Le grida mediatiche sulla rinnovata ”guerra fredda”
 











Con l’occasione della destabilizzazione occidentale dell’Ucraina, i media omologati atlantici hanno qualche volta concionato su un “ritorno della guerra fredda” est-ovest addebitando - …”naturalmente” - la destabilizzazione del Paese europeo dell’est non ai manifesti interventi finanziari e di pressione politico-militare degli Usa, del Fmi, dell’Ue e della Nato per defenestrare il legittimo governo eletto di Kiev con una rivolta di piazza, ma al “dittatore” russo Vladimir Putin.
Poiché la stessa evocazione dell’evento detto appunto “guerra fredda” è stato spacciato senza alcun veritiero riferimento storico a quanto in realtà avvenuto in Europa – e nel mondo – all’indomani della seconda guerra mondiale tra gli attori d’allora – il Regno Unito di Churchill, gli Stati Uniti di Roosevelt e successori e la reale potenza vincitrice (con la conquista di Berlino) e cioè l’Urss di Stalin – “Rinascita” ritiene opportuno pubblicare, qui di seguito, unasintetica cronaca degli eventi che possono essere realmente ricondotti a quanto accaduto tra i vincitori del conflitto mondiale, sottolineando la scomparsa del Regno Unito quale “superpotenza imperiale” e l’evolversi del braccio di ferro del dopoguerra tra Usa e Urss fino alla caduta di Berlino e alla “de-escalation” degli armamenti nucleari seguita al vertice di Reykjavick Reagan-Gorbaciov, virtuale termine del confronto Usa-Urss e inizio dell’egemonia unipolare nordamericana.
Egemonia Usa che, appunto, ha determinato l’innesco di decine di situazioni destabilizzate in tutto il pianeta, per esempio con le guerre di aggressione alla Serbia, all’Afghanista, all’Iraq, alla Libia e alla Siria, e con le rivoluzioni “colorate” o non, primaverili o non che hanno squassato il pianeta mentre proseguiva, da parte di Washington e delle centrali finanziarie che governano quel Paese, la politica di assedio contro la Russia, diventata di fatto l’ultimo baluardo europeo e intercontinentale allemire della globalizzazione forzata o, meglio, del mondialismo distruttore delle libertà e delle sovranità nazionali.
Ma ecco la sintesi storica.
Alle origini di quel fenomeno storico definito “guerra fredda” vi sono precisi eventi registrati alla conclusione del Secondo conflitto mondiale (1939-45). In particolare la mediazione di Sir Winston Churchill tra occidentali (angloamericani) e orientali (sovietici) per giungere ad un assetto geopolitico del mondo a fine conflitto.
Il 9 ottobre 1944, a sette mesi dalla conclusione della guerra, Churchill discusse e si intese a Mosca con Stalin sulle reciproche aree d’influenza nell’Europa, una volta “liberata dai fascismi”.
Divisione del continente e di gran parte del mondo (ex coloniale) poi ratificata con i trattati di Jalta, frutto delle conversazioni tra Roosevelt, Stalin e Churchill iniziate il 3 febbraio 1945 nella città della Crimea.
Per quanto riguarda l’Europa in particolare, i tre potenziali e poieffettivi vincitori del conflitto previdero che la Germania, una volta vinta, fosse “neutralizzata” e che le due aree d’influenza tra est e ovest seguissero grossomodo il meridiano che tocca Trieste. Ciò non escludeva blocchi minoritari di rappresentanza dell’una o dell’altra parte (angloamericani liberali e sovietici comunisti) nei paesi soggetti all’egemonia di uno dei due grandi blocchi. Esempio: la presenza dei forti partiti comunisti in Italia e Francia (inizialmente ammessi a partecipare alle coalizioni di governo) o in Grecia e la contemporanea presenza minoritaria di partiti conservatori filoccidentali nell’oriente europeo egemonizzato dai comunisti.
Così definita da un giornalista nordamericano, la Guerra Fredda può virtualmente comprendere –tra momenti di grave o meno grave tensione e anni di coesistenza pacifica– tutto l’arco di tempo che va dal 1946 al 1986-87. Tale “epoca” finirà definitivamente nel 1989 con il crollo del Muro di Berlino e nel 1991 con il crollodell’Unione Sovietica, lasciando il mondo soggetto ad un’unica potenza: gli Stati Uniti d’America. Peraltro, nei più recenti mesi si sta assistendo ad una riproposizione di tensioni internazionali, tra una Russia che ha ripreso il suo ruolo di potenza internazionale e gli Stati Uniti in una sorta di declino egemonico, con evidenti motivi di discordia e di sintomi di Guerra Fredda accentuati nella crisi ucraina. I fatti di Kiev o di Crimea (inverno-primavera 2014) sono emblematici. A questo quadro conflittuale tra oriente e occidente si aggiunga la ripresa della corsa agli armamenti con la decisione occidentale di schierare i cosiddetti scudi missilistici ai confini della zona d’influenza russa dal Baltico ai mari Nero e Caspio.
La Guerra Fredda tra il 1946 e il 1991
Prima fase (1946-1953)
Già all’indomani della vittoria angloamericana e sovietica sulle potenze europee fasciste, tra i due blocchi iniziarono momenti di tensione e di contrapposizionedeterminati:
1) Dal possesso USA della bomba atomica, arma di distruzione di massa testata, a guerra vinta sul Giappone (Hiroshima e Nagasaki) con centinaia di migliaia di morti.
