Rosina è una canarina tutta gialla
 











Davvero potrebbe essere questo spettacolo il canto del cigno del Teatro dell’Opera di Roma? Gli scontri fra le sigle sindacali Fials, Cgjl, il braccio di ferro messo in atto contro il sindaco, per statuto presidente della Fondazione, hanno reso , la situazione incandescente e senza, al momento, vie di uscita. Il reciproco rifiuto di trovare una soluzione accomodante ha fatto il resto. Oggi si vocifera di chiusura del teatro, di commissariamento e di messa in liquidazione. Mentre ci auguriamo che rapidamente si possa arrivare ad un accordo per senso di responsabilità e per il valore del nostro Ente lirico che ha un ruolo fondamentale anche per la condizione di Teatro della Capitale, registriamo che, quasi a voler lasciare uno zuccherino in bocca al pubblico che affolla le storiche Terme, ecco “Il barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini, uno degli spettacoli più divertenti delle ultime stagioni, uno spettacolo che amalgama e omogeneizza bellevoci, ottima direzione d’orchestra, un palcoscenico pieno e festoso con mimi, coro e figuranti, scene pensate per gli spazi specifici di Caracalla e costumi che più azzeccati non si può. Una magia davvero tutta targata Hollywood, la Hollywood capitale dei musical  anni ’30,’40,’50, dove il creativo regista Lorenzo Mariani, ha creduto di ambientare le vicende di Rosina, ragazza ribelle ma ricca, con un tutore che ha amministrato il suo denaro e che non aspira certo a vederla sposata e dover dar conto della dote ad un marito. Così decide di pescar per primo e si propone come pretendente, certo di piegare la volontà della ragazza, senza contare  che ha da fare con un tipino che si presenta come “docile, rispettosa, obbediente, dolce, amorosa”, ma confessa:”Se mi toccano dov’è il mio debole sarò una vipera e cento trappole prima di cedere farò giocar”. E se gioco deve essere, gioco sia, così con l’aiuto del barbiere Figaro, il factotum della città, viene ordito un tiro per iltutore barbogio, che porterà avanti l’amore fra il Conte di Almaviva, nascosto sotto le sembianze di un ragazzo povero e innamorato dal nome Lindoro, e Rosina. L’ambientazione cinematografica ha permesso giochi prospettici particolari, estraniamenti iperbolici per le inusitate dimensioni degli oggetti di scena, il pianoforte gigante dove la coppia di innamorati balla, le grandi sedie da barbiere, con la lanterna mezzo fusa a segnalare la bottega di Figaro, le grandi forbici per snidare qualche pelo malandrino che sorga dalle narici  o dagli orecchi, e perciò anche un rasoio gigante e un gigantesco pennello e Lei, Rosina, una canarina in gabbia, tutta vestita di giallo, comprese le piume della penna con la quale scrive il biglietto all’amato Lindoro, una gabbia gigante, si capisce, da dove canta dagli sportellini tutta la sua rabbia di essere rinchiusa come “in sepoltura”. E balla come tutti su questo palcoscenico sfavillante di luci e colori, balla come il resto dei cantanti, ilcoro, i mimi, i figuranti e gli oggetti, la gabbia, il pianoforte, la lanterna della bottega di Figaro, le poltrone da barbiere, e tutto quanto c’è d’altro. Secondo le indicazioni di Luciano Cannito, bravissimo coreografo, qui anche collaboratore alla regia, una regia smagliante firmata da Lorenzo Mariani, nelle scene divertenti di William Orlandi. Così tutto è all’insegna della leggerezza, del divertimento, i fittissimi concertati che segnano la bravura degli interpreti, la duttilità della recitazione, lo splendore delle voci scelte con una cura particolare, voci giovani ma già in scalata verso le vette dello star system come la Rosina di Annalisa Stroppa, mezzosoprano con splendide colorature. O il Figaro di Vito Priante, voce importante, attore oltre che bravo baritono, né da meno è il Lindoro/Conte di Almaviva di René Barbera, che ha studiato a Chicago, o il divertente Don Bartolo disegnato da Omar Montanari. Don Basilio, stralunato e corruttibilissimo è Mikhail Korobeinikov. Unrilievo particolare viene dato anche a Berta, Eleonora de la Peña, qui non solo la governante con incarico di guardiana della casa di Don Bartolo, ma una donna con velleità che si muove con uno streep che  ricorda il celebrato “9 settimane e 1/2. Costumi elegantissimi come si conviene all’ambientazione da red carpet, firmati da Silvia Aymonino. Un direttore magnifico che sa coniugare l’orchestra con il palcoscenico come Stefano Montanari. Le luci sono splendidamente accese da Linus Fellbom. Franzina Ancona

 









   
 



 
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