Altro che «nessun sacrificio, nessun onere»: cedere le proprie frequenze ’in eccesso’ a tv Europa 7, per la Rai, avrà un costo. Rischia persino di essere un costo salato: tanto in termini economici quanto, e soprattutto, in termini di ascolti, il vero tesoretto che l’azienda pubblica riesce a difendere dall’asfissiante e spesso sleale assedio Mediaset. Quando - entro giugno del 2009 - il primo canale Rai cederà le frequenze ricavate da una razionalizzazione dei canali alla tv di Francesco Di Stefano, il costo della risintonizzazione dei trasmettitori su tutto il territorio nazionale ricadrà per intero sulle tasche della Rai. Poi ci sarà il costo della risintonizzazione dei televisori, che materialmente i telespettatori dovranno fare. I disagi saranno molti, soprattutto per gli anziani - core business dell’ascolto Rai - che avranno maggiori difficoltà a decodificare le comunicazioni dell’azienda di viale Mazzini (che pure avranno un costo).L’operazione di risintonizzazione c si ripeterà poi entro il 2012, quando tutti i canali tv che trasmettono in tecnologia analogica dovranno completare lo switch off al digitale. Quest’ultimo passaggio ci è imposto dagli accordi di Ginevra. Quello precedente, previsto entro il 2009, serve solo a ’chiudere’ rapidamente il contenzioso che da dieci anni oppone Europa 7 allo stato, ovvero ai diversi governi che si sono via via alternati. Solo che a pagare il conto non sarà Rete4, il canale Fininvest poi Mediaset che non ha vinto la concessione nazionale e che continua a trasmettere in regime di proroga. Sarà la Rai. Ad affermarlo, quindi a smentire le dichiarazioni del direttore generale di Viale Mazzini Claudio Cappon, è la stessa documentazione consegnata dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dal governo al consiglio di stato, che dovrà prendere una decisione il 16 dicembre. La relazione tecnica del professor Antonio Sassano, super esperto del settore, contiene lasoluzione della ’ricanalizzazione’, in grado di togliere le castagne al fuoco al premier e all’Agcom. Ma prevede anche un corposo capitolo - il manifesto è in grado di riferirlo - sotto il titolo ’criticità’. I punti deboli dell’operazione, insomma, i costi. E sono appunto la risintonizzazione dei televisori, la riconfigurazione delle antenne riceventi, la cacciata delle sperimentazioni radiofoniche digitali (in Dab e Dmb) che attualmente utilizzano proprio quel canale 8. «Dunque l’intero peso della ricanalizzazione ricadrebbe sulle spalle della Rai, da un lato, e degli utenti costretti alla risintonizzazione dall’altro», conclude Sassano. Ricapitoliamo la vicenda. Il 15 ottobre il governo e l’Agcom consegnano ai giudici di Palazzo Spada i dossier che spiegano - almeno ci provano - come e perché dal ’99 Europa 7, pur avendone diritto, non ha ricevuto le frequenze che le consentirebbero di accendere le trasmissioni su scala nazionale. L’atto è dovuto: a giugno il consiglio di statoha recepito la sentenza della corte di giustizia europea che contesta all’Italia la mancanza di pluralismo e il danno subìto da Europa 7, che si è vista ’scippare’ le sue frequenze da Rete4, il canale ’ in proroga’, poi condonato dalla legge Gasparri (quella che appunto ci contesta l’Europa). La soluzione che il ministero dello sviluppo economico e l’Agcom propongono è contenuta nella relazione di Sassano. E tutti vissero felici e contenti, soprattutto Rete4, che resta tranquillamente a suo posto? Non proprio tutti. Alle obiezioni che al manifesto e non solo qualche esponente politico comincia ad avanzare sul fatto che la Rai paga e la rete ’eccedente’ berlusconiana gode (li elenchiamo, tanto sono pochi, tre: Beppe Giulietti e Antonio Borghesi dell’Idv, Vincenzo Vita del Pd), il dg Rai Cappon replica con decisione. «La disposizione normativa che impone la ricanalizzazione delle frequenze non comporta nessun onere per la Rai e nessuna perdita di capacità trasmissiva. Non andrà ascapito dell’azienda». Il sottosegretario Paolo Romani ufficiosamente lo conforta: «Per la Rai nessun sacrificio». Le cose, invece, non stanno così. Gli accordi di Ginevra prevedono una ricanalizzazione entro il 2012, con la conversione in digitale terrestre. Il governo ne richiede due, una entro il 2009 ancora in analogico. E la chiede alla Rai. Che, nella persona di Cappon, accetta di risolvere un problema del premier Berlusconi, ma anche del proprietario di Rete4.de Il Manifesto
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