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Un gruppo di lavoro nazionale studia la qualità dell’aria indoor per ridurre le esposizioni a inquinanti e allergeni in ambienti confinati e promuovere la salute La qualità dell’ambiente indoor è importante per la salute, considerando che vi si passa la maggior parte del tempo di vita e di lavoro. In Italia, a differenza di altri Paesi europei, mancano ancora riferimenti normativi, valori guida degli inquinanti chimici e biologici, procedure univoche di campionamento e analisi degli inquinanti stessi. Il Gruppo di studio nazionale si è costituito nel 2010 a seguito del convegno “Inquinamento indoor residenziale-abitazione e qualità dell’aria” che vide la partecipazione di numerosi esperti operanti sul territorio che ravvisarono allora la necessità di approfondire gli aspetti tecnico-scientifici e normativi e promuovere documenti e linee d’indirizzo condivisi su metodologie di campionamento e di analisi negli ambienti confinati non industriali(es. scuole, uffici). Il Gruppo di Studio Nazionale sull’Inquinamento Indoor è coordinato dall’ISS e costituito da rappresentanti ed esperti di istituzioni con specifica competenza nel settore, quali il Ministero della Salute, il Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR), il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR); l’Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente (ENEA), l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA); a questi vanno aggiunti i rappresentanti di numerose Regioni, fra cui la Toscana, che hanno aderito all’iniziativa più gli esperti del settore che vengono interpellati secondo le necessità. In prima istanza il gruppo ha studiato il problema degli inquinanti chimici, appuntando l’attenzione sui Composti Organici Volatili (COV) e sulle particelle (PM), per poi passare agli inquinanti fisici e biologici. Le attività svolte e le conoscenze acquisite sono state riportate nel convegno organizzato dall’ISS e raccolte nel RapportoISTISAN 13/39 Le problematiche sanitarie legate agli ambienti confinati sono state studiate negli ultimi anni dalla Regione Toscana affrontando in particolare la qualità dell’aria indoor nelle scuole e la sicurezza degli scarichi di apparecchi di combustione. La “Guida operativa per la prevenzione degli effetti negativi dei vapori e dei fumi di combustione negli ambienti di vita” è il risultato di due incontri tecnici organizzati dalla Regione a Firenze nel 2010 sull’evacuazione dei fumi di combustione e gestione degli esposti negli ambienti di vita. Contiene una trattazione organica del tema e strumenti per eseguire i rilievi immediati in caso di intossicazione acuta da ossido di carbonio, può inoltre risultare utile a fini preventivi, oltre che agli operatori delle Aziende USL, ai proprietari o gestori di esercizi pubblici e per la stesura dei regolamenti di edilizia e di igiene dei Comuni.(...) Una ricerca europea in supporto alle politiche sulla qualitàdell’aria I risultati in un rapporto per la Commissione europea Nel corso del convegno Aria: quale qualità? Sistema conoscitivo, problemi, sfide, svoltosi a Bologna gli scorsi 20 e 21 marzo nell’ambito del percorso preparatorio della XII Conferenza del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, sono stati presentati i risultati di un’interessante ricerca europea in merito alle politiche sulla qualità dell’aria. Sandro Fuzzi dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del CNR di Bologna è intervenuto presentando il recente rapporto per la Commissione UE sui risultati della ricerca a cui ha ampiamente collaborato. Si tratta di un rapporto in cui vengono riassunti per il largo pubblico, secondo il sistema delle FAQ, lo stato delle conoscenze sui temi più rilevanti inerenti la qualità dell’aria. Nell’ambito dei 6° e 7° ProgrammiQuadro europei sono stati finanziati più di 30 progetti di ricerca relativi alle