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L’Agenzia Italiana del Farmaco e Gilead Sciences hanno raggiunto l’accordo per la rimborsabilità del farmaco Sovaldi (sofosbuvir) per il trattamento dei pazienti affetti da epatite cronica C. L’accordo consentirà di trattare il più grande numero di pazienti in Europa, tenuto conto della più alta prevalenza della patologia in Italia. Funziona nel 90% dei casi. Il Sovaldi è il primo farmaco in grado di eradicare il virus dell’epatite C con percentuali di successo sul 90% dei pazienti. Si tratta di una terapia molto costosa, però, che negli Stati uniti viene venduta a 84mila dollari a paziente (circa 66mila euro). Ogni pillola costa infatti circa 600 euro e per un ciclo di terapia servono almeno 60.000 euro. Cifre inaccessibili per gran parte dei malati, ma che assicurano percentuali altissime di guarigione. In Europa alcuni paesi come la Germania, che hanno relativamente pochi casi, l’hanno adottata subito, mentre altri 14, fra cuil’Italia e la Francia, hanno iniziato una trattativa per poter abbassare il prezzo, troppo alto per chi deve curare decine o centinaia di migliaia di persone come si spera di fare da noi. I casi in Italia. Secondo il comunicato dell’Aifa ora verrà somministrato secondo criteri di appropriatezza definiti dalla Commissione Tecnico-Scientifica della stessa agenzia, sulla base della gravità della patologia. "In realtà su 1,5 milioni di persone infette in Italia potenzialmente quelle trattabili sono 300-400mila - spiega Antonio Gasbarrini, uno dei fondatori di Alleanza contro l’Epatite, associazione che riunisce medici e pazienti - di questi però ce ne sono circa 30mila che avrebbero bisogno del farmaco subito, perchè hanno una cirrosi avanzata ma non al punto da non avere più alcun beneficio dalla terapia". Le proteste. Il prezzo del farmaco, molto alto, aveva scatenato le proteste delle associazioni di malati. Epac onlus, Lila onlus, Nadir onlus, Plus onlus, in rappresentanza e diconcerto con numerosi network europei di pazienti, avevano organizzato un sit-in a Milano la settimana scorsa. Chiedevano che la politica comprendesse l’urgenza di trovare soluzioni immediate e concrete per consentire l’accesso alle cure a tutti i malati d’Italia e d’Europa. La trattativa. In Italia la trattativa, che in origine doveva concludersi prima dell’estate, è stata bloccata una prima volta dall’azienda lo scorso luglio, pur garantendo il farmaco in via compassionevole ai pazienti più gravi. Nel frattempo negli Usa il farmaco è stato oggetto di una interrogazione di due senatori, che hanno chiesto la ragione del prezzo così alto, mentre in Egitto e in altri paesi in via di sviluppo è stato offerto, sotto forma di generico, a costi molto più bassi. Altri farmaci. L’accordo appena concluso dall’Aifa dovrebbe fare da paradigma per quelle successive, che già si affacciano all’orizzonte. Sono in arrivo nel giro di due o tre anni altri cinque o sei farmaci della stessa classe,tutti egualmente promettenti, una ’abbondanza’ che dovrebbe far scendere il prezzo dello stesso Sofosbuvir. Negli Usa, il Sofosbuvir è diventato in soli tre mesi la terapia che ha guadagnato di più nella storia. r
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