soltanto la constatazione che giù da qualche tempo si è allentata la morsa che la magistratura ele forze dell’ordine avevano stretto attorno alla ASL, con particolare riferimento proprio a quella parte del territorio provinciale, grazie alle azioni virtuose poste in essere, ai maggiori controlli, alla adozione di procedure di evidenza pubblica in tutte le acquisizioni di beni e servizi, al rispetto delle norme regionali e nazionali nella organizzazione dei servizi e delle risorse umane.Sè, abbiamo dovuto affrontare anche la "questione morale", per raddrizzare costumi e prassi viziate, per riportare negli atti dell’azienda quella legalità necessaria a far digerire i sacrifici che chiediamo ai nostri operatori e all’utenza, ed io sono fiero dei risultati ottenuti, sono fiero che non siamo più visti come quelli da "controllare", ma come quelli che hanno instituito al loro interno efficaci strumenti di controllo e sono fiero che ciò che abbiamo fatto e facciamo ci venga riconosciuto. Come più volte evidenziato, la Provincia di Foggia, per la sua orografia e per la distribuzione dellapopolazione su un territorio così vasto e spesso impervio, presenta complessità molte volte di difficile soluzione, specie quando occorre assicurare equità nella soddisfazione dei bisogni di salute di quella popolazione e allora, la prima considerazione che vorrei offrire alla comune riflessione che le risorse umane della ASL di Foggia non possono essere la somma delle dotazioni organiche inamovibili facenti capo alle tre ex ASL o, peggio, agli Ospedali cui le ASL facevano capo, ma strumenti operativi da distribuire tra le strutture ospedaliere e, soprattutto, sul territorio per l’attuazione dei programmi e delle direttive che la politica regionale detta per il governo della Sanità.Questo concetto, semplice ma difficile da digerire, è l’unica via possibile in una situazione di tale difficoltà che talvolta impone la chiusura di interi reparti ospedalieri per endemiche carenze di personale o la impossibilità di erogare servizi territoriali essenziali.Violente sono state le reazioniquando si è provato a ripartire in maniera equa le risorse a disposizione per colmare divari di organico e continuano ora quando si cerca di equilibrare gli organici di alcune unità operative per scongiurarne la chiusura o la sospensione dei servizi. Per fortuna dell’Ospedale di San Severo, questi effetti si sono potuti limitare, potendosi quel Presidio avvalere delle ricollocazioni del personale in carico ai dismessi ospedali di San Marco e Torremaggiare e del ridimensionamento dell’Ospedale di Lucera.E proprio perchè questa Direzione attribuisce grande importanza strategica al "Teresa Masselli Mascia" di San Severo, rilevanti sono gli interventi strutturali, tecnologici ed organizzativi posti in essere nell’ultimo periodo perchè questo possa esprimerne tutta la potenzialit". Strutturali: - Nel 2013 è stato completato il trasferimento di tutti i reparti di degenza nel nuovo plesso e in questi giorni si sta effettuando il trasferimento della farmacia. Nel contempo è statopresentato al Comune di San Severo, per l’approvazione, il progetto delle nuove cucine, nell’imminenza della procedura di gara per il nuovo affidamento del servizio; - è tutt’ora in corso l’esecuzione di un importante intervento di ristrutturazione e messa a norma del vecchio plesso ospedaliero, che utilizza un finanziamento ex art. 20 di oltre 4 milioni di Euro, al termine del quale non soltanto struttura ed impianti saranno adeguati alle norme vigenti, ma potranno trovare collocazione anche funzioni territoriali attualmente ubicate in locali tenuti in fitto, in un’ttica concreta di integrazione ospedale ¨C territorio; - rilevanti risorse aziendali sono state destinate e utilizzate per l’adeguamento di alcuni reparti del nuovo e del vecchio plesso. Tecnologiche: - utilizzando fondi FESR all’uopo dedicati, è in corso un sostanziale potenziamento di tutte le diagnostiche per immagine. La procedura concorsuale è stata completata e tra poche settimane le ditteaggiudicatariedella fornitura consegneranno ed installeranno apparecchiature TAC e di Risonanza Magnetica assolutamente all¡¯avanguardia per l’intero territorio regionale; - è in corso la implementazione di un servizio di medicina iperbarica che prevede il trasferimento presso l’Ospedale di San Severo delle camere iperbariche attualmente installate a Vieste e alle Isole Tremiti, ed ivi inutilizzabili per impossibilit¨¤ di assicurarne le risorse umane necessarie, che sono invece disponibili a San Severo. I primi sopralluoghi con le ditte fornitrici sono stati effettuati e si conta di completare la installazione entro i primi mesi del 2014. - Sono in corso le procedure per l’acquisto di arredi e attrezzature a servizio del nuovo plesso ospedaliero utilizzando le risorse all’uopo destinate, rivenienti dai citati finanziamenti ex art. 20 e FESR. Organizzative: - per potenziare il servizio di emodinamica dell’Ospedale di San Severo, più volte richiamato nelle preoccupazionidelConsigliere, un dirigente medico cardiologo di San Severo ¨¨ stato distaccato presso il S. Raffaele di Milano per addestramento in tecniche di emodinamica e, dall’inizio di questo anno, sono operative, presso il "Masselli Mascia", due convenzioni, una con il Dr. Tommaso Lancialonga, primario di Emodinamica presso l’Ospedale di Acquaviva delle Fonti ed una con il Dr. Rocco Perrotta, direttore della struttura di Emodinamica presso l’Ospedale "S. Sebastiano" di Caserta. Ulteriori risorse umane potranno essere destinate al completamento delle procedure in atto per la mobilità extra-regionale di 5 dirigenti medici cardiologi, autorizzata dalla Regione, di cui, nel bando, si è chiesta la specializzazione in emodinamica. - ancora, l’Ospedale di San Severo, in un’ottica di completamento dei servizi offerti, atteso il particolare bacino di utenza che è chiamato a servire, beneficia di Consulenze anche in discipline non previste dal piano ospedaliero regionale; mi riferisco almantenimentodel servizio di Oculistica, alla rinnovata convenzione con l’Università di Foggia per la Urologia ed a quella stipulata con il Dott. Napolitano dell’Ospedale Cardarelli di Napoli per la chirurgia