tematiche sulla qualità dell’aria ed i suoi effetti, con finanziamenti complessivi dell’ordine di 130 M€. La DG-Ricerca della Commissione Europea, ritenendo che i risultati prodotti da questi progetti debbano essere alla base della revisione delle politiche e delle direttive sulla qualità dell’aria, ha commissionato al Progetto ACCENT-Plus la preparazione di un rapporto che riassumesse tutti i risultati principali della ricerca europea sulla qualità dell’aria da presentare poi alla Direzione Ambiente. Il Rapporto Research findings in support of the EU air quality review è stato preparato per l’utilizzo da parte dei policy makers con il contributo di tutti i progetti di ricerca europei nel settore ed è stato discusso nelle varie fasi della preparazione con i principali stakeholders (DG-Ambiente, DG-Clima, DG-Salute e consumatori, Organizzazione mondiale per la sanità, Agenzia europea per l’ambiente,Istituto Internazionale per l’Analisi dei Sistemi Applicati, Centro comune di ricerca della Commissione europea, ONG, ecc.). Tra i punti principali che emergono dal Rapporto c’è quello relativo al dialogo da sempre difficoltoso ricerca-policy: da una parte le domande poste dai policy makers non sono sempre chiare nei loro obiettivi, dall’altra parte vi è la tendenza dei ricercatori a rispondere a domande che non necessariamente sono ciò di cui i policy makers necessitano. Emerge comunque come esigenza importante che i diversi ruoli siano ben chiari (policy-relevant but not policyprescriptive). Di seguito si riportano i principali punti che emergono dal Rapporto, suddivisi per tematiche trattate. Qualità dell’aria e salute ¦Per quanto riguarda gli effetti dell’ozono c’è la necessità di ridurre sia i picchi che i valori di background ¦Non è finora possibile associare effetti a specifici composti del particolato ¦Vi sono evidenze di effetti anche daparticolato naturale (dust e particolato biologico) ¦Gli effetti del biossido di azoto di per sé non sono facilmente separabili da altri inquinanti Qualità dell’aria e ozono troposferico ¦Il livello di background di ozono è in continuo aumento, anche se le emissioni dei precursori sono in diminuzione ¦Risulta importante l’effetto delle emissioni extra-europee dei precursori e di conseguenza si rende necessaria una regolamentazione almeno a scala continentale ¦La riduzione delle emissioni di metano ha un effetto positivo sia sulla qualità dell’aria che sui cambiamenti climatici Qualità dell’aria e particolato ¦La concentrazione in massa di particolato è il parametro che più direttamente si correla alla salute umana ¦Si evidenzia l’opportunità di regolamentare separatamente il particolato grossolano da quello fine ¦Il black carbon deve rientrare fra i parametri da monitorare e da regolare ¦La riduzione delle emissioni diammoniaca ha un grosso potenziale per la riduzione del particolato Qualità dell’aria e composti dell’azoto ossidati e ridotti ¦La gestione del ciclo di azoto è un problema emergente in tutti i comparti ambientali ¦Molto è stato fatto per ridurre le emissioni di ossidi di azoto; l’ammoniaca è oggi l’inquinante prioritario tra i composti dell’azoto ¦La riduzione contemporanea di ossidi di azoto e ammoniaca riduce anche l’ossido di diazoto, coniugando le politiche di qualità dell’aria e del clima ¦Il costo totale dell’inquinamento da azoto in Europa a 27 è molto maggiore dei costi per ridurre le emissioni Qualità dell’aria e clima ¦Qualità dell’aria e cambiamenti climatici sono due facce della stessa medaglia, hanno le medesime sorgenti ¦In Europa le due tematiche vengono ancora trattate separatamente da decisori diversi ¦La riduzioni di gas ad effetto serra porta benefici anche alla qualità dell’aria (ozono) ¦La riduzionedelle emissioni di black carbon e di metano beneficiano sia la qualità dell’aria che i cambiamenti climatici Valutazione integrata della qualità dell’aria ¦Ci sono in essere