2) Dal consolidamento del dominio angloamericano nell’occidente europeo e nelle ex colonie e dal consolidamento del dominio sovietico nella parte orientale dell’Europa (soprattutto slava) con alleanze nell’estremo oriente.
Le intese di Jalta (riviste e corrette) trasformano una partecipazione al potere in blocchi contrapposti (il PCI e il PCF vengono normalizzati e accettano la democrazia liberale occidentale; il PCG (Greco) viene di fatto annientato per essersi sollevato contro il governo conservatore occidentalista; l’insieme dei paesi comunisti orientali, dalla Polonia alla Bulgaria vengono assoggettati al sistema delle repubbliche popolari sotto ferrea guida comunista. In Europa, soltanto l’allora Jugoslavia e l’Albania, benché comuniste, restano non allineate né all’est né all’ovest). I momentidi maggiore frizione est-ovest diventano il varo del “Piano Marshall”, voluto dall’Amministrazione USA Truman di aiuto e di fatto controllo della metà occidentale dell’Europa, e la creazione del Kominform (alleanza tra governi e partiti comunisti direttamente soggetti alle direttive di Stalin e dell’URSS, ivi compresi PCI e PCF. Il Kominform nasce per indirizzare sullo stesso fronte, con un occhio anche alle contemporanee guerre di liberazione in Asia, per esempio in Cina (dove Mao partecipa alla guerra civile contro l’occidentalista Kuomintang), anticapitalista e antimperialista, tutte le energie comuniste mondiali. Non a caso, il momento clou della Guerra Fredda coinciderà con la Guerra Calda di Corea (1950-53).
Seconda fase (1954-1962)
L’acquisizione della tecnologia atomica e la seguente evoluzione dell’industria spaziale (primo lancio spaziale Sputnik) consentono all’URSS un forte riequilibrio della sua posizione di grande potenza. Il definitivo crollo dellapotenza imperiale britannica, concluso dalla Crisi di Suez del 1956 e la concomitante “normalizzazione” (= dominio) dei tentativi d’indipendenza dell’Ungheria da parte dell’URSS, semplificano il contrasto oriente-occidente, sui due fronti della Guerra Fredda, gli attori sono USA e URSS.
Nel 1961, l’Europa vive il suo momento più drammatico, conseguenza di Jalta: l’edificazione di un muro (detto poi della vergogna) che divideva in due la Berlino occupata e già separata in quattro settori, tre a ovest controllati da americani, britannici e francesi e uno a est dai sovietici. L’acme del conflitto si avrà con la cosiddetta Crisi di Cuba. L’isola latinoamericana (dove già esisteva un’area militare sotto occupazione statunitense, Guantanamo) si era scossa dalla dittatura di Batista con i “barbudos” di Fidel Castro e Che Guevara, protagonisti di una rivoluzione inizialmente nazionalista e quindi inquadrata nei ranghi del comunismo pro sovietico. Il 1962 fu il momento più devastante di unconflitto che rischiava di trasformarsi da “freddo” a “caldo”. Motivo scatenante l’installazione di missili sovietici a Cuba a poche miglia marine, cioè dalle coste statunitensi. Il duro braccio di ferro tra John F. Kennedy (presidente USA) e Nikita Krushov (segretario e capo del governo sovietico) finì con il quasi contestuale ritiro dei missili balistici sovietici da Cuba e l’anno dopo (1963) delle testate nucleari americane presenti in Italia e in Turchia.
Terza fase (1963-1986)
La terza e ultima fase di quella che è stata definita “Guerra Fredda” può essere riassunta in un’altalena tra gravissimi rischi bellici (Guerra del Viet-Nam), forte corsa all’armamento anche nucleare e prove di coesistenza pacifica. La conferenza di pace di Ginevra, oltre a mettere fine ad un conflitto indocinese che aveva rappresentato una disfatta per le mire egemoniche USA, permetterà a Washington di aprire un dialogo con la Cina popolare creata da Mao Zedong e dai suoi successori eche dura tutt’ora.
La conquista del potere al Cremlino da parte del segretario Mikhail Gorbaciov e la contemporanea presenza ai vertici di Washington del presidente Ronald Reagan, consentì per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale di fermare la corsa al riarmo e, in particolare, la moltiplicazione dei missili balistici in produzione. Questo atto, intervenuto nel 1987, in seguito al vertice di Reykjavik del 1986 (pur se conclusosi con un teorico “nulla di fatto”) di fatto, può essere indicato come primo sostanziale segnale di fine della Guerra Fredda e d’inizio di reale coesistenza pacifica.
C’è da ricordare però che i susseguenti eventi del 1989 (crollo del Muro di Berlino e riunificazione della Germania) e del 1991 (caduta dell’URSS) hanno determinato di fatto la sopravvivenza, quasi fino ad oggi, per oltre vent’anni di un unico potere egemonico mondiale: quello degli Stati Uniti d’America.In questi ultimi anni, gli Stati Uniti sono stati però messi di nuovoalla prova (Iran, Siria, Ucraina) dal riemergere della Russia come superpotenza. E non è un caso che si parli di nuovo di Guerra Fredda… Giulio G. A.









   
 



 
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