Otologica; - chi scrive si è preoccupato, sin dall’inizio del suo mandato, di rafforzare gli organici di tutti i reparti legati al sistema della emergenza-urgenza. Quanti anestesisti, quanti radiologi e quanti medici di Pronto Soccorso sono stati assunti in luogo di costose convenzioni con altre strutture, private e non? Quanti medici del 118 si alternavano prima del 2012 presso i Pronto Soccorso degli Ospedali della ASL di Foggia e quanti ve ne sono oggi con incarico a tempo determinato, trattenuti con contratti triennali rinnovabili? Altro che prestazioni aggiuntive! - certo, tutto ci è in un contesto che non ci permette ancora di avere organici completi, di evitare il ricorso a turni e prestazioni aggiuntive, pena la chiusura dei reparti, ma questa, purtroppo non è una peculiaritàdell’Ospedale di San Severo, ma una triste condizione in cui versano tutti gli ospedali della Puglia; - caro consigliere Damone, la vera guerra dei poveri si combatte fra le ASL, che si sottraggono l’una all’altra i pochi dirigenti medici a disposizione, in carenza persino di personale da incaricare a tempo determinato, come sta accadendo per gli anestesisti che non si è riusciti a reperire neppure con un recentissimo avviso pubblico; - quanto ai direttori di struttura, per fortuna l’Ospedale di San Severo gode, rispetto agli altri Ospedali della Provincia, di una situazione di privilegio, potendo disporre di ben 11 primari su 15 strutture a differenza di quello di Cerignola (8 su 15 strutture) o peggio, di Manfredonia (solo 3 primari su 12 strutture). A conferma allego un breve prospetto riepilogativo che Vi invito a leggere. E la situazione è destinata a protrarsi nel tempo, se è vero che ben pochi sono i primari previsti per il 2013 nelle deroghe (allaASL di Foggia nessuno),per motivi di contenimento della spesa, atteso che il costo di un primario equivale a quello di due dirigenti medici. Ma San Severo non è soltanto Ospedale; è anche territorio ed anche sul territorio di San Severo sono state impegnate risorse, se è vero che siamo stati, tra le ASL della Puglia, quelli che hanno utilizzato prima e in maniera più consistente i finanziamenti per realizzare strutture sul territorio, che abbiamo richiesto e siamo in lista di attesa per ottenere un importante finanziamento a valere sui residui dei fondi FESR per un nuovo Poliambulatorio in luogo di quello di Via Turati che abbiamo dovuto abbandonare per motivi statici, che il Consultorio è in procinto di occupare locali più dignitosi rispetto a quelli che ha occupato sino ad ora, che con l¡¯ambito di zona che fa capo a San Severo abbiamo sottoscritto un importante accordo per onorare il Piano Straordinario di Assistenza Domiciliare Integrata che l’Assessorato alla Sanità hapredisposto. Infine, èplateale disinformazione quella dell’attribuzione di struttura complessa a 4 posti letto di cardiologia a Lucera, sull’attribuzione di inutili prestazioni aggiuntive, o negate cessioni di apparecchiature da Lucera a San Severo o sulle attribuzioni di pronte disponibilità, peraltro tutte questioni di competenze delle direzioni sanitarie e non della direzione generale. Oltretutto, presso la direzione sanitaria dell’Ospedale di San Severo vi sono un direttore e due dirigenti sanitari, tutti di ottima professionalità e, quindi, scevri da decisioni incompetenti quali quelle paventate. In ultimo, segnalo che nessuna delle recriminazioni di cui si fa carico il Consigliere Damone è pervenuta nè dalla Direzione Sanitaria dell’Ospedale di San Severo nè dai responsabili delle strutture, per cui si ha il fondato sospetto che, da parte di chi diffonde tali informazioni, non si registri il malcontento, ma lo si voglia indurre. Concludo dicendo che ho sempreritenuto e continuo a ritenere che l’Ospedale di San Severo goda di una situazione tale da consentirgli di migliorare le proprie performance e il proprio livello di attrazione e che sia l’unico Presidio della ASL per cui oggi si possa parlare di un reale potenziamento in atto, in un contesto aziendale e regionale che solo nel medio periodo potrà beneficiare di un sia pur minimo rafforzamento degli organici. Mi creda, Consigliere Damone, da parte di questa Direzione non vi è alcun intento discriminatorio nei confronti dell’Ospedale °Masselli Mascia"di San Severo, tutt’altro.(...) Asl Foggia: presentato piano anticorruzione La Asl punta tutto sulla trasparenza, uno strumento di partecipazione attiva che spiana la strada alla lotta alla corruzione. Il direttore generale dell’Azienda Sanitaria di Capitanata, Attilio Manfrini, ha introdotto ufficialmente il piano triennale a tutela delle buone pratiche e della legalita’ che interverra’ snellendo e rendendo accessibile alla cittadinanza l’apparatoburocratico aziendale. Il Piano, sottolinea Manfrini, contempla un link sul sito della Asl, attraverso il quale il cittadino potrà accedere a tutti gli atti. Le delibere e le determine resteranno on line cinque anni e non più quindici giorni. Sul sito saranno consultabili anche i regolamenti e i curricula dei dirigenti. (...) La crisi e la sanità. Forti disuguaglianze sociali in aumento tra gli anziani, maggiore ricorso alle visite mediche e specialistiche, crollo delle visite odontoiatriche, aumenta la quota a pagamento intero per accertamenti specialistici e analisi del sangue. Queste alcune delle stime provvisorie dell’indagine multiscopo “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”, condotta dall’Istat, e realizzata con il sostegno del Ministero della Salute e delle Regioni nel 2012-2013. Tali stime si basano su dati relativi alle informazioni raccolte nei primi due trimestri, ovvero nei mesi di settembre e dicembre 2012. Il confronto con il 2005 èrealizzato rispetto agli stessi mesi di rilevazione per tener conto della stagionalità dei fenomeni. L’indagine è stata condotta dall’Istat a partire da settembre 2012 fino a giugno 2013, con cadenza trimestrale, su un campione complessivo di circa 60 mila famiglie residenti sull’intero territorio nazionale. Tra le donneprevale la multicronicità, tra gli uomini le malattie croniche gravi Nel secondo semestre del 2012 oltre i due terzi (66,9%) delle persone di 14 anni e più al quesito “Come va in generale