Berlusconi attacca anche il Tribunale di Sorveglianza: “Una mafia di giudici”
 











“Dopo il 25 maggio se non mi mettono in galera prima, mi invitate e vengo giù”. Parola del leader di Forza Italia che ai delegati del partito di Potenza (dove si terranno le elezioni amministrative in concomitanza con quelle europee) invitati a Palazzo Grazioli regala l’ennesimo affondo contro i giudici e la magistratura. Le toghe, dopo essere state indicate come “cancro da estirpare”, questa volta vengono definite “mafia”. Ma questa volta il bersaglio sono proprio i giudici che dovranno decidere del suo destino: arresti domiciliari o affidamento ai servizi sociali. Il video in cui il Cavaliere parla e intrattiene i suoi ospiti dura 5 minuti ed è stato postato su Facebook, da Nicola Becce, candidato alle elezioni. Un filmato che mostra un leader stanco, forse un po’ abbattuto ma sempre pronto a mettere nel mirino il nemico preferito. 
Si avvicina il 10 aprile, data in cui il giudice del Tribunale di Sorveglianza dovrà decidere sulla suasorte (affidamento o servizi sociali), e Silvio Berlusconi sembra aver paura. “Sto davvero vivendo il periodo più brutto della mia vita – dice l’ex premier alla delegazione proveniente dalla Basilicata – perché dopo aver lottato per 20 anni per la libertà sono qui a dipendere da una mafia di giudici che il 10 aprile mi diranno se devo andare in galera, se mi mettono agli arresti domiciliari, se mi mandano a fare non so che servizio sociale”. Berlusconi deve scontare un anno per la condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale per il processo Mediaset: tre anni sono stati condonati grazie all’indulto, ma la pena residua va scontata. La difesa dell’ex presidente del Consiglio ha quindi presentato la richiesta per l’affidamento ai servizi sociali, ma sarà il magistrato a decidere. Solo l’altroieri i giudici non gli hanno concesso di partecipare al congresso Ppe.
Berlusconi ritorna anche su argomento a lui caro: il complotto nei suoi confronti e il mancato aiuto da parte delpresidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “Ho rappresentato attraverso persone vicine al capo dello Stato la ridicolaggine di aver un uomo della mia età, con tutto quello che nel passato ha fatto, un uomo di impresa, uomo Stato, uomo di sport, e affidarlo a una riabilitazione attraverso colloqui con assistenti sociali. Niente ha detto no, non ci sono le condizioni. Quindi hanno voluto farmi fuori e lo hanno fatto in una maniera determinatissima attraverso colpi di Stato”.
Poi il leader dopo aver spiegato il significato da “vocabolario” dell’espressione, fa qualche battuta, racconta una barzelletta e infine dice alla platea – con chiaro riferimento a Tangentopoli e la stagione di Mani Pulite – “la democrazia è stata sospesa”. Poi l’invito a spegnere le registrazione: “Perché se devo dire una parolaccia la dico…”. A dimostrazione della consapevolezza del Cavaliere che le sue parole venivano immortalate. ilfatto









   
 



 
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