"Volete che parli? Prendete le dichiarazioni dell’anno scorso". Alfredo Morvillo, procuratore di Termini Imerese e fratello di Francesca, la moglie di Falcone morta nell’attentato del 23 maggio 1992, lancia il "siluro" nel bel mezzo delle commemorazioni della strage di Capaci all’aula bunker di Palermo. "Credo che questa sia la solita passerella per tante persone. Sia al bunker che in chiesa", ha detto ai giornalisti che gli chiedevano un commento. Un assist colto dal presidente della commissione regionale antimafia Nello Musumeci, secondo il quale "c’è ormai in giro per la Sicilia una diffusa stanchezza: cortei, convegni, premi, Navi della legalità. Basta, per carità! Non se ne può più. Servono fatti". Parole dure, che innescano un fuoco di fila di reazioni. A cominciare da quella del capo della polizia Alessandro Pansa: "Non è assolutamente la solita passerella, soprattuto quando c’è tutta questa partecipazione di giovani, che aderiscono aqueste manifestazioni con tanta passione e coinvolgimento. Questa è la base principale per un rinnovamento, per una nuova voglia di lottare contro il crimine organizzato. Questa è una giornata attraverso la quale questo rinnovamento si rafforza quindi credo che la partecipazione sia sentita e non sia una passerella". A stretto giro arriva la risposta di Rosy Bindi, presidente della commissione nazionale antimafia, anche lei presente stamane nell’aula bunker: "Non è vero che non è cambiato nulla. Rispetto il pensiero di chi la pensa diversamente, ma in questi anni si sono fatti diversi passi in avanti. Palermo e la Sicilia oggi sono diverse". "La solita passerella per il ricordo delle vittime delle stragi del 1992? No, la solita emozione, un’emozione che fa reagire Palermo attorno a un progetto di legalità", rilancia il presidente del Senato Pietro Grasso. Che continua: "Io passerelle non ne faccio. Non bisogna distruggere la fiducia e la speranza nel futuro soprattutto diquesti ragazzi. Anche questi sono momenti utili". Chi ha le idee chiarissime è don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera che ha accompagnato i ragazzi giunti a Palermo sulla nave della legalità: "Questa violenza verbale nell’antimafia è una ferita profonda, non ci si può dividere. Stiamo facendo dei grandi regali ai mafiosi e a chi ha scelto l’illegalità. E’ il noi che vince. Non voglio più sentire parlare di antimafia. Essere contro le mafie dovrebbe essere un fatto di coscienza, non una carta di identità". Non si fa attendere nemmeno la replica del ministro dell’Interno Angelino Alfano, a Palermo per partecipare alle celebrazioni: "Oggi non c’è solo il dovere della memoria. Quello è per chi vuole fare un rito stanco. Per chi come noi invece vuole continuare a rappresentare l’Italia migliore, il dovere è quello di continuare a battersi per quelle donne e uomini in divisa". Nella polemica entra a gamba tesa anche la scrittrice francese Marcelle Padovani intervenuta al palazzo digiustizia di Palermo: "Giovanni Falcone non avrebbe condiviso la linea giudiziaria dalla quale è scaturito il processo sulla trattativa Stato-mafia". La scrittrice, che con il giudice ucciso nella strage di Capaci aveva scritto nel 1991 il libro "Cose di Cosa nostra", ha poi criticato quei magistrati che "si lasciano prendere la mano dal protagonismo e danno una autorappresentazione del proprio impegno" con una "mediatizzazione eccessiva". Le risponde a caldo il procuratore aggiunto Vittorio Teresi: "Non ha il diritto di tranciare questi giudizi" ha detto, lasciando l’aula magna del palazzo di giustizia, il magistrato che coordina i pm del processo."Michelle Padovani avrebbe dovuto leggere gli atti del processo e non solo il libro di Giovanni Fiandaca e Salvatore Lupo. E’ grave che esprima i suoi giudizi mentre c’è un dibattimento in corso". Una polemica nella polemica. Che si incrocia a quella lanciata dal senatore Cinque stelle Michele Giarrusso: "Facciamo che questo sia il giornodella memoria e non dei traditori. Questi traditori dell’Italia sono Renzi ed il Pd che accetta la riduzione delle pene e candida alle europee Fiandaca", ha detto il senatore puntando il dito anche su Alfani, Berlusconi e Sel. Accuse cui replica il deputato di Sel e vicepresidente della commissione parlamentare antimafia Claudio Fava dall’aula bunker di Palermo: "Solo farneticazioni elettorali".Giusi Spica,repubblica
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