Uno studio* per la prima volta identifica le basi molecolari che costituiscono i vasi di ‘drenaggio’: si tratta di due sostanze chiave per lo sviluppo di un canale chiamato canale di Schlemm. Lo studio, basato su modello animale, è stato condotto da un gruppo di scienziati della Northwestern Medicine a Chicago insieme ad altri Istituti e i risultati sono stati pubblicati su the Journal of Clinical Investigation. La ricerca inoltre individua gli strumenti chimici per riparare il canale oculare e ripristinare il normale drenaggio, indicando la possibilità di studiare un apposito collirio basato su particolari nanofibre. Il glaucoma è una delle principali cause di cecità le cui basi sono ancora scarsamente comprese; in particolare finora erano sconosciute le basi molecolari legate all’assenza o dal malfunzionamento del canale oculare. In generale, in questa malattia, la pressione si basa su uno scarso drenaggio dei liquidi provenienti dalla cameraanteriore dell’occhio, distruggendo le cellule gangliari ed eventualmente il nervo ottico. L’occhio diventa una sorta di ‘vasca da bagno’ in cui il canale di scolo è otturato. Il vaso ostruito o bloccato, chiamato canale di Schlemm, fa parte del sistema linfatico essenziale per il drenaggio oculare. Lo studio odierno su un modello di topolino ha individuato un percorso critico di segnalazione chimica per il sano funzionamento del canale di Schlemm e ha identificato le sostanze necessarie per il suo sviluppo. Questo percorso richiede l’equivalente chimico di una ‘serratura’ ed una ‘chiave’ per aprirlo, riferiscono gli scienziati. La serratura è una sostanza chiamata Tie2 e la chiave è un fattore di crescita chiamata angioproteina. Questi due elementi sono necessari per sbloccare una serie di eventi all’interno della cellula per produrre i canali. I ricercatori hanno osservato che entrambe queste sostanze, essenziali per il canale di Schlemm, sono assenti nel topo, che sviluppa lamalattia. “Ora sappiamo che queste due sostanze rappresentano i fattori chiave nello sviluppo del glaucoma, cosa che prima non era nota”, ha affermato Susan Quaggin, Direttore del Feinberg Cardiovascular Research Institute della Northwestern University Feinberg School of Medicine e Capo della Nephrology and hypertension del Feinberg and Northwestern Memorial Hospital.E probabilmente sono coinvolti anche nell’uomo, secondo Quaggin, che spiega che “il modello di topo è molto simile a ciò che vediamo nei pazienti affetti da glaucoma”. "Ora possiamo capire in che modo la pressione oculare aumentata comportail danno dei neuroni del nervo ottico", ha detto la scienziata. Il risultato odierno rappresenta “un grande passo in avanti nella comprensione della causa di una malattia che sottrae la vista a 60 milioni di persone in tutto il mondo. Il nostro obiettivo ora è di costruire nuovi canali di scolo o vasi per curare il glaucoma”. Quaggin sta collaborando con Amani Fawzi, MD,Professore associato di Oftalmologia, e Xiaorong Liu, Assistant Professor di Oftalmologia, e con lo scienziato Samuel Stupp del Feinberg e del Northwestern per sviluppare un collirio costituito di nanofibre che attivi la ricrescita del vaso ostruito. "Stiamo sviluppando una nanostruttura a base di un peptide molto potente che ha la capacità di interagire con numerosi recettori allo stesso tempo", ha detto Stupp. "In questo modo si amplifica la via di segnalazione richiesta per una terapia efficace. La nanostruttura viene anche progettata in modo tale da avere il tempo di dimezzamento necessario ottimizzare l’efficacia". "Immaginate se potessimo far crescere un canale di Schlemm più grande in una persona affetta da glaucoma, al fine di abbassare la pressione oculare", ha detto Quaggin. "Questo è quello che auspichiamo con questo nuovo collirio".Viola Rita-q.s.-
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