Un “muro di silenzio”, lungo 20 anni. Da abbattere, segreto dopo segreto. L’hanno chiamata la più “grande operazione di discovery della storia repubblicana”, annunciando - in tandem, la presidenza della Camera e il governo - l’apertura degli archivi. Traffici di rifiuti, traffici di armi, terrorismo, l’esecuzione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: questi i dossier ancora coperti da omissis che Matteo Renzi e Laura Boldrini si erano impegnati lo scorso marzo a rendere pubblici. Una promessa per ora rimasta, sostanzialmente, sulla carta, con la stragrande maggioranza dei dossier ancora segreti. Palazzo Chigi e i vertici di Montecitorio avevano promesso rapidità: “entro la prima settimana di maggio”. Invece si è sostanzialmente fermi. Colpa solo dei “tempi tecnici”, assicurano dall’ufficio di presidenza della Camera dei deputati, che a metà giugno ha ricevuto una lettera di Matteo Renzi con il via libera definitivo alla declassificazione. Ladocumentazione pubblicata lo scorso maggio dall’archivio della Camera dei deputati è però meno del 5% dei fascicoli riservati custoditi negli armadi delle commissioni rifiuti e d’indagine sull’agguato del 20 marzo 1994 contro i due giornalisti Rai. Ottantasei fascicoli, meno di una decina dedicati al caso Alpi, su un totale di almeno 2500 documenti sottoposti a segreto, provenienti, in buona parte, dall’Aise, l’agenzia dei servizi esterni. Un primo catalogo era stato compilato da Greenpeace Italia, che - lo scorso marzo - ha pubblicato l’indice dell’archivio sulle navi dei veleni della commissione d’inchiesta sui rifiuti della scorsa legislatura, presieduta da Gaetano Pecorella. Solo in questo elenco è possibile contare più di 700 documenti acquisiti nel corso dei lavori parlamentari, non divulgabili. Ma l’elenco non finisce qui. Il 5 maggio la presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini aveva divulgato i numeri ufficiali dei dossier in via di desecretazione: “361 attiprodotti direttamente dall’Aisi (l’ex Sisde, ndr), oltre 2100 dell’Aise, 67 di altri enti”. I tempi che erano stati indicati dalla presidente della Camera sono stati ampiamente superati: “La valutazione dei contenuti sara’ completata al massimo entro i primi di giugno”, aveva assicurato con un comunicato stampa Laura Boldrini, riferendo il contenuto di una prima lettera arrivata dal premier Matteo Renzi il 5 maggio scorso. Ad aprile il sottosegretario con delega ai servizi Marco Minniti aveva annunciato tempi ancora più brevi: “Stiamo lavorando alla declassificazione degli atti relativi a Ilaria Alpi, rispondendo così a una precisa richiesta della presidente della Camera Laura Boldrini; pensiamo di concludere questo lavoro entro la prima settimana di maggio”. Oltre alla documentazione proveniente dai servizi e dall’esecutivo negli archivi delle commissioni parlamentari sono ancora sottoposte a segreto moltissime audizioni. Per quanto riguarda l’inchiesta sulla morte di IlariaAlpi e Miran Hrovatin, fonti qualificate riferiscono che vi sarebbero più di trenta testimonianze ancora sottoposte a segreto. Si tratta soprattutto di testimoni somali, utilizzati riservatamente dall’allora presidente della commissione d’inchiesta Carlo Taormina. Un nodo estremamente delicato, in attesa di essere valutato dall’ufficio di presidenza della Camera. Cosa è accaduto nel frattempo? Dall’ufficio di presidenza della Camera dei deputati fanno sapere che “è in corso un tavolo tecnico per il riscontro degli indici” e che “vi sarà a breve un ufficio di presidenza che dovrà elaborare le modalità di richiesta e accesso agli atti”. “Serve tempo per valutare un’enorme mole di carte”, assicurano. Tra una settimana l’archivio storico chiuderà i battenti per l’intero mese di agosto, e forse se ne riparlerà dopo la pausa estiva. Anche i segreti vanno in vacanza.Andrea Palladino,l’espresso
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