Opera di Roma, firmato accordo per evitare il licenziamento di orchestra e coro
 











E’ stato firmato nella notte l’accordo tra Teatro dell’Opera di Roma e sindacati sul risanamento e il rilancio dell’Ente e che eviterà il licenziamento dei 180 membri di orchestra e coro. L’intesa, sottoscritta da tutti e 7 i sindacati e che il 24 andrà all’esame del Cda, prevede risparmi per 3 milioni di euro e l’impegno a non scioperare sui temi dell’accordo.
Inoltre una parte degli stipendi accessori di tutti i lavoratori del Teatro dell’Opera, musicisti e tecnici, sarà congelata negli anni 2015-2016. Se si dovesse raggiungere il pareggio di bilancio, gli stipendi verrebbero recuperati. "Sono contento perché siamo riusciti a salvare 180 posti di lavoro - ha commentato Paolo Terrinoni della Cisl - ma c’è il rammarico di aver firmato un accordo quando a luglio era stato firmato un piano di risanamento che avrebbe consentito di non togliere nemmeno un euro ai lavoratori".
Il faccia a faccia tra le sette sigle sindacali e il direttore delleRisorse umane, Stefano Bottaro, iniziato ieri pomeriggio è andato avanti a oltranza, con una piccola pausa solo tra le 20 e 21.
Ora "tutto- spiega Alberto Manzini, segretario generale della Slc Cgil Roma e Lazio- verrà valutato e validato dalle assemblee che si terranno i prossimi giorni dai lavoratori e dalle lavoratrici del Teatro". Poi "ci sarà una commissione tra lavoratori e azienda per monitorare l’accordo", mentre per quanto riguarda lo sciopero, c’è "l’impegno a non proclamare azioni conflittuali sui contenuti dell’ipotesi di accordo, a riscrivere, entro il 15 dicembre, un protocollo di relazioni industriali all’interno del contratto nazionale con un vademecum per dettare il comportamento in caso di stato di agitazione, migliorando la procedura di raffreddamento. Così- specifica Manzini- si è tolta dalla discussione una strana idea di rivisitare il diritto di sciopero". Altro impegno, conclude, sarà quello di "votare le rsu a febbraio".
L’accordo, per il sindaco Marino,"è un successo per tutta la città. L’Opera può tornare al lavoro con serietà e serenità. L’obiettivo che ci eravamo proposti dopo la crisi determinata dagli scioperi dell’estate e dalla decisione del Maestro Muti di lasciare la direzione delle opere già in cartellone era quella di assicurare la vita dell’Opera e garantirne il rilancio. Per fare questo era necessario raggiungere il pareggio di bilancio e agganciare la Legge Bray". "La posizione di fermezza e l’aver messo sul tavolo anche la scelta più difficile, quella dell’esternalizzazione, evidentemente ha costretto tutti a riflettere sulle proprie posizioni. Il risultato raggiunto permette di guardare al futuro evitando l’esternalizzazione - prosegue la nota - Ora tutti, dal Cda all’orchestra e tutti i dipendenti devono lavorare perché l’Opera di Roma possa guardare a traguardi e successi sempre più grandi, anche al di là dei confini italiani. Per questo risultato ringrazio il sovrintendente Carlo Fuortes, le organizzazionisindacali e l’assessore Marinelli che hanno lavorato con la massima apertura per il suo raggiungimento. E spero che questo possa convincere anche il Maestro Muti, che resta in ogni caso direttore onorario a vita, col tempo, a rivedere le sue decisioni".
L’annuncio del Cda della Fondazione del Costanzi che aveva deciso per i licenziamenti collettivi risale al 2 ottobre scorso. Una scelta dettata dalla crisi profonda del teatro, tra conti in rosso e continui sciopero, che aveva toccato il fondo con l’addio del Maestro Riccardo Muti. Da allora orchestrali e coristi si sono mobilitati con sit-in, assemblee sindacali e manifestazioni in piazza. Tanti i messaggi di solidarietà e di opposizione al disegno di esternalizzare i lavoratori arrivati in questi mesi, da quello dei
Berliner Philarmonik al maestro Ennio Morricone.r









   
 



 
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