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Siria. La disinformazione procede tetragona
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Tg e media vari d’Occidente si sono ricordati della Siria, dopo aver abbondantemente celato ai loro consumatori-sudditi gli ultimi eventi di una guerra che, imposta dagli atlantici e dalle monarchie feudali del Golfo per abbattere il regime ba’athista di Damasco, non è andata come era nelle aspettative, anzi ha rafforzato il potere di Bashar Assad e ha rivelato al mondo cosa si nascondeva dietro quegli “attivisti democratici” sempre citati dai media omologati: il terrorismo islamico arruolato dagli anglo-americani, dai turchi e dai qatarioti-sauditi. Si sono – naturalmente – ricordati della Siria per disinformare ancora, sia alla vigilia del voto e sia a urne chiuse. Rarissime cronache hanno dato fugacemente atto su una competizione elettorale per la presidenza di Damasco con tre candidati opposti tra loro, sulla formula democratica che ha aperto a 180 gradi la partecipazione dei partiti alle elezioni. Per la massima parte, la disinformazione siè riversata su considerazioni di “illegittimità del voto”, consacrate da testimonianze di attivisti” non meglio specificati (o tutt’al più pescati con un twitter negli Usa, a Istanbul o chissà dove). Rarissime note – per lo più pubblicate da mezzi di informazione non allineati o comunque di Paesi non atlantici – hanno corredato la verità con immagini non smentibili (ad esempio della folla di votanti residenti in Libano in attesa di deporre un voto che legittimava le elezioni volute da Damasco). Al contrario sono stati messi in dubbio i dati del governo siriano sugli elettori (15,8 milioni), la funzionalità dei 9600 seggi elettorali (secondo il ministero dell’Interno soltanto a Raqqa, nel nordest in mano ai fondamentalisti jihadisti islamici "dell’Iraq e del Levante", i seggi non sono stati aperti), sulla forte affluenza. Sono abbondate invece le prese di posizioni e i commenti di fazione occidentalista. Ma tant’è. La guerra civile innescata da mezzo mondo contro il governo diAssad è ormai praticamente limitata ad atti di puro terrorismo ai bordi della frontiera turca e nella periferia di Aleppo. Bashar el Assad si appresta a un nuovo settennato presidenziale. L’Occidente ha mestato nel torbido ed ha ricevuto il suo meritato boomerang indietro. s.l.
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