la sua salute?” ha riferito di stare “bene o molto bene”, il 7,7% ha risposto con una valutazione negativa delle proprie condizioni di salute e il 25,4% ha dichiarato di stare né bene né male. La quota di quanti si dichiarano in buona salute decresce sensibilmente all’aumentare dell’età, raggiungendo il 24,3% tra gli ultrasettantacinquenni. Tra le donne, le quote sono sempre più basse rispetto ai coetanei uomini e lo svantaggio nella buona salute peggiora intorno ai 50 anni. Ilcomplementare divario di genere si osserva in relazione alla “cattiva salute percepita”: le donne che dichiarano di stare male o molto male sono complessivamente il 9,4% contro il 5,8% degli uomini, senza differenze rispetto al 2005. Circa 9 milioni di persone hanno dichiarato di soffrire di almeno una malattiacronica grave (14,8% dell’intera popolazione) e circa 8 milioni e mezzo hanno riferito problemi di multicronicità, indicando la presenza di tre o più malattie croniche indipendentemente dalla gravità (pari al 13,9%). Tra i molto anziani (75 anni e più), quasi una persona su due dichiara di essere affetta da una patologia cronica grave o da tre o più malattie croniche. Le donne presentano per tutte le classi di età, superiori ai 14 anni, tassi di multicronicità più alti degli uomini, ma sono meno colpite da patologie gravi dopo i 50 anni. Permangono forti diseguaglianze sociali nella salute, in aumento tra gli anziani I primi dati provvisori delineano unquadro epidemiologico complessivamente stabile rispetto alle principali dimensioni della salute considerate e comunque coerente con il processo di invecchiamento della popolazione registrato dal 2005. Tuttavia, il dato medio complessivo nasconde disuguaglianze territoriali e sociali che penalizzano alcuni gruppidi popolazione. Persiste un chiaro gradiente sociale nella distribuzione della salute: rispetto al titolo di studio, nel 2012 si conferma l’associazione tra livelli più bassi di scolarità e peggiori condizioni di salute. Complessivamente, tra le persone di 25 anni e più, si rilevano prevalenze intorno al 10% sia per la cronicità grave che per la multicronicità tra quanti hanno conseguito almeno un diploma di scuola superiore, a fronte di circa il 40% tra quanti invece hanno al massimo la licenza di scuola elementare. Anche tenendo sotto controllo l’effetto dell’età, il rischio di presenza di cronicità è quasi il doppio tra quanti hanno un basso titolo di studio. Anche inrelazione al giudizio sulle risorse economiche familiari, sia l’indicatore di salute percepita che gli indicatori di presenza di cronicità si differenziano in maniera significativa. Dichiarano di stare male o molto male l’11,1% delle persone con risorse economiche familiari scarse o insufficienti contro il 5,3%di coloro che giudicano le proprie risorse ottime o adeguate. Più contenuta, ma comunque significativa, è la differenza per chi dichiara almeno una malattia cronica grave (le percentuali sono rispettivamente pari a 16,7% e 13,7%) e per chi è multicronico (16,0% e 12,3%). Nella popolazione anziana, rispetto al 2005, si accentua il divario tra i più abbienti e i meno abbienti. Gli anziani con risorse economiche ottime o adeguate che dichiarano di stare male o molto male nel 2012 sono il 14,8%, in diminuzione rispetto al 2005 (erano il 16,5%), mentre quelli economicamente svantaggiati sono il doppio (30,2%) e in aumento rispetto al 2005 (erano il 28,6%). Anche per gli anzianimulticronici i divari continuano ad aumentare: la quota tra chi ha risorse scarse o insufficienti raggiunge il 49,2% nel 2012 (era il 45,7%), mentre tra chi non riferisce problemi economici è pari al 36,4%. Lo svantaggio del Sud Al Sud, la percentuale di popolazione che si dichiara incattive condizioni di salute, passa dall’8,5% del 2005 al 9,8% del 2012. Gli anziani residenti nel Mezzogiorno rappresentano il gruppo di popolazione più vulnerabile, in particolare se hanno risorse economiche scarse o insufficienti. Al Sud, la popolazione anziana in situazione economica svantaggiata dichiara un cattivo stato di salute nel 35,9% dei casi (31,6% nel 2005). Aumenta il ricorso a visite mediche, sia generiche che specialistiche Nelle quattro settimane precedenti l’intervista, nel 2012 sono state effettuate oltre 36,5 milioni di visite mediche, di cui oltre 19 milioni di tipo generico e oltre 17milioni di tipo specialistico. Rispetto al 2005 ilnumero di visite per 100 persone è aumentato, passando da 51,2 a 60,3. Controllando l’effetto dell’età i tassi sono rispettivamente 53,4 e 60,5. La crescita ha riguardato soprattutto gli ultrasettantacinquenni (+25%) ed è più accentuata nel Nord-Ovest (+19%). L’incremento complessivo delle visite (pari a 6milioni e 800 mila tra 2005 e 2012) è assorbito per il 52,5% dalle visite generiche e per il 47,5% da quelle specialistiche. Nel 2012 le visite specialistiche sono circa 17 milioni, ovvero 28,7 ogni 100 persone (28,9 – tasso standardizzato), in aumento rispetto al 2005 sia in valore assoluto (erano 14 milioni) sia in rapporto alla popolazione (25,0 - tasso standardizzato). Le visite specialistiche aumentano soprattutto tra gli ultrasessantacinquenni (da 36,9 a 46,2 visite per 100 persone di 65 anni e oltre); gli incrementi maggiori si osservano per le visite ortopediche (da 4,5 a 7,0), cardiologiche (da 6,9 a 8,1), oculistiche (da 5,0 a 6,4) e per le altre visite (da 4,8 a 7,9).Sono in aumento anche tra le donne di 35-44 anni (da 25,1 a 31,4), soprattutto le visite ginecologiche (da 4,9 a 9,5). Diminuisce il ricorso alle visite odontoiatriche Sono 2,8 milioni le visite odontoiatriche nel 2012, pari a 4,7 ogni 100 persone (4,8 il tasso standardizzato), insensibile riduzione rispetto al 2005 (erano 3,7 milioni, 6,4 ogni 100 persone – tasso standardizzato). Sul territorio, la propensione ad effettuare visite odontoiatriche si è ridotta, rispetto al 2005, in misura maggiore nell’Italia centrale, dove il ricorso era più elevato, passando da 8,0 a 5,2 visite per 100 persone. L’odontoiatria è la specializzazione con la quota più elevata di visite a pagamento intero (83,4%). Tuttavia la diminuzione rispetto al 2005 del numero di visite odontoiatriche, si è accompagnata ad una relativa diminuzione della percentuale