Esteriorità che comunica bellezza ma poi, dietro le quinte, realtà di sforzi, tenacia ed altre faticose virtù, uno spettacolo artistico finisce con l’essere così, sovente, allegoria della vita, non di rado proprio di quella di certi artisti, sensibilità virtuosa, effusione di incanti, un’esistenza che si ritiene invidiabilmente immersa nella bellezza, eppure, talvolta, proprio per la ricerca e l’attaccamento tenace a questa bellezza, dolorosamente sofferta nel silenzio della propria solitudine. E questo può valere per il pittore come per l’attore, il regista, il poeta, lo scrittore, il ballerino, lo scultore o il musicista, compositore o interprete che sia Domenico Scarlatti fu un genio nell’arte dei suoni, eppure visse un’esistenza sì stimata, ma sostanzialmente anonima, e delle sue meravigliose cinquecento e più sonate per clavicembalo attualmente catalogate, oggi molto eseguite, ne vide pubblicate in vita poco più di una ventina. Ludwig van Beethoven fu notoriamente funestato dalla peggiore iattura possa capitare ad un musicista, la sordità, che pur non gli impedì una portentosa produzione. Wolfgang Amadeus Mozart, già affermato musicista, ebbe il coraggio di reclamare la sua indipendenza artistica affrancandosi dalla schiavitù di ispirazione, nobiliare o ecclesiastica, per dar luogo ad una economicamente pericolosa figura di libero professionista nella musica. Robert Schumann, compromessosi il funzionamento di un dito della mano per un incauto esercizio, non potette svolgere piena attività di pianista, nondimeno seppe dare magnifica prova di sé nella composizione, né la sorte lo risparmiò da problemi psichici che lo spinsero finanche ad un tentativo di suicidio. Nel corso della storia non pochi musicisti di valore menarono un’esistenza raminga e stentata. Centotrentanove anni fa, il 3 giugno 1875, moriva Georges Bizet, musicista che ad un capolavoro rutilante di vita ed esotismo, come Carmen, contrapposeun’esistenza piuttosto statica e tranquilla, senza aver mai potuto vedere il successo che riscuoterà poi, dopo le prime tiepide accoglienze, la sua composizione maggiore. Tra gli interpreti, esempio a noi assai vicino è quello di Sergio Fiorentino (1927-1998), pianista napoletano tanto brillante da meritare, ancor giovane, gli elogi di Arturo Benedetti Michelangeli e l’interessamento di Vladimir Horowitz. Una carriera iniziata sotto i migliori auspici, poi amaramente stroncata da un incidente aereo che lo costrinse al ripiegamento nell’insegnamento e ad una attività concertistica, una volta fisicamente ristabilitosi, ben più umile di quella alla quale era abituato, ma attività che mantenne costantemente fino al meritato ritorno, improvviso, dopo ben oltre trenta anni, alle esibizioni nei massimi contesti, breve parentesi che si sarebbe bruscamente chiusa, poco dopo, con l’ultimo respiro dell’uomo. Andrei Gavrilov (1955), moscovita, eccellente maestro della tastiera, ha avuto lagiovinezza e, per un buon periodo la carriera, rattristata dagli arresti domiciliari e reclusione in ospedale psichiatrico a causa di screzi con il regime del suo paese. Vladimir Bakk (1944-2007), suo valorosissimo collega, non da meno, patì feroci maltrattamenti dai servizi di sicurezza sovietici. Sviatoslav Richter (1915-1997), concertista massimo, subì la fucilazione in patria del padre, di origini tedesche, ritenuto spia del nazismo, ivi trattenuto dalla moglie perché innamorata di un altro uomo. Omosessuale, il leggendario pianista russo contrasse un matrimonio probabilmente solo esteriore obbligato da un contesto storico e politico moralista e punitivo. Non dissimili sono le difficoltà di tanti altri giganti dell’interpretazione musicale, non solo pianistica, non solo sovietici, non solo contemporanei, irriducibilmente legati alla loro arte. Per concludere, il 14 luglio di trentasei anni fa, scompariva Maria Grinberg (1908-1978), altra portentosa pianista sovieticadalla tecnica formidabile e la musicalità straordinaria. Concertista, nonché importante didatta, il regime del suo paese le giustiziò il padre, di origini ebraiche, ed il marito. Fu costretta quindi ad arrangiarsi come pianista accompagnatrice di un gruppo amatoriale di danza ed, occasionalmente, in qualità di suonatrice di timpani, prima di ritornare, pur vittima di un tumore al cervello che le comprometteva la vista, ad esprimersi via via più liberamente come virtuosa al pianoforte lasciandoci oggi inciso un testamento spirituale artistico ragguardevolissimo. Il poeta e filosofo tedesco Friedrich Schiller soleva dire agli artisti: «La dignità dell’umanità fu data a Voi. Conservatela». Lodi allora alla tecnologia ed ai documenti specifici che permettono di tramandare l’impagabile lezione artistica di tanti maestri, ma, su tutto, perpetuare il loro messaggio più forte e significativo, chiaro frutto del loro esemplare, indefesso attaccamento all’arte a dispetto di ogni sciagurasubita: la vita è lotte che non si perdono venendo sconfitti, ma solo rifiutando il combattimento.
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