Turchia: via gli alberi per far posto a una centrale, rabbia a Soma
 











Ha scatenato l’ira di ambientalisti e abitanti l’abbattimento di migliaia di alberi nella città turca di Soma, dove sarà costruita una centrale elettrica. Kolin Group - una delle più grandi compagnie del settore - ha sradicato 6mila ulivi nelle giornata di venerdì per far spazio a una centrale a carbone nel villaggio di Yirca, nella Turchia occidentale, dove la cittadinanza ’piantonava’ il bosco da oltre 52 giorni. La località si trova vicino Soma, sede di miniere di carbone, dove a maggio scorso scoppiò un terribile incendio nel quale persero la vita 301 minatori. Su Twitter abbiamo trovato diverse foto degli alberi sradicati:
E’ scoppiata una rissa quando le guardie di sicurezza della società hanno cercato di far sgomberare i cittadini-manifestanti dal bosco, secondo quanto riportato dal quotidiano Hurriyet. Le guardie hanno trascinato per metri alcune persone, caricandole su un camion e chiudendole a chiave in un capannone a quattro chilometridi distanza dal sito del cantiere. Uno dei cittadini ha riportato ferite alla testa dopo essere stato centrato da un lacrimogeno sparato da un agente, ha segnalato ancora Hurriyet. Ecco altre foto prese da Twitter che documentano l’accaduto:
Immagini televisive hanno mostrato il capo del villaggio, Mustafa Akin, piangere in diretta e alcune anziane hanno abbracciato gli alberi prima di essere abbattuti. "Erano i miei figli", ha raccontato una donna di 80 anni.
Poche ore dopo gli scontri, un tribunale turco ha bocciato la decisione che autorizzava la compagnia - vicina al governo di Ankara - a prendere il controllo del bosco. Troppo tardi, perchè migliaia di alberi erano stati già sradicati.
Greenpeace ha parlato senza mezzi termini di uno "scandalo legale" e ha annunciato che i responsabili di questo disastro saranno denunciati. "La lotta a Yirca serve a impedire danni irriversibili all’ambiente. La battaglia non è ancora conclusa", ha dichiarato uno degli avvocatidell’associazione ambientalista, Deniz Bayram.
E’ il caso di ricordare che i ragazzi e le ragazze di Gezi Park, a Istanbul, si mobilitarono per lo stesso motivo e il 28 maggio 2013 diedero vita a una protesta che rimarrà scolpita per sempre nella storia della Turchia. Tutto cominciò quando uno sparuto gruppo di ecologisti si parò davanti alle ruspe che volevano radere al suolo i 600 alberi a ridosso di piazza Taksim, il luogo simbolo dello Stato secolare in Turchia. La reazione violenta della polizia innescò un moto di indignazione nel Paese e Gezi Park diventò un modello da contrapporre al crescente autoritarismo del governo filoislamico. Un anno dopo però di quella protesta rimane solo il ricordo.Monica Rubino,repubblica









   
 



 
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