importanti interazioni fra le strategie per la qualità dell’aria e le politiche socio-economiche europee (energia, agricoltura, trasporti, clima, ecc.) ¦La valutazione delle politiche europee per la qualità dell’aria va condotta a scala continentale, mentre i livelli di esposizione hanno invece rilevanza e vanno regolamentati a livello locale ¦Le misure tecnologiche (end-of-pipe) per la qualità dell’aria devono essere necessariamente accompagnate da misure non tecnologiche (behavioural changes) Dal Rapporto emergono una serie di argomenti non del tutto chiariti e sui quali la ricerca deve continuare: l’associazione fra effetti sulla salute e componenti specifici del particolato, le valutazioni degli effetti sulla salute di diossido di azoto, la separazione fra effetti a breve e lungotermine dell’ozono, gli effetti del particolato ultrafine e nano e del black carbon, la migliore comprensione del ciclo di azoto, le valutazioni integrate tra qualità dell’aria e cambiamenti climatici e il miglioramento degli inventari delle emissioni sia in termini spaziali che temporali. Vi è poi anche una valutazione del ruolo importante delle reti di monitoraggio e dei supersiti. Per quanto riguarda le reti di monitoraggio, in futuro queste dovranno attrezzarsi per rispondere a diversi scopi: rispetto dei limiti, efficacia delle politiche di risanamento, valutazioni di impatto. Per questo deve essere incoraggiato l’approntamento di supersiti in aree diverse dell’Europa dove si possano sviluppare ed integrare nuove tecnologie di misura, nuove strategie di monitoraggio, nuovi strumenti di analisi ed integrazione dei dati, ma anche predisporre test di esposizione per nuovi tipi di inquinanti. Le politiche ambientali dovranno in futuro essere sempre più integrate, infatti idiversi comparti e le diverse problematiche ambientali non sono isolate le une dalle altre. D’altra parte, la connessione fra ricerca, Agenzie per l’ambiente e decisori politici è vitale. Non sempre il dialogo è facile, ma le barriere devono necessariamente essere superate.(...) Allarme inquinamento atmosferico in Europa occidentale In alcune parti di Francia, Belgio e Germania si sono registrate negli scorsi giorni alte concentrazioni di particolato Quasi tre quarti della Francia ha registrato nei giorni scorsi concentrazioni di PM10 superiori al limite di 50 microgrammi per metro cubo (media giornaliera), con alcune zone in cui è stato rilevato più del doppio di quel livello. Questa emergenza è stata sicuramente favorita da condizioni anticicloniche e dalla successione di notti fredde a giornate particolarmente calde e assolate, senza vento, che hanno impedito la dispersione degli agenti inquinanti, prodotti da una varietà di fonti, compreso iltraffico stradale, le stufe a legna e, in questo periodo dell’anno, l’applicazione di fertilizzanti agricoli. In alcune aree sono state adottate misure urgenti per ridurre l’inquinamento atmosferico. In Francia sono state avviate una serie di iniziative volte a ridurre i livelli di inquinamento di breve termine, compreso il trasporto pubblico gratuito in tutta la regione parigina, ma anche a Caen, Reims e Grenoble, per disincentivare l’uso delle auto e limitare così le emissioni del traffico. Il Ministero francese ha inoltre ridotto i limiti di velocità del traffico in alcune zone, istituito controlli sullo spargimento di fertilizzanti e sconsigliato l’uso di camini a legna (tranne che per il riscaldamento principale) e la combustione di rifiuti verdi. A Parigi è stato inoltre introdotto il sistema delle targhe alterne per affrontare l’allarme inquinamento, che si presenta come il peggiore dal 2007. Anche il Belgio è stato coinvolto dal fenomeno e le autorità hanno imposto limitidi velocità ridotti sulle principali arterie stradali del paese. Ricordiamo che sia il Belgio che la Francia registrano tra i tassi più alti di proprietà di vetture diesel in Europa e