di visite a pagamento intero (-9% rispetto ai tassi standardizzati). La quota di visite a pagamento intero si è ridotta in tuttele ripartizioni, ma in misura maggiore al Sud (da 90,7% a 79,2%). Lieve riduzione dei ricoveri ospedalieri Nel 2012 i ricoveri ospedalieri con pernottamento (nei tre mesi precedenti l’intervista) sono quasi 2 milioni (3,2 ogni 100 persone), inclusi quelli per parto o nascita. Nel2005 i ricoveri erano 3,7 ogni 100 persone, ma controllando l’effetto dell’età la riduzione è più marcata, infatti il tasso standardizzato diventa 4,0 per 100 persone. Pur in calo, è alta la quota di visite specialistiche a pagamento intero Nell’analizzare gli eventuali cambiamenti nei livelli di compartecipazione alla spesa da parte del cittadino riguardo alle visite mediche specialistiche, sono state escluse le visite odontoiatriche che, com’è noto, sono molto spesso a totale carico del cittadino. Pertanto, nell’analisi che segue per “visite specialistiche” si intendono le visite specialistiche escluse quelle odontoiatriche. Con riferimento all’ultima visitaspecialistica effettuata nei dodici mesi precedenti la rilevazione, il 35,7% delle persone non ha pagato, il 22,5% ha pagato il ticket ed il restante 41,8% ha pagato interamente (incluso un eventuale rimborso). Il confronto con il 2005 sembrerebbe indicare uno spostamento delle visite verso il Servizio sanitariopubblico: difatti è rimasta stabile la quota di coloro che non ha pagato, è aumentata quella delle persone che hanno pagato il ticket (+27%) ed è diminuita (-11%) la quota di coloro che hanno pagato interamente. Questa tendenza risulta confermata in particolare al Centro e al Sud. Aumenta la quota a pagamento intero per accertamenti specialistici e analisi del sangue Per fare accertamenti specialistici il 43,1% delle persone non ha pagato alcunché, il 32,0% ha pagato il ticket ed il restante 24,9% ha pagato interamente (incluso un eventuale rimborso). Per le analisi del sangue è più elevata la quota di coloro che non ha pagato (54,8%) o ha pagato il ticket(31,1%), mentre ha pagato per intero il 14,1%. Rispetto al 2005, aumenta del 19% la quota di persone che ha pagato interamente gli accertamenti specialistici, l’incremento è molto più consistente per le analisi del sangue (+74%). Contestualmente la quota di persone che ha pagato il ticket si è ridotta del18% nel caso delle analisi del sangue, mentre è rimasta sostanzialmente stabile per gli accertamenti specialistici. Più di una persona su dieci rinuncia a prestazioni odontoiatriche per motivi economici Sono le visite e i trattamenti odontoiatrici le prestazioni a cui si rinuncia più frequentemente: il 14,3% delle persone di 14 anni e più vi ha rinunciato negli ultimi 12 mesi. La rinuncia è dovuta principalmente a motivi economici (85,3%). E’ quanto emerge dalle informazioni rilevate per la prima volta nell’indagine sul fenomeno della rinuncia a prestazioni sanitarie (forgone care). Nel caso di rinuncia a visite specialistiche (escluse quelle odontoiatriche) la quota siriduce al 7,7%. Ancora più contenuta è la percentuale di chi rinuncia ad un accertamento diagnostico specialistico (4,7%) o a prestazioni di riabilitazione (2,5%); molto esigua è la rinuncia a interventi chirurgici (0,8%). Inoltre è pari al 4,1% la quota di chi rinuncia all’acquisto di farmaci pur avendonebisogno, tra questi oltre il 70% perché avrebbe dovuto pagarli di tasca propria non essendo prescrivibili e il 25% perché il ticket era troppo costoso. Rispetto a tali rinunce, il 6,2% ha indicato motivi economici, il 4,0% problemi di offerta di tali servizi (liste di attesa troppo lunghe o orari scomodi per l’appuntamento o difficoltà a raggiungere la struttura) e l’1,1% altri motivi, quali impegni di lavoro o familiari o altro. Sono più spesso le donne a rinunciare (13,2% contro 9,0% negli uomini); tale differenza si accentua nella classe 45-64 anni, in cui rinuncia il 17,9% delle donne contro il 12,7% degli uomini. Nel Mezzogiorno la quota di donne 45-64enni che rinuncia saleal 22,3% nel Sud e al 26,5% nelle Isole. Soddisfazione per il Servizio Sanitario Pubblico I soddisfatti aumentano al Nord, diminuiscono nel Mezzogiorno. Complessivamente il giudizio sul Servizio sanitario pubblico resta allineato al 2005 e posizionato su valori che superano lasufficienza: circa il 60% della popolazione maggiorenne attribuisce un punteggio da 6 in su. Il punteggio medio complessivo è pari a 5,8 e il valore mediano è pari a 6, entrambi sostanzialmente invariati rispetto al 2005.(...) Sanitaservice: intervenga la Corte dei Conti Il segretario generale dell’Usppi, Nicola Brescia, invita il direttore generale dell’Asl, Domenico Colasanto, nella sua qualità di socio unico, a far applicare la legge nei confronti della società in house Sanitaservice. Infatti, alla luce del decreto sugli obiettivi di razionalizzazione nella pubblica amministrazione, approvato in via definitiva e in vigore dopo la sua pubblicazione nella Gazzettaufficiale, a far data dal 30 ottobre scorso, al dr. Francesco De Nicolo, dirigente Asl in pensione, e attuale amministratore unico della Sanitaservice, deve essere applicata la sospensione del trattamento pensionistico. O, in alternativa, deve dimettersi dalla funzione di manager della società in house di cui è incompatibile. La norma non lascia spazio ad alcun dubbio. L’art. 3, co. 7 ter della Legge 125/2013 entrata in vigore il 30 ottobre scorso, prevede che i "dirigenti delle societa’ controllate direttamente o indirettamente da amministrazioni oenti pubblici, ad esclusione di quelle emittenti strumenti finanziari di cui al comma 7-bis, che alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto risultino titolari di trattamento pensionistico di vecchiaia ovvero di anzianita’, la cui erogazione sia stata gia’ disposta, cessano il proprio rapporto di lavoro improrogabilmente al 31 dicembre 2013, qualora le stesse societa’ abbiano chiuso l’ultimo esercizio inperdita. ...In caso di societa’ con esercizio in avanzo, ai dirigenti titolari di trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianita’, il trattamento medesimo e’ sospeso per tutta la durata dell’incarico dirigenziale». "Invitiamo il manager Colasanto e gli organi regionali a rimuovere tale situazione di illegittimità. Da oltre un anno - precisa Brescia - ci stiamo battendo affinchè i dipendenti della società in house vedano riconosciuti i propri diritti. Invece il neo amministratore, De Nicolo, che già percepisce una pensione d’oro cui aggiungegli 80mila euro annui della indennità riconosciuta dalla Asl di Bari, persevera nel suo comportamento arrogante e irrispettoso dei lavoratori cui non riconosce un orario maggiore. In attesa che si faccia luce su alcuni comportamenti ritenuti da questo sindacato illegittimi, chiediamo che l’Asl faccia rispettare la legge. L’Usppi - conclude Brescia - invierà anche un esposto alla competente direzione regionale dell’Inps per esercitare idovuti controlli e presenterà un esposto alla Procura regionale della Corte dei Conti".