Pfizer indora la pillola: l’offerta per AstraZeneca sale a 77 miliardi
 











Pfizer prova ad addolcire la pillola per AstraZeneca e alza l’offerta d’acquisto a quasi 77 miliardi di euro, in un tentativo di shopping che potrebbe creare il più grande gruppo farmaceutico del mondo. La casa farmaceutica americana produttrice del Viagra ha ritoccato al rialzo l’offerta sul gruppo britannico AstraZeneca, dopo una consultazione dei principali azionisti, proponendo 50 sterline per azione per complessivi 63 miliardi di sterline, pari a 76,8 miliardi di euro al cambio attuale. A gennaio, AstraZeneca aveva rifiutato un’offerta a 46,61 sterline per azione, giudicando significativamente "sottovalutato" il gruppo e le sue prospettive.
L’ultima proposta rappresenta un premio del 39% sul prezzo di 35,86 sterline di inizio anno. Comprare AstraZeneca rappresenterebbe per Pfizer la possibilità di avere un vantaggio fiscale dalla sede nel Regno Unito, ma anche - dal punto di vista industriale - una ottima prima linea di farmaci antitumorali.Il primo contatto tra le due società, che si tenne proprio a gennaio, prevedeva un offerta di 58,8 miliardi di sterline. L’acquisizione, ricorda Bloomberg, sarebbe la più grande mai effettuata nei confronti di un’azienda britannica; se a ciò si aggiunge il tentativo d’acquisto della francese Alstom da parte degli americani di General Electric, si ha un quadro di "conquista" da parte dei big Usa verso i competitor del Vecchio Continente.
La nuova proposta, migliorata per l’obiettivo d’acquisto, prevede un pagamento al 32% cash
e per la parte restante in azioni; nell’offerta precedente la parte in azioni era leggermente superiore (70%). Per cercare di vincere le resistenze britanniche, la compagnia americana del Viagra ha tirato in ballo direttamente il premier David Cameron. Il ceo di Pfizer, Ian Read, ha incontrato gli azionisti AstraZeneca e alcuni funzionari britannici; al primo ministro ha inviato una lettera impegnandosi a proseguire il progetto dell’azienda Uk per un centrodi ricerca a Cambridge, e a mantenere in loco i posti chiave del management scientifico.









   
 



 
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