Il socialista non è un rinunciatario che vive passivamente la vita, attendendo il destino. E’ un architetto del futuro, un ingegnere del domani . L’assistenzialista è fondamentalmente un visionario ed un rinunciatario. Il vero migliore amico dei parassiti. Chi ha una coscienza sociale non ammette nella propria comunità l’esistenza di elementi che pretendono di prosperare a danno del lavoro di altri. Il detentore di una coscienza sociale è anche il difensore della consapevolezza che il lavoro è alla base di una società equa e sana. Il lavoro inteso come produzione per i bisogni della comunità, esercitato a vantaggio della propria gente e in modo da non ledere alla salute ed alla dignità della persona. Non è dunque lavoro speculare. Non è dunque uno di noi uno speculatore. Chi specula a danno della collettività è nemico del proprio paese, è un traditore del proprio popolo. E tale concetto è addirittura positivizzato nella stessacostituzione. L’articolo 41 dice si che l’iniziativa economica privata è libera; ma altresì impone che essa non possa svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. E ancora più nettamente interviene l’articolo 42 che pur ribadendo il diritto alla proprietà privata, specifica inequivocabilmente che la legge deve limitarla in modo da assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti, prevedendo che in forza di legge la si possa espropriare per motivi d’interesse generale , dietro equo indennizzo. Dunque subordinando il singolo, alla comunità alla quale appartiene. Ed ancora il costituente, dunque colui sul quale nessuno può gettare accuse di simpatia verso analoghe prese di posizione che si ebbero nella RSI, scrive l’Articolo 44 che addirittura impone alla legge di creare obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, di fissare limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zoneagrarie, di promuove ed imporre la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità produttive; di aiutare la piccola e la media proprietà. Per non parlare degli Articoli 45 e 46, incentrati sull’importanza di dare rilievo costituzionale alla funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata, tanto da ritenere dovere dalla legge stessa favorirne l’incremento con i mezzi più idonei ed assicurarne, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità; nonché di riconoscere il diritto dei lavoratori a collaborare, al fine della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, alla gestione delle aziende ( uno degli articoli più disattesi di tutta la costituzione). Dunque è analizzando le parole della stessa costituzione, anzi anche soltanto leggendole che appare chiaro come sia un diritto tutelare il lavoro per promuovere la prosperità del popolo, e siainvece un tradimento difendere chi si estranea dal lavoro, inteso come collante sociale dell’unità nazionale; e chi deruba il popolo speculando avidamente sul dolore e la sofferenza di altri italiani solamente per garantire a se stesso una lucroso profitto. Il nostro dovrebbe essere un paese basato sulla produzione, legata al fabbisogno ed alla creazione di ricchezza per altri italiani. La speculazione è fuori dalla coscienza sociale a base della costituzione poiché essa non produce nulla che possa essere reinvestito nella comunità ed a vantaggio della comunità. Essa è solo un modo di soddisfare egoistici e smodati appetiti, un puro crimine contro popolo e nazione che sono inscindibilmente concetti legati. Cosi come non vi è posto in un paese fondato sul valore e l’utilità sociale, per chi rifiuta un lavoro equo. Per chi si estranea, come lo speculatore da quel processo produttivo che è nella Costituzione. Si parla tanto di “sacra” costituzione: ed allora applichiamola!
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