Mosca e Kiev hanno trovato un accordo su un cessate il fuoco nell’est dell’Ucraina. Lo fa sapere l’ufficio del presidente ucraino Petro Poroshenko. L’accordo, si legge nella nota, è stato raggiunto da Poroshenko e dal presidente russo Vladimir Putin. Per il momento non sono noti i dettagli dell’intesa e non c’è stato alcun commento da parte dei separatisti filorussi che combattono contro le forze di Kiev nell’Ucraina orientale. L’Ucraina e l’Occidente accusano la Russia di inviare soldati e armi ai separatisti filorussi che combattono contro le forze di Kiev da metà aprile, ma Mosca respinge le accuse. “Un’intesa reciproca è stata trovata riguardo ai passi che contribuiranno al raggiungimento della pace”, si legge nel comunicato, e “il risultato della conversazione è un accordo su un cessate il fuoco permanente nel Donbass”, il nome usato per parlare delle regioni orientali dell’Ucraina. Il portavoce di Putin aveva riferito precedentemente che idue leader hanno parlato al telefono e hanno constatato “di condividere in larga misura le opinioni” su come mettere fine alla crisi. Dopo un incontro con Poroshenko la settimana scorsa Putin aveva detto però che non si era discusso di un cessate il fuoco perché la Russia non è una parte del conflitto. Intanto nel fine settimana i leader dell’Ue si sono accordati per preparare una nuova serie di sanzioni contro Mosca, dopo che la Nato aveva accusato la Russia di aver inviato carri armati e soldati nel sudest dell’Ucraina. Altre misure contro la Russia saranno probabilmente adottate durante il summit della Nato che inizia domani nel Galles. Quasi 2.600 persone hanno perso la vita nei combattimenti in Ucraina. Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha confermato che nella loro telefonata Putin e Poroshenko “si sono accordati in gran parte sui passi che favorirebbero al più presto il cessate il fuoco tra i reparti militari ucraini e i miliziani a sud-est del Paese”, ma precisa che“Vladimir Putin e Petro Poroshenko non hanno concluso un accordo di cessate il fuoco, perché la Russia non è parte del conflitto ucraino”. Prime reazioni positive arrivano da una delle due parti in conflitto. Secondo quanto riferisce l’agenzia Interfax, la leadership dell’autoproclamata repubblica di Donetsk si è dichiarata pronta a risolvere il conflitto con Kiev con mezzi politici se i militari ucraini cesseranno davvero il fuoco.Per il momento non sono noti i dettagli dell’intesa e non c’è stato alcun commento da parte dei separatisti filorussi che combattono contro le forze di Kiev nell’Ucraina orientale. L’Ucraina e l’Occidente accusano la Russia di inviare soldati e armi ai separatisti filorussi che combattono contro le forze di Kiev da metà aprile, ma Mosca respinge le accuse. Gli sforzi delle diplomazie internazionali, intanto, proseguono. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama è arrivato in Estonia. Accolto all’aeroporto dal ministro degli Esteri Urmas Paet edall’ambasciatore americano Jeff Levine, Obama incontrerà il presidente Toomas Hendrik Ilves ed il primo ministro Taavi Roivas. Il presidente americano vedrà anche Andris Berzins e Dalia Grybauskaite, rispettivamente presidenti di Lettonia e Lituania. Obama invierà un chiaro messaggio a Vladimir Putin a difesa delle ex repubbliche sovietiche ora membri della Nato. Un messaggio importante anche perché alla vigilia del vertice della Nato, che si terrà domani e venerdì in Galles, in cui saranno centrali la crisi in Ucraina e le crescenti tensioni tra Russia ed Alleanza Atlantica. In Ucraina ci sono “migliaia di soldati russi, anche se è difficile dare una cifra esatta. Le cose cambiano da un giorno all’altro, arrivano e se ne vanno, e ci sono anche armi pesanti”. Lo ha detto Yevhen Perelygin, ambasciatore di Ucraina in Italia. Perelgyn ha ribadito che un “atto di aggressione” russo è in corso, spiegando di attendersi decisioni importanti dal vertice della Nato in Galles. Per l’Ucrainal’ ambasciatore, ribadendo che le frontiere sono inviolabili, vede “un futuro europeo, vogliamo essere parte della famiglia europea”. Kiev chiede alla Russia di non fornire più armi ai ribelli, di ritirare le truppe, e di organizzare un controllo congiunto della frontiera comune. Secondo Polli “siamo a un passo dal punto di non ritorno”, ma “con la diplomazia e la politica ancora in campo ritengo che una soluzione sia possibile. Speriamo si tratti soltanto di una dimostrazione di forza muscolare in vista del negoziato finale”.ilfatto
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