Anatomia del bernoccolo degli affari
 











Il bernoccolo degli affari esiste davvero e un gruppo di ricercatori australiani pensa anche di aver scoperto dove.  Se i risultati del loro studio, pubblicati sull’ultimo numero di Journal of Neuroscience venissero confermati, ci troveremmo dunque davanti al primo biomarcatore di attitudine al rischio finanziario.
Nel corso dell’ultima decade, numerose ricerche hanno esaminato la relazione tra attivazione neurali in diverse aree del cervello e attitudini decisionali nell’uomo.
Lo studio appena pubblicato, dal sapore decisamente più lombrosiano, è andato invece a vedere se determinate caratteristiche anatomiche potessero consentire di predire il tipo di decisione, che una persona si troverebbe preferenzialmente a prendere, messa di fronte ad una scelta.
Lo studio si è focalizzato in particolare sull’attitudine al rischio, valutata per mezzo di strumenti economici standard e l’ha correlata al volume corticale della materia grigia,nelle diverse aree del cervello, misurato attraverso strumenti neurobiologici tradizionali.
I risultati indicano che il volume di sostanza grigia della regione della corteccia parietale posteriore destra sono fortemente predittivi delle proprie attitudini al rischio. E i soggetti con il maggior volume di sostanza grigia in questa regione sarebbero quelli meno spaventati dal prendere un rischio.
Gli autori non sono in grado di dare una spiegazione causale a questa osservazione, ma ritengono di aver individuato un biomarcatore anatomico di attitudine al rischio finanziario, facilmente rintracciabile da un qualsiasi esame di imaging cerebrale.
Si tratta di osservazioni preliminari ovviamente che andranno confermate su popolazioni più ampie e che non rispondono ancora ad un quesito fondamentale, cioè se venga prima l’uovo o la gallina. Non è noto cioè se un individuo con una spiccata propensione al rischio finanziario, lo sia in quanto portatore del ‘bernoccolo’ occipitale o senon sia invece la reiterata abitudine al rischio a lasciare un’impronta sulla struttura cerebrale, andando ad ipertrofizzare questa zona.
Un precedente lavoro dello stesso gruppo, pubblicato su PNAS lo scorso anno, aveva dimostrato che le persone diventano sempre più nemiche del rischio man mano che si invecchia. Altri lavori hanno dimostrato che la corteccia cerebrale si ‘assottiglia’ con l’invecchiamento. Mettendo insieme queste informazioni, gli autori dello studio ipotizzano che i mutamenti di attitudine nei confronti del rischio che si verificano con il passare degli anni, potrebbero essere dovuti appunto ad un assottigliamento di questa regione della corteccia cerebrale. La saggezza insomma sarebbe una questione di perdita di volume. Maria Rita Montebelli-q.s.-

 









   
 



 
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