Renzi: “La revisione della spesa va fatta. Anche in sanità”
 











“È evidente che revisione spesa va fatta e in questa revisione il criterio chiave è che per chi ha preso troppo e non ha fatto sacrifici è arrivato il momento che restituisca quello che ha avuto a chi non ce la fa più. E se questo vorrà dire che ci saranno tagli anche nel vostro settore (la sanità, ndr) vorrà dire che non ci sarà per nessun manager la possibilità di superare un tetto di stipendio e vorrà dire che faremo a meno di qualche auto blu”.
Lo ha affermato il presidente del Consiglio Matteo Renzi nel suo intervento agli Stati generali della Salute. Il rischio di nuovi tagli si fa quindi sempre più reale, ma Renzi è andato oltre e ha specificato come “quando parliamo di salute non parliamo solo di un settore della Pa. La sanità si collega anche alle grandi sfide del Paese”. In questo senso il premier ha parlato del settore farmaceutico e della ricerca "che sono punto di riferimento avanzato nell’Italia nel mondo e se abbiamo 120 milapersone che vi lavorano dobbiamo sicuramente lavorare con l’attenzione ai costi ma dobbiamo dimostrare al contempo che l’Italia è un paese dove le idee dei giovani ricercatori trovano terreno fertile”.
Per Renzi dobbiamo poi pensare "alla sanità che si collega alla vita di tutti i giorni, all’attività dei 5 milioni di volontari italiani, che permette di sviluppare l’attenzione verso l’altro". Perché, secondo il premier, "un pezzo della riflessione sulla salute è anche una sorta di servizio civile".
In questo contesto, il premier ha affermato che "chi fa il medico, il pediatra, l’infermiere o anche il direttore di un Asl, non sta semplicemente svolgendo un lavoro o portando a casa uno stipendio, ma sta contribuendo a costruire un’Italia più bella e più giusta. So - ha proseguito Renzi rivolto ai professionisti della sanità - che voi dal presidente del Consiglio non vi aspettate un grazie ma magari un’attenzione diversa ai contratti e interventi per sull’organizzazione el’efficientamento. Ci sarà anche quello. Ma intanto lasciatemi dire che a nome del Governo italiano voglio dirvi grazie perché la straordinaria professionalità di quasi tutti voi è un elemento che rende questo Paese più bello e più orgoglioso".
Se dunque "l’orizzonte è così ampio", per Renzi “parlare di Stati generali della Salute in Italia non vuole dire affrontare un centro di costo. Se continuiamo così parleremo sempre e solo di tagli. Noi dobbiamo dire qual è la strategia che vogliamo dare al Paese”. E su questo punto il presidente del Consiglio ha parlato di riforme istituzionali e soprattutto sul Titolo V: “Noi non stiamo cercando di punire qualcuno, né di valorizzare altri o riprenderci competenze. Stiamo cercando di prendere atto che il sistema istituzionale e politico ha più volte lanciato allarme sulle storture".
I problemi, tuttavia, "non ci sono solo nello Stato centrale (penso al tema del superamento del bicameralismo perfetto), ma anche nei rapporti tra Stato eRegioni. Noi teniamo molto alle Regioni e infatti sono le protagoniste del nuovo Senato. Infatti la credibilità e l’autorevolezza delle Regioni è stata messa a dura prova non dall’atteggiamento ostile del Governo o delle istituzioni centrali. Ma da alcuni fenomeni diffusi che hanno allontanato i cittadini e le istituzioni locali". E sul punto poi ha precisato: “Credo che se siamo nelle condizioni di immaginare un futuro diverso, non dobbiamo farlo uno contro l’altro”.Luciano Fassari,q.s.
Def. Anaao: “Medici e dirigenti della sanità pronti a difendere stipendio e dignità professionale”
“Non possiamo stare tranquilli se notizie di stampa includono anche i medici ed i dirigenti sanitari dipendenti del SSN tra i destinatari del taglio degli stipendi superiori a 70.000 euro che il Governo prepara per i dirigenti pubblici". Lo stop arriva dall’Anaao Assomed che si dice pronta a riunire “i propri organismi dirigenti per decidere le modalità attraverso le quali difenderedignità professionale e livelli retributivi dei medici e dirigenti sanitari dipendenti chiedendo alle altre organizzazioni sindacali di categoria di concordare iniziative unitarie”.
“La Commissione Europea – sottolinea una nota del sindacato - ha già chiarito, pronunciandosi in merito al rispetto della direttiva in materia di orario di lavoro e sicurezza delle cure, con la bocciatura di una inverosimile assimilazione della dirigenza sanitaria al management pubblico e privato, la natura atipica della qualifica dirigenziale in sanità, come ben sa chiunque conosca il funzionamento degli ospedali, alla quale manca ,tra l’altro, la prerogativa di autodeterminazione di orario ed organizzazione del lavoro”.
 “Per di più – prosegue la nota -  i dirigenti medici e sanitari, a differenza di altri settori del pubblico impiego, sono sottoposti a blocco dei contratti di lavoro e dei livelli retributivi dal 2009, con perdita del loro potere di acquisto superiore al 20%. Considerarlialla stregua dei manager delle società pubbliche o di altri settori di dirigenza del pubblico impiego di tipo amministrativo, senza tenere conto delle loro specificità e della quantità e qualità di un lavoro che non è “un mestiere normale” se svolto in un settore di particolare rilevanza per i cittadini, è segno di pregiudizio ideologico”.
“E nessuno creda, o lasci credere, che colpire gli stipendi di medici e dirigenti – rincalza l’Anaao -  non equivalga a colpire la sanità, che non è un puro agglomerato di beni e servizi. Non si salva il sistema pubblico delle cure lasciando massacrare chi quelle cure è chiamato ad assicurare e trionfare il messaggio che non è in grado di consentire una crescita, professionale ed economica, dopo un periodo formativo di lunghezza senza eguali: si vada nel privato”.
“Chi ritiene che in tempi di crisi non possiamo permetterci un Servizio sanitario pubblico – prosegue - ci spieghi come possiamo permetterci costosissime armi da guerra senzaavere dichiarato guerra a nessuno. E come sia possibile garantire gli attuali risultati di salute in un confronto internazionale impietoso per i nostri livelli di spesa pro capite ed in rapporto al PIL”.
“Altro che cambiare verso. Siamo a rifare il verso ai Governi precedenti – conclude l’Anaao - con un attacco a chi lavora in nome e per conto dello Stato ed ha la colpa di pagare le tasse prima ancora di ricevere lo stipendio avendo in cambio una aliquota fiscale ad personam”.









   
 



 
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