i veicoli diesel emettono maggiori quantità di PM10 rispetto ai loro equivalenti a benzina. Anche a Londra sono stati rilevati livelli di inquinamento atmosferico elevati: a proposito di misure messe in campo per contrastare il fenomeno, 18 imprese della città hanno recentemente firmato un accordo per contrastare l’inquinamento atmosferico attraverso la riduzione dei consumi all’interno dei propri edifici, la promozione di una mobilità alternativa che incentivi i lavoratori all’uso dei mezzi di trasporto pubblici e dove possibile della bicicletta. Il quartiere della città interessato dall’iniziativa conta circa 9000 abitanti e 350mila lavoratori oltre a nove milioni di visitatori ogni anno. Inoltre il governo londinese ha di recente lanciato l’applicazione CityAir che permette agli utenti registrati diconoscere i tassi di inquinamento e suggerisce percorsi alternativi che riducano l’esposizione agli inquinanti. Per monitorare in tempo reale la qualità dell’aria in Europa, è possibile consultare l’apposita mappa prodotta dall’Agenzia europea per l’ambiente.(...) Smog, Pechino “quasi invivibile per l’uomo” Lo smog ha fatto di Pechino una città “quasi invivibile per l’essere umano”. Lo assicura uno studio dell’Accademia di Scienze Sociali di Shanghai che ha piazzato la capitale cinese al penultimo posto nella classifica delle 40 metropoli del mondo in cui si vive meglio. Lo studio ha preso in considerazione fattori ecologici, sociali, culturali ed economici. “L’alto tasso di inquinamento a Pechino è molto al di sopra della media… e la qualità dell’aria è lontana dagli standard di sicurezza”. Leggermente più vivibili Shanghai e Hong Kong, rispettivamente al 36esimo e 34esimo posto. Stoccolma guida la classifica ‘verde’, chiusa, invece, da Mosca, un ultimo postodovuto “principalmente ai suoi rigidissimi inverni” spiegano gli studiosi. La capitale cinese si difende però sul piano della “apertura sociale” e della distribuzione della ricchezza tra i residenti, confermata dal basso coefficiente di Gini, grazie ai quali batte Tokyo e Londra e si classifica seconda solo a Parigi. Il suo punto forte, sostiene lo studio, è rappresentato dai servizi pubblici economici. Male, invece, sul fronte della sanità e della criminalità, segno della scarsa performance del governo della municipalità. Tokyo domina la classifica globale, seguita da Londra, Parigi, New York e Singapore, mentre Pechino si attesta al 31esimo posto. Sempre lo smog ha ‘assicurato’ alla capitale cinese il nono posto in un’altra classifica, quella delle 10 città più inquinate della Cina nel mese di gennaio, stilata giovedì scorso dal ministero per la Protezione ambientale (MEP). Sette delle sei città si trovano nella provincia dello Hebei, principale centro perl’acciaieria, tra cui Xingtai che si piazza al primo posto. Il livello di concentrazione di Pm 2.5 nell’aria, un particolato estremamente dannoso per l’uomo, ha superato per quasi tutto il mese i 200 microgrammi per metro cubo, con picchi di 600, molto al di sopra, dunque, della soglia dei 35 microgrammi raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Ufficio per la Protezione ambientale della municipalità non solo si è prefissato di raggiungere quell’obiettivo, ma ha anche assicurato di voler portare la concentrazione di Pm 2.5 al di sotto dello standard dell’ OMS. Lotta che un ex funzionario del Ministero ha definito con scetticismo “un miracolo”. Intanto mentre l’inquinamento continua a essere la prima causa di disordini e i dati relativi alle malattie respiratorie continuano a salire, il governo prosegue la sua lotta verde attraverso nuovi target e incentivi. Lo scorso mese il ministero per la Protezione ambientale ha indicato alle 31 province cinesi tagli tra il10% e il 25% di livello di particelle Pm 2.5 nell’atmosfera da mettere in atto entro l’anno. Mercoledì, invece, il governo centrale ha stanziato 10 miliardi di yuan (all’incirca un miliardo di euro) da destinare a quelle città e regioni che si distingueranno per i progressi in campo ambientale. I fondi rappresenteranno una ricompensa e non sussidi ai progetti. La decisione emersa dal meeting del Consiglio di Stato, presieduto dal premier Li Keqiang, evidenzia come la lotta verde si confermi una delle questioni più calde per il governo di Pechino, nonostante molti giudichino le misure adottate fino ad ora più un’operazione di facciata, o di cosmesi, che una lotta all’inquinamento vera e propria. Tra le azioni strategiche lo stanziamento di oltre 3mila miliardi di yuan per affrontare il problema e le misure straordinarie per i giorni di massima allerta durante i quali le metropoli si fermano del tutto. Intanto il MEP continua a mostrare il pugno duro e nella giornata di ieri ha messoper la seconda volta nel giro di sei mesi il colosso degli idrocarburi China National Petroleum Corporation (CNPC) sulla lista nera dell’inquinamento. Secondo il Ministero, a CNPC è stata comminata una multa di 500mila yuan (più o meno 50mila euro) per le “azioni illegali” nell’area petrolifera della provincia del Jilin dove le acque reflue non trattate hanno contaminato terreni e faglie acquifere. Nella blacklist anche Baotou Iron and Steel nella Mongolia Interna. Secondo gli osservatori la prossima Assemblea Nazionale del Popolo, una sorta di Parlamento che si riunisce a Pechino a marzo, attribuirà al MEP più potere per punire i trasgressori, fermare le grandi aziende che finora nel nome del profitto hanno avuto relativamente campo libero e accelerare la lotta verde. Sonia Montrella (...) Gli effetti sulle patologie cardiache coronariche da esposizione a inquinamento atmosferico a lungo termine stimati dal progetto europeo ESCAPE Sono stati pubblicati, sulBritish Medical Journal, i risultati di 11 coorti europee, comprensive di 3 coorti di popolazione di Torino e Roma, indagate per valutare l’incidenza di eventi coronarici acuti rispetto all’esposizione a lungo termine a inquinamento atmosferico. Questo studio deriva dal progetto europeo ESCAPE (European Study of Cohorts for Air Pollution Effects), un network di oltre 30 studi di coorte in tutta Europa, con informazioni individuali per circa 900.000 soggetti, finalizzato alla quantificazione degli impatti a lungo termine sulla salute dell’inquinamento atmosferico in diversi paesi europei, tramite una approfondita e condivisa metodologia di valutazione dell’esposizione. A luglio e ad ottobre 2013 erano usciti i risultati ESCAPE sul tumore polmonare (Air pollution and lung cancer incidence in 17 European cohorts: prospective analyses from the European Study of Cohorts for Air Pollution Effects - ESCAPE), e sul basso peso alla nascita (Ambient air pollution and low birthweight: aEuropean cohort study - ESCAPE), entrambi pubblicati sulla rivista scientifica The Lancet, mentre a dicembre 2013 sono stati resi noti quelli su altre cause di morte (Effects of long-term exposure to air pollution on natural-cause mortality: an analysis of 22 European cohorts within the multicentre ESCAPE project). Relativamente all’insorgenza di eventi coronarici acuti, sono stati studiati 100.166 adulti seguiti per una media di 11,5 anni dal 1997 al 2007, raccogliendo per ciascuno informazioni su potenziali fattori confondenti, compresa l’esposizione a rumore (dall’European noise exposure assessment del 2007). L’esposizione a inquinanti atmosferici è stata attribuita utilizzando un metodo comune per tutte le coorti, basato su misurazioni di ossidi di azoto e di particolato atmosferico (PM10, PM coarse, PM2.5, PM coarse- particolato da 10 a 2,5 micrometri, PM2,5 absorbance-componente carboniosa, soot, dell’aerosol) eseguite fra il 2008 e il 2011 in diversi punti delle cittàcoinvolte nello studio ESCAPE. L’esposizione su base residenziale è stata poi assegnata sviluppando dei modelli di tipo LUR (Land Use