(...) ’UN VERO DISASTRO SOCIALE’per la sanità pugliese Casa della Divina Provvidenza Bisceglie, no al presunto fallimento - L’O.S. Usppi/Puglia e l’Usppi/Cdp aziendale dell’ente ecclesiastico Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie, esprimono forte perplessità e sconcerto circa le dichiarazioni riportate in un articolo pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno (edizione del Nord Barese del 25 settembre 2013) relativamente al presunto fallimento della Casa Divina Provvidenza di Bisceglie . ’Usppi Puglia dichiara: “è evidente infatti che al fine di garantire un’efficace continuità aziendale nell’interesse dell’Ente, dei fornitori tutti, sia necessaria un ulteriore proroga, atteso che il periodo dei sei mesi, entro cui hanno operato i commissari giudiziali, è risultato troppo breve per una completa valutazione del piano di concordato preventivo, contenente quella continuitàaziendale che per noi lavoratori rappresenta l’unica, autentica garanzia di stabilità occupazionale”. Per questo, nel Febbraioscorso è stato sottoscritto un impegno pesantissimo da parte dei lavoratori. In tal senso va rimarcata l’apertura della Regione e delle AA.SS.LL. competenti a favorire ed incentivare il nuovo corso delle attività dell’Ente. L’Usppi Puglia e l’Usppi Cdp Sanità della Casa Divina provvidenza evidenziano quindi che un eventuale fallimento dell’Opera Don Uva, potrebbe determinare un disastro economico ed occupazionale di vastissime dimensioni, con immaginabili ricadute sociali. C.C.R, Usppi: Da sei mesi senza indennità mobilità. E’ disperazione - Il segretario nazionale dell’Usppi, Nicola Brescia, in una nota indirizzata al Presidente del Consiglio Letta, ai ministri della Sanità e dell’Industria, al Prefetto Tafaro, al Presidente della Giunta Regionale Vendola, al Presidente della Provincia Schitulli , al Sindaco di Bari Emiliano e a tuttii parlamentari baresi, si dichiara FORTEMENTE PREOCCUPATO PER LE SORTI DEI 400 EX CCR, chiede di accelerare al massimo, lepratiche burocratiche della mobilità, affinché venga erogata una anticipazione della mobilità da parte dell’INPS. Risulterebbe al sindacato Usppi, fonte Regione Puglia, che la MOBILITA’ PER 400 EX LAVORATORI, SAREBBE TERMINATA A FEBBRAIO SCORSO. SE FOSSE VERO QUANTO DICHIARATO DA FUNZIONARI REGIONALI, SAREBBE UN VERO DISASTRO SOCIALE. INVITIAMO L’ASSESSORE CAROLI A DARE RISPOSTE ESAURIENTI AGLI EX CCR. Il segretario dell’Usppi Brescia ha denunciato lo stato di povertà in cui sono ridotte le famiglie degli ex lavoratori Ccr. L’Usppi riferisce che 400 ex dipendenti delle ex Case di Cura Riunite di Bari sono sull’orlo della disperazione. Manca, infatti, il pagamento degli emolumenti provenienti dagli ammortizzatori sociali da ben SEI mesi. L’Usppi chiede di modificare la norma inserita nella legge finanziaria regionale che prevede una riserva del 10 per centoa favore dei dipendenti ex Ccr, nelle assunzioni degli ausiliari nelle Asl pugliesi. La proposta è che si possa allargarel’obbligo delle “assunzioni” anche agli altri enti regionali, provinciali e comunali, quali: Multiservizi, Amgas, Amniu, Seap, Finpuglia, Fiera del Levante, Acquedotto Pugliese etc. e non solo per gli ausiliari ma per tutti i livelli e le qualifiche. Infine, l’Usppi indice lo stato di agitazione. Cgil, Cisl e Uil: confronto per completamento dell’assorbimento dell’appalto della pulizia nella House Jonica Service - Si è tenuta a Bari da parte dell’assessore alla Salute Elena Gentile, la presentazione della bozza dei “Criteri di organizzazione e gestione delle Società Strumentali alle attività delle Aziende ed Enti del Servizio Sanitario Regionale della regione Puglia”. Emerge chiaramente – informa una nota della Cgil-Cil-Uil - la volontà del legislatore regionale di garantire la possibilità di “internalizzare”attività di tipo vario tra cuiausiliariato, portierato e pulizia; trasporto 118, dialisi e sangue; logistica, cup e informatica. Nel tempo, la AslTaranto, si è già dotata dei primi atti necessari per procedere al completamento dell’assorbimento dell’appalto delle attività di pulimento all’interno della House Jonica Service attraverso la Delibera 2151 del 12-10-2012 in cui la Asl riafferma la “ferma intenzione di procedere all’ulteriore affidamento dei servizi di pulizia alla società in house”. Finanche nel Piano di razionalizzazione inviato a suo tempo al Commissario Governativo per la Spending Review – prosegue il comunicato - , veniva confermata e documentata la convenienza economico-gestionale della House jonica Service prevista con il completamento dell’internalizzazione, la creazione dei relativi quadri intermedi e la nomina dell’amministratore esterno. Pertanto gli scriventi rivendicano l’attuazione di quanto contenuto nella Del. 2151/2012 e chiedono alla Asl Taranto di sospendere tutte quelleattività burocratico-amministrative che dovessero risultare in antitesi fin da ora alle imminenti Linee GuidaRegionali. Dopo le due richieste delle segreterie aziendali, viene quindi valutata opportuna – conclude la nota della triplice - la convocazione sull’argomento appena prodotta dalla Asl Taranto alle OO.SS. firmatarie di contratto che confermano l’impegno già da tempo messo in campo.