Veloce, perché ottimizza la memoria a disposizione; attento alla privacy, mentre strizza l’occhio in maniera seducente alla eterogenea comunità open source, cioè i virtuosi della programmazione informatica che non amano le norme dominanti sulla proprietà intellettuale. E per di più scompagina il caotico risiko per la conquista, cioè la normalizzazione di Internet. Si tratta dell’annuncio da parte di Google del progetto di un nuovo browser , programma per la navigazione nella Rete, denominato GoogleChrome. Un annuncio in sordina, di quelli che appassionano i geeks , gli amanti del prodotto informatico semplice da usare, ma estremamente sofisticato nella sua struttura. In altri termini, la società fornitrice del motore di ricerca più usato nel mondo, che consente a tutti i naviganti della Rete di non perdersi nelle sue maglie, invade il campo dove dominavano due prodotti, Internet Explorer della Microsoft e FireFox della Mozilla Foundation. Sempre più flessibili La scelta da parte dei due fondatori di Google - Larry Page e Sergey Brin - e del suo amministratore delegato Erich Schmidt di rompere le uova nel paniere in questo settore high-tech è stata a lungo meditata. Sono alcuni anni che dall’interno di Google venivano apprezzamenti poco lusinghieri per il browser di Bill Gates, mentre l’apprezzamento andava tutto a FireFox, espressione di un modo di intendere gli affari e la tecnologia verso i quali gli uomini e le donne del Googleplex parlavano di affinità elettive. Ma al di là delle scaramucce e degli apprezzamenti verso questa o quella impresa, l’annuncio di Google va preso con molta serietà. In primo luogo perché i manager e gli ingegneri che lavorano al nuovo browser parlano espressamente di una collaborazione con la Mozilla Foundation e la più vasta comunità open source. Tradotto vuol dire che Google pensa di attivare un circolo virtuoso tra tutti i programmatori di computer che nonamano le leggi dominanti sul copyright e i brevetti per rendere il nuovo prodotto sicuro, affidabile e che può essere utilizzato da computer che non usano i nuovi (e costosi) microprocessori, cioè l’ottanta per cento dei compute in circolazione. Inoltre, colpisce la scelta «tecnologica» fatta dalla società di Mountain View, perché GoogleChrome consentirà una navigazione in Rete più flessibile. Detto in altre parole, si potranno aprire più pagine contemporaneamente e ognuna di esse sarà autonoma. Questo significa che nella memoria centrale del computer, a ogni sito internet sarà riservato il suo spazio e, cosa più interessante per chi rimane in Rete per molto tempo, ogni sito consentirà una navigazione indipendente l’una dall’altra. Così se un navigante digita l’indirizzo de «il manifesto» può fare tutti i giri che vuole. Ma se poi vuol visitare un’altra home page lo può fare, mettendo l’indirizzo di questo giornale nella barra delle applicazioni e lasciarlo in stand by, mantenendo inmemoria tutti i siti visitati in quell’occasione. Può sembrare una sofisticazione «informatica», ma per chi sta molte ore nel World Wide Web non è una cosa da poco. Infine, la scelta di utilizzare una piattaforma per lo sviluppo di programmi informatici - la WebKit che è nota nell’«ambiente» e visto che è open può essere usata per migliorare il prodotto da chiunque . L’open fa profitto Fin qui il virtuosismo informatico. Ma Google, per quanto attenta alle dinamiche dell ’open source , è un’impresa che fa profitti e vuol farne sempre di più. La scelta di produrre un browser e di distribuirlo gratuitamente e in fase sperimentale in cento paesi non è dovuto certo a filantropismo. L’introito maggiore di Page e Brin è dato dalla pubblicità e per raggiungere un numero sempre maggiore di inserzionisti Google deve presentarsi al pubblico come l’impresa che fornisce programmi di tutti i tipi e in maniera «gratuita». Cosa che, gradualmente, sta facendo. Questa strategiamette in difficoltà l’altro gigante della Rete, la Microsoft. Ma anche i cugini della Mozilla Foundation , con i quali condivide le predilezione per i programmi non sottoposti alle norme della proprietà intellettuale e alcuni progetti di collaborazione relativi allo sviluppo di software per Internet. E infatti uno dei super manager della Mozilla Fountation , John Lilly, ha dichiarato che Internet è il regno della competitività e loro sono pronti alla scesa in campo di Google. È presto per valutare le potenzialità di GoogleChrome e del suo gradimento nella Rete. Certo è che la scelta di entrare nel mercato dei programmi per la navigazione in Rete, assieme all’annuncio di mettere in circolazione un telefono cellulare della potenza e delle possibilità di un computer e di strumenti per sviluppare programmi informatici, modifica gli instabili, va da sé, equilibri della Rete. Sicuramente mette in difficoltà la Microsoft, che arranca in un «ambiente» che mette continuamente in discussioneil suo monopolio nei sistemi operativi e nei programmi applicativi in nome della «libera circolazione» del sapere. Ma mette in difficoltà anche quelle imprese che hanno fatto leva su altri principî per fare profitti, come quello dell’ open source. E forse l’obiettivo è proprio di rimescolare le carte, creare scompiglio, perché più è grande il disordine nel Web più è la situazione è eccellente.de Il Manifesto
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