Regression), che permettono di cogliere la variabilità intra-urbana nelle concentrazioni degli inquinanti, in relazione a variabili geografiche e di uso del suolo. E’ stato stimato anche il traffico alla residenza. Lo studio multicentrico ESCAPE ha confermato che l’esposizione a lungo termine a particolato atmosferico si associa con un aumento di rischio per eventi coronarici acuti e che tale rischio si evidenzia per tutti gli indicatori usati (PM10, PM2.5) anche al di sotto dei valori limite indicati dalla attuale normativa europea. In particolare, per ogni incremento medio annuo di 5 microgrammi di PM2.5 si evidenzia un aumento di rischio di eventi coronarici di circa il 13 %, e del 12% in relazione ad ogni incremento medio annuo di 10 microgrammi di PM10 per metro cubo nell’aria, con risultati omogenei fra le coorti, stante le differenze neilivelli di esposizione stimati (ad esempio per il PM2.5 si va dai 7,3 microgrammi al metro cubo in Svezia ai 31 microgrammi al metro cubo in Nord Italia). Non significativa risulta l’associazione positiva fra gli effetti e la concentrazione di ossidi di azoto e nessuna associazione rispetto al traffico. L’associazione è maggiore per i soggetti ultrasessantenni. I risultati ottenuti con i diversi indicatori di inquinamento atmosferico stimati inducono a ritenere che anche sorgenti diverse dal traffico possono avere un ruolo importante nel rischio cardiovascolare da inquinamento atmosferico. I possibili meccanismi di azione includono numerosi processi biologici (infiammatori, ossidativi, trombotici e coagulativi, alterazioni della pressione arteriosa, progressione dell’arteriosclerosi, etc.) evidenziati negli studi sugli effetti a breve termine, che possono comportare una progressione della malattia coronarica attraverso ripetute esacerbazioni dei fattori di rischio. Irisultati di ESCAPE sono in linea con quelli degli studi sugli effetti a breve termine dell’inquinamento atmosferico. Lo studio toscano RISCAT nel periodo 2002-2005 ha valutato, mediante la metodologia case-crossover, la relazione fra inquinamento atmosferico e eventi coronarici (ospedalizzazione per infarto miocardico acuto e morte coronarica senza ricovero) in 6 aree del territorio regionale classificate omogenee per esposizione acuta a inquinanti atmosferici, stimando per incrementi giornalieri di 10 microgrammi di inquinante, per il PM10, un effetto immediato e statisticamente significativo di aumento di rischio per gli eventi totali negli anziani ultrasettantenni nella stagione calda (7.6%) ed un effetto più prolungato fino a 5 giorni dell’NO2, significativo sia nella popolazione generale (2.8%), ma soprattutto negli anziani nei mesi caldi (10.3%). Nei modelli bi-pollutant, ossia quando gli effetti vengono valutati contemporaneamente, l’effetto del PM10 è risultato in generepiù stabile rispetto a quello dell’NO2. Lo studio EPIAIR, dal 2001 ha studiato la relazione fra l’inquinamento atmosferico delle principali città italiane e mortalità e ricoveri dello stesso giorno e fino a 5 giorni (mediante la metodologia serie temporali e case-crossover) confermando per il periodo 2006-2010, incrementi della mortalità cardiaca associati a incrementi del PM10 e del PM2.5 (rispettivamente dello 0,93% e 1,25%), mentre per la mortalità respiratoria è risultato più importante l’effetto dell’esposizione a NO2. I risultati sono fortemente omogenei tra città per la mortalità cardiaca ma non per quella respiratoria. Il PM10 ha presentato un incremento immediato di rischio di ricovero (0,34%) per patologie cardiache ed un incremento prolungato di rischio di ricovero per patologie respiratorie (0,75% ). Per l’ NO2 la stima di effetto immediato per patologie cardiache è risultata dello 0,57%. Sono in corso di pubblicazione altri risultati del progetto ESCAPE, come sullosviluppo neuro comportamentale dei bambini.
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