(...) Riconoscimento per Centro di Controllo della Coagulazione di Lucera Il Centro di Controllo della Coagulazione di Lucera, annesso alla Struttura Complessa di Medicina Interna dell’Ospedale "F.Lastaria", è stato di recente accreditato dalla F.C.S.A. (Federazione Centri per la Diagnosi della Trombosi e la Sorveglianza delle Terapie Antitrombotiche). Un risultato di grande rilevanza: il centro lucerino, infatti, è l’unico accreditato della Provincia di Foggia ed uno tra i tredici Centri accreditati dell’intera Regione Puglia. Lo rende noto un comunicato dell’Asl FG. NelCentro si assistono pazienti affetti da patologia trombotica, malattia che in Italia coinvolge milioni di persone e costituisce un problema di rilevanza sociale. Da qui l’importanza della diagnosi strumentale e di laboratorio degli eventi clinici associati alla patologia, unitamente alla sorveglianza clinica e di laboratorio delle terapie antitrombotiche. Le strutture specializzate oggi esistenti sul territorio nazionale sono poche, a fronte di unadomanda in forte crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione, sempre più esposta ad un aumentato rischio trombotico. Eseguire una buona diagnostica ed una buona sorveglianza delle terapie è dunque un requisito essenziale per ottimizzare la spesa sanitaria, salvaguardando il diritto alla salute dei cittadini. Il risultato ottenuto dalla Struttura diretta dal dott. Angelo Benvenuto, permetterà, infatti, la prescrizione dei nuovi farmaci anticoagulanti, recentemente messi in commercio, in tutta sicurezza, senza alcun rischio peri pazienti e tutelandone la salute. L’accreditamento del Centro di Controllo della Coagulazione di Lucera è stato conferito dopo numerose attività di controllo tecnico e di qualità, incrociato con i laboratori di analisi cliniche, effettuati dai tecnici e medici della F.C.S.A. LA Federazione opera sul territorio nazionale dal 1989. Tra i suoi obiettivi: l’aggiornamento formativo di medici, biologi, tecnici ed infermieri operanti nei variCentri, la promozione di ricerche cliniche e di laboratorio, la standardizzazione e il controllo (clinico e di laboratorio) delle terapie antitrombotiche.(...) Abbattimento liste d’attesa, USSMO: Le nozze con i fichi secchi “Ribadiamo la nostra contrarietà ad un accordo che non migliora niente. Le liste di attesa si abbattono assumendo il personale e non abbattendo il personale per il super lavoro”. Così in una nota il segretario regionale U.S.S.M.O. (Universo Sanità Sindacato Medici Ospedalieri), Franco Lavalle. “Se letac si fermano alle due in alcune strutture, dipende dalla carenza di personale turnante. Spremere il personale con il miraggio della ricompensa, e neanche sicura, porterà ad avere medici più stressati e più soggetti all’errore. Con i soldi destinati a questa ‘impresa’ si sarebbe potuto assumere qualche medico, anche a tempo determinato, che avrebbe contribuito a far funzionare meglio il Sistema dell’Assistenza”. Questi pannicelli caldi U.S.S.M.O. li rimanda prontamente al mittente. “Non è questo il modo, a nostro avviso, di fare buona Sanità e di fare il bene dei Cittadini”.(...) Sanità, il virus è lo sfruttamento E’ occasionale che alcune tra le più importanti strutture sanitarie private/accreditate siano al centro di vicende, anche giudiziarie, che rischiano (anche ingiustamente) di minarne la credibilità e l’efficienza? Può la sicurezza sui luoghi di lavoro sanitari influire sulla qualità delle prestazioni assistenziali? Il sistema sanitario nazionale staattraversando una fase in cui l’attacco al pubblico è affiancato da una operazione che getta schizzi di fango su un certo tipo di privato, a tutto vantaggio di un modello che guarda all’assicurazione privata di stampo statunitense. L’attacco al mondo del lavoro nel sistema sanitario privato è risaputo. Oltre tutto, rispetto a quello che accade nel pubblico, ci sono lavoratrici assunte con la Bossi/Fini che hanno il permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro e non "rischiano" il licenziamento per non rischiare di diventare clandestine, lavoratrici che hanno contratti all inclusive - appartamento - orario di lavoro - iper mansionamento, costrette a turni massacranti e orari inauditi. Ci sono operatrici delle ditte di pulizia iperflessibili, part-time, con orari spezzati fra mattino e pomeriggio (e 450 euro di stipendio). E questo nel pubblico succede di rado. Ma c’è una dimensione particolare che andrebbe approfondita: la sicurezza sui luoghi di lavoro, che spesso non vuoldire solo sicurezza per gli/le operatori/ici ma troppo spesso anche per i malati. La vicenda è ancora poco chiara e merita di essere osservata più attentamente. Quanto accaduto ad alcuni neonati al Policlinico Gemelli di Roma rischia di essere direttamente connesso alla non osservanza o non piena osservanza o non particolare osservanza delle norme a tutela dei lavoratori sui luoghi di lavoro? A indagini aperte e prime iscrizioni sul registro degli indagati il condizionale non può mancare. Che interesse può avere un datore di lavoro a non tenere in giusta considerazione la tutela, in termini di salute, dei propri lavoratori? E comunque, se l’applicazione della tanto decantata L.626/94, oggi D.Lgs.81/08, che riassume in un unico Testo Unico tutte le facce del poliedrico concetto di sicurezza, se l’applicazione di queste avveniristiche e tanto invidiate leggi, come dicevamo, ha un prezzo, è possibile che si risparmi sulla sicurezza per contrarre la spesa? La risposta naturalmente èaffermativa ma le motivazioni sono varie. I protocolli di osservazione del personale sanitario (visite, esami del sangue, ecc.) sono cadenzati nel tempo e dipendono da alcuni fattori, non ultimo lo stato di salute del dipendente e la specifica valutazione del rischio al quale il dipendente è esposto per motivi di lavoro. E’ tacito che un lavoratore che opera in un reparto con pazienti affetti da malattie respiratorie (semplifichiamo) sarà "osservato/valutato" per il rischio diretto di contrarre malattie specifiche (come ad esempio la tbc) ed indiretto di trasmissione delle malattie a terzi (familiari, colleghi, pazienti). Quando lo stesso personale cambia servizio o reparto, cambiano i protocolli di osservazione/valutazione anche se di norma andrebbe considerato che alcune patologie eventualmente contratte nel precedente servizio o reparto dovranno essere controllate nel tempo, vista anche la specifica peculiarità di alcune malattie di, diciamo, positivizzarsi dopo periodi anchelunghi. In termini di spesa (l’unico metro che sembra interessare il sistema), per l’accertamento dello stato di salute di un infermiere che opera in un servizio neonatale ed ha operato precedentemente in una bronco-pneumologia (per non semplificare) questo corrisponde naturalmente ad un impegno economico maggiore (esami specifici per la neonatologia e per alcune malattie trasmissibili potenzialmente contratte in bronco-pneumologia). Tutto questo, naturalmente andrebbe protocollato, reso cioè fruibile da qualsiasi struttura (medico competente) tenuta ad osservare le procedure a garanzia della tutela dei lavoratori sui luoghi di lavoro. Ma chi controlla i controllori? Secondo aspetto: un infermiere non più idoneo a svolgere alcuni aspetti professionali (quando non addirittura tutti) deve essere disposto in altro servizio che non confligga con quello che ha determinato la non idoneità (parziale o totale, temporanea o perenne). Ad esempio, di norma, un infermiere con un’ernia del discodeve essere disposto in un servizio dove non si debbano movimentare pazienti che pesano più di 20 Kg; ne consegue, spesso, che l’infermiere è disposto in un reparto di prima infanzia, cioè in una pediatria dove l’esiguo peso dei ricoverati non lo metta a rischio ulteriore di malattia. Purtroppo però spesso succede che quell’infermiere si ritrova in un turno con organico inferiore al dovuto (la carenza di personale, si ricordi, è conseguenza dei tagli) e invece di sollevare un solo bambino di 20 Kg, è costretto a mobilizzarne 4 o 5 in un’intera giornata di lavoro: la legge è garantita, la salute no! E ancora, di fronte alla grave carenza di personale di assistenza, e non solo, ed in considerazione anche di modelli assistenziali che ne prevedono sempre un minor uso (il modello per intensità di cure) è facile che aumenti esponenzialmente il personale con "ridotte" capacità lavorative. Non dimentichiamoci che ad esempio l’età media degli infermieri, complice anche il blocco del turnover, cresce esponenzialmente di anno in anno. Se ne deduce che è estremamente facile, in una popolazione di infermieri con 45-50 anni di età e 20-25 anni di lavoro in corsia, individuare patologie "fisiologiche" che inesorabilmente rischiano di avviare quel personale verso compiti e mansioni "meno gravose" (ed economicamente meno vantaggiose visto che buona parte del salario è legato alla turnistica e a servizi particolarmente "pesanti"). Se ne deduce che osservare strenuamente i tempi previsti dalla norma per sottoporre a visita di controllo il personale rischia di aumentare i non idonei al servizio. In ultimo, una considerazione: il soggetto che dispone, dopo un attento studio, le condizioni di idoneità ai compiti lavorativi di un infermiere è il medico competente, che spesso proprio in base alle valutazioni che esprime, rischia di disporre lavoratori/ici verso altri ambiti lavorativi depauperando il personale, non diversamente sostituibile, di servizi e reparti. Da chi dipendequesto professionista? Dal datore di lavoro che nello specifico è il direttore generale. E nella brunettiana logica della meritocrazia quando verrà premiato questo dirigente, quando garantirà più infermieri in servizio nei reparti a turnare (magari non indagando più di tanto o per nulla) o quando ne disporrà a decine in servizi ambulatoriali con carichi di lavoro minori? Sabino Venezia**Usb nazionale-Sanità(...) Smi: ’Assistenza in ginocchio, meno servizi e zero risorse’ Con questo provvedimento si va verso la cancellazione della guardia medica, l’indebolimento del 118 e della rete degli studi dei medici di famiglia e dei pediatri. Manca una strategia efficace per l’integrazione con gli specialisti ambulatoriali e la medicina dei servizi. E poi: zero risorse! Un pasticcio che mette in risalto le fughe in avanti delle Regioni e l’assenza di direzione del Governo”. Questo il commento di Maria Paola Volponi responsabile nazionale Smi della medicinaconvenzionata dopo una prima lettura dell’ultima versione della bozza di atto di indirizzo per il settore, esaminata dalle Regioni. “Tutto ciò – prosegue – mentre ci rubano la democrazia. Con chi hanno intenzione di fare le trattative se si nega l’agibilità politica dei sindacati? Come pensano di declinare l’atto di indirizzo nella prossima Convenzione, senza la controparte, cioè senza le rappresentanze di chi lavora ? Sì, perché è bene ricordare che in questi mesisono stati messi in discussione i meccanismi di sostituzione per i medici che si impegnano nella tutela dei colleghi. Ma non finisce qua, lo Smi ha già vinto un ricorso a Lecce e continueremo anche in tutte le altre Asl che negano le garanzie sindacali dei medici”. Per lo Smi è inaccettabile che dei professionisti che operano nel Ssn vedano unilateralmente cancellate le norme previste nell’Accordo collettivo, e ancora vigenti, che regolano questa materia e che si ritrovano “a dovere pagare i sostituti quando esercitanoil proprio diritto-dovere di sindacalisti in modo del tutto volontario”. Per questo invita Governo e Regioni ad intervenire urgentemente “per sgomberare il campo da questa grave situazione”.(...) Danno da vaccino Avviso a tutti i neogenitori e a tutte le coppie che vogliono o vorranno un bambino: attenzione alla pratica medica più abberrante che l’uomo abbia partorito! Prima di far inoculare numerosi veleni, acidi e tossine nel corpicino ancora in formazione del proprio figlio, è bene informarsi adeguatamente: la bibliografia, gli studi e le ricerche non mancano. E’ bene sapere che il medico vaccinatore, non solo ci guadagna per ogni vaccino inoculato, ma non risponderà neppure per eventuali danni subìti dalla piccola creatura. Pensiamoci molto bene prima di rischiare di danneggiare il proprio figlio, magari irrimediabilmente. E’ più serio e pericoloso il morbillo o l’autismo? E’ meglio il diabete di tipo I o la pertosse? “Ognisettimana mi arrivano venti casi di danni da vaccino. Ho oltre 400 situazioni in mano, al momento. La battaglia è nel momento migliore dal punto di vista giuridico”. L’avvocato di Rimini Luca Ventaloro, in qualità di legalema anche di rappresentante del Comilva, ha partecipato l’ottobre scorso al convegno “Le vaccinazioni di massa. Prevenzione, diagnosi e terapia dei danni” che si è tenuto al Centro congressi Luciani di Padova. Ed è lì che ha relazionato su alcune cause vinte e sulla pratica dell’obiezione attiva. “Siamo in un alveo nuovo – ha spiegato Ventaloro – dove i tribunali e le corti d’appello oggi paradossalmente riconoscono i danni da vaccino. La parte sanitaria dimentica che quando il giudice decide non lo fa sulla base della simpatia ma perché si è affidato ad un tecnico molto preparato. Quando l’Asl critica la sentenza, in realtà critica un approfondimento molto certificato. La giustizia, oggi, sopravanza la parte sanitaria“. La perizia medico-legale è fondamentale,secondo l’avvocato: “È quella in cui si accerta l’esistenza di un nesso causale tra vaccinazione e danno. Come siamo riusciti a far risarcire o indennizzare le persone danneggiate in passato? Grazie alla periziamedico-legale. In Italia abbiamo una ‘pattuglia’ di una quindicina di medico-legali, ne stiamo formando altri. Le loro perizie hanno fatto cultura giuridica. Abbiamo una decina di sentenze appena vinte in Italia”. Chi ha subito un danno da vaccino può rivalersi in tre modi, ha spiegato l’avvocato: “Esiste la tutela penale: va chiesta quando c’è un danno o un decesso immediato. Se siamo tempestivi, facciamo la denuncia-querela. Il denunciato è colui che ha proceduto all’inoculazione vaccinale. Abbiamo processi a carico di alcuni infermieri o di alcuni medici”. Poi c’è la tutela civile: “Viene considerata la madre di tutte le cause. Si attiva quando il danneggiato ha ricevuto una “malpractice” medica. Viene citata per danni l’azienda sanitaria locale. Il risarcimento danni ingenere è molto corposo, alcune Asl hanno rischiato il commissariamento. La richiesta danni, in questi casi, contempla anche l’assistenza medica al danneggiato. Si parla in realtà di indennizzo: la sommabimestrale viene diluita nel corso della vita”. Per la tutela amministrativa, invece, la domanda si fa all’Asl: “Non è necessaria la colpa medica. Basta il nesso di causa. Basta che un medico legale riconosca che la vaccinazione ha prodotto quel danno. Sono i casi di cui si sente parlare continuamente. Sentenze storiche come quella dell’autismo di Rimini”. Ma Ventaloro ha citato anche altre sentenze che “hanno fatto storia”: Cuneo 2007, Ascoli Piceno 2008, Busto Arsizio 2009, Torino 2010 e Pesaro 2011. “Queste sentenze hanno creato principi diventati molto più solidi. Abbiamo una sentenza del tribunale del lavoro di Rieti sul diabete mellito. Ha creato un precedente. Abbiamo autismo, ritardi psicomotori. L’ultima è la morte in culla di Pesaro, del maggio 2013?. Ventaloro ha parlatopoi dell’obiezione attiva: “È l’aspetto più importante della nostra battaglia. Vi preghiamo di praticare un’obiezione corretta, bisogna uscire allo scoperto. Rifacendomi a quello che il Comilvapredica, non rimandate i vaccini, non fate certificati falsi, non fate fughe, non rifugiatevi nel silenzio ma optate per atti chiari”. L’Emilia Romagna contempla l’obiezione attiva: “Inviate alle Asl raccomandate con ricevuta di ritorno, non dite le cose al telefono, siate genitori che manifestano una responsabilità, partecipate a viso aperto al colloquio con l’Asl. Questo è il modo migliore per creare una buona cultura sanitaria”. Silvia Manzani – fonte,romagnamamma.it Visto su www.informasalus.it/it/articoli/casi-danno-vaccino.php ’Basta immobilismo. L’Istituto zooprofilattico rischia di morire’ “Non è pensabile che nonostante sia trascorsi diversi mesi dalle dimissioni del consigliereAugusto Calbi, che hanno determinato la decadenza del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata, la situazione gestionale dell’Ente non sia ancora risolta”. Esordisce cosi il consigliere regionale del PD Ruggiero Mennea dopo la recente contestazione dei dipendenti dell’Istituto verso l’immobilismo che regna sovrano. In assenza di una risposta da parte delle istituzioni preposte a risolvere il vuoto gestionale, dopo la messa in discussione del Commissario nominato dalla Regione Puglia, sono stati i dipendenti dello stesso Istituto a portare avanti l’iniziativa di porre all’attenzione dell’opinione pubblica la necessità di risolvere presto l’annosa questione. “Tutto questo è inaccettabile" tuona Mennea. E’ plausibile che quella dei dipendenti (duecento tra veterinari, biologi, chimici,tecnici di laboratorio, amministrativi e borsisti) sia la richiesta di porre fine ad un consiglio di amministrazione che si ostina,nonostante decaduto, a rimanere in carica per procedere in tempi brevi alla riattivazione dell’Istituto che per tanto tempo è rimasto fermo al palo. “Sotto accusa – sottolinea Mennea - è l’assenza delle due Regioni che per oltre un ventennio hanno trascurato questo importante Ente permettendo sempre allo stesso consiglio di amministrazione di governare con risultati non certamente positivi che ne hanno impedito il rilancio e lo sviluppo su scala nazionale e internazionale”. Questo dato sembrerebbe confermato dal fatto che l’Istituto Foggiano risulterebbe ultimo in tutte le classifiche nel confronto con gli altri 9 Istituti Italiani. “Ora - aggiunge il consigliere - bisogna agire in fretta e cercare di colmare il gap istituzionale che purtroppo si è perpetuato per tanto tempo”. L’ultimo recente incontro a livello Ministeriale tra le due regioni non èandato a buon fine e si è preso ancora del tempo per decidere. Non va dimenticata l’importanza dell’Ente nel controllo deglialimenti, nel controllo delle zoonosi ( malattie infettive che dagli animali si trasmettono all’uomo) nella ricerca senza dimenticare che l’Istituto foggiano è centro di referenza nazionale per l’Antrace e per la radioattività. “Non è più il tempo dei giochi politici" afferma Ruggiero Mennea. "Laddove non fosse praticabile la conferma de commissario attualmente nominato, le due Regioni devono condividere il nome di un nuovo commissario sulla base delle competenze scientifiche che devono essere le migliori possibili per un ente di eccellenza che sta a cuore a tutti noi pugliesi" conclude